Khashoggi, Ankara pressa Riad: “Aprite il consolato”
Il reporter scomparso Il suo Apple Watch avrebbe registrato le torture L’ex capo della Cia, Brennan: “Bin Salman sperava nella protezione Usa”
La verità, semmai verrà scoperta e, soprattutto, ufficializzata, circa la scomparsa del giornalista saudita residente negli Usa Jamal Khashoggi, è ormai un affare di Stato, anzi di più Stati. Se Khashoggi fosse stato ucciso e smembrato dall’intelligence di Riad nella sede consolare saudita di Istanbul, si potrebbe generare una crisi profonda non solo tra Arabia Saudita e Turchia ma anche tra Stati Uniti e Riad, alleati di ferro su vari fronti, innescando potenzialmente un terremoto geopolitico che favorirà il nemico comune, cioè l’Iran, a danno, e non è un dettaglio, di Israele.
IERI IL MINISTRO degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu parlando all’agenzia statale Anadoluha ribadito che i sauditi non collaborano alle indagini. “Non abbiamo ancora visto la cooperazione necessaria per assicurare un’indagine senza problemi e portare tutto alla luce, vogliamo vederla”. Inoltre, Cavusoglu ha ribadito che Riad deve lasciare che “inquirenti ed esperti turchi entrino nel consolato”. Per il quotidiano turco Sabah “i momenti in cui Khashoggi è stato interrogato, torturato e assassinato sono stati registrati nella memoria del suo Apple Watch”. Per l’Arabia saudita le accuse sono “infondate”; la scomparsa del giornalista non la riguarda. Dopo alcuni giorni di estre- ma cautela, il presidente Trump si è dovuto sbilanciare, ammettendo per la prima volta che potrebbero esserci i sauditi dietro la scomparsa e che, se fosse così, il regno deve aspettarsi “una punizione severa”, anche se non ha parlato di sanzioni. Per dimostrare la gravità della situazione, The Donald ha scelto di dare un’intervista al programma di informazione più autorevole, 60 Minutes , sulla Cbs . Il presidente americano ha detto che i sauditi hanno negato il loro coinvolgimento “in ogni modo possiate immaginare” nel colloquio telefonico che il genero, Jared Kushner( molto vicino a Mohammed bin Salman detto MBS) ha avuto nei giorni scorsi con il principe ereditario saudita, nei confronti dei quali Khashoggi era più che critico.
Alla domanda su che tipo di punizione gli Stati Uniti prevedano nel caso venga confermato il ruolo di Riad, Trump però ha risposto in modo furbesco: “Vi dico cosa non voglio
MARTEDÌ 2 ottobre Jamal Khashoggi, giornalista saudita e collaboratore del Washington Post, entra nel consolato saudita a Istanbul
DOPO 4 ORE la fidanzata, che lo attendeva fuori, denuncia la sua scomparsa Per i turchi, Khashoggi è stato ucciso fare. Non voglio colpire i posti di lavoro, non voglio perdere un ordine come quello (per l’acquisto di armi da parte di Riad quantificata in 110 miliardi di dollari). Ci sono altri modi per punire”. Poi ha cercato di riprendersi dicendo: “È qualcosa, sarete sorpresi di sentirmelo dire, è qualcosa di realmente terribile e disgustoso” ha scandito il presidente.
Il Post invece ha intervistato John Brennan, ex direttore della Cia ed ex capo dello staff dell’intelligence Usa in Arabia Saudita. “C’è ancora molto da scoprire ma se il giornalista fosse stato ucciso quasi certamente ci deve essere stata l’approvazione del principe ereditario Mohammed bin Salman... e se re Salman non volesse o potesse agire contro i responsabili dovranno intervenire gli Usa”.
L’EX CAPO DELLA CIA cita sanzioni contro le persone coinvolte, uno stop alle vendite militari a Riad e alla cooperazione in materia d’intelligence. Secondo Brennan è possibile che Mohammed bin Salman, pensasse che i rapporti stretti con l’Amministrazione Trump e la attuale assenza di leadership morale americana avrebbero contribuito a proteggerlo. Brennan, da sempre critico nei confronti di Trump, che a sua volta in agosto gli ha revocato la security clearance, aggiunge che “un’ostilità viscerale, condivisa nei confronti del regime iraniano hanno dato l’impressione a MBS che le relazioni Usa-Arabia
La scheda MEVLUT CAVUSOGLU
Non abbiamo ancora visto la cooperazione necessaria per assicurare un’indagine senza problemi: vogliamo vederla
Saudita fossero a prova di bomba”.
Le reazioni negative del mondo finanziario continuano ad aumentare. Il Future Investment Initiative, il summit annuale di Riad soprannominato la “Davos del deserto”, previsto il 28 ottobre, si sta trasformando in un fiasco. I media come il Financial Times, Bloomberg, CnneCnbc, che da anni co-sponsorizzano l’evento, sono stati i primi a ritirarsi, seguiti dalla Banca Mondiale.