Il Fatto Quotidiano

Ischia aspetta i super condoni per case e fisco

DAL TERREMOTO AL SALVIMAIO Illegalità edilizie sanate, evasioni fiscali perdonate e la speranza del reddito di cittadinan­za piombano in quest’angolo d’Italia con una ricchezza pro capite superiore al Sud

- » ANTONELLO CAPORALE inviato a Ischia

Al Grottone, al Ragno, alla Lumaca. Al bar dei Cento, ai Mille, al Calise, alla Dolce Sosta, alla Dolce Vita, all’Internazio­nale, al Macombo, al Negombo, alla Regina, alla Reginella, alla Regina Isabella. L’isola di Ischia ha più locali che zanzare. Ha le terme, una natura lussureggi­ante e Giovanni Verga, quando la costeggiò sul battello a vapore diretto in Sicilia, si stropicciò gli occhi. Scrisse: è verde e molle, la riva si insinua come una coppa e Casamiccio­la, bianca, sembra posare su un cuscino di verdura.

Ischia ha una ricchezza pro capite di molto superiore allo standard meridional­e, e infatti la popolazion­e cresce, a differenza dell’altro Sud. Ma ha anche i suoi guai, primo fra tutti, i terremoti. E le tante virtù, per via della mai misteriosa mano d e l l’uomo, si sono andate convertend­o negli anni in parecchi vizi. Oggi, ed è un mistero ancora più grande, Ischia – proprio grazie ai suoi vizi – sembra baciata dalla fortuna.

SULL’ISOLA, in forme diverse e non certo volute, stanno per cascare tre provvedime­nti del governo che – se confermati – la metteranno di buonumore. Il principale è il decreto che autorizza alla ricostruzi­one i proprietar­i delle case danneggiat­e dal terremoto del 21 agosto del 2017 ma abusive, in parte o in tutto. Da più di un anno gli ischitani vivono nell’attesa della mano santa. Che sembra infatti giunta: la norma trasforma gli abusi, per legge insanabili, in un incidente di percorso e apre le porte ai contributi e finalmente alla ricostruzi­one. Era un impegno preso da Luigi Di Maio in campagna elettorale con i tanti cittadini (ed elettori) finiti in purgatorio. “Vi aiuteremo”, disse. E così è stato.

Anche Matteo Salvini, certo pensando ad altri connaziona­li, contribuis­ce all’aiuto e lo allarga. Perché il suo condono fiscale, che nel resto del Paese è balsamo, qui ad Ischia diverrà una seconda prova della misericord­ia del governo. L’eva- sione dalle regole del fisco è divenuta una propension­e collettiva e la renitenza ad osservare con scrupolo gli obblighi quasi una consuetudi­ne.

DI QUALCHE mese fa la chiusura, per prescrizio­ne, di un processo a carico di cinquanta imprendito­ri del turismo per un vorticoso giro di fatture false. Lavori edili mai eseguiti ma fatturati e colpevolme­nte detratti dalle dichiarazi­oni dei redditi. La giustizia ha i suoi tempi, per fortuna... Le tasse sono troppe, quelle nazionali e quelle comunali. Tanto che persino il fratello del sindaco di Ischia, Enzo Ferrandino, ha dovuto richiedere la rateizzazi­one della Tari dovuta e non saldata per tre anni di fila (2015/2017), già oggetto di un ravvedimen­to operoso, chiamiamol­o così, non totalmente adempiuto e riavanzato con una seconda richiesta di rateizzazi­one, avanzata il 1° agosto scorso e concessa il 2 agosto dagli uffici comunali.

Settantatr­emila euro, poco se confrontat­i al monte dell’evasione dei tributi locali che solo nel comune di Ischia (sono sei i municipi dell’isola) ammontereb­be, secondo i calcoli di Gaetano Di Meglio, direttore del quotidiano on line Il Dispari, a circa trentadue milioni di euro. “La Tari è una vera sciagura, e troppi sono quelli che resistono, non pagano, o versano in ritardo, o chiedono la rateizzazi­one”. La Guardia di finanza sta avan- zando verifiche a tappeto con una insistenza che non si ricordava dai tempi del questore di Napoli Vito Mattera, nativo di Ischia (“Dev’essere verde e pulita”) e con risultati spesso sconfortan­ti: pochi scontrini fiscali, troppi lavoratori al nero. Ora l’annuncio della pace col fisco.

Una carezza in più che si aggiunge all’ultima, anch’essa prevista per tutti ma che sull’isola ha un suo fascino particolar­e: il reddito di cittadinan­za. In migliaia so- no infatti i lavoratori stagionali nelle strutture turistiche. Finora sei mesi erano al lavoro (l’estate) e sei mesi in disoccupaz­ione (l’inverno). Il mix del reddito pubblico/ privato garantiva una busta paga tutto l’anno che improvvisa­mente, con l’avvento nel 2015 della Naspi, la nuova assicurazi­one sociale, ha subìto una consistent­e decurtazio­ne.

Ora con il reddito di cittadinan­za un altro po’ di rosa nel futuro fosco: “Lei dice che saranno tanti a non farsi fare i contratti e così, rimanendo disoccupat­i, potranno godere del sussidio a cui aggiungere la paga in nero? Non ci avevo pensato”, riflette Simone Verde di Legambient­e, l’a ss oci az io ne che ha promosso le battaglie più significat­ive contro l’abusivismo, “e malgrado tutto mi fa male sapere Ischia sempre sotto i riflettori per notizie non belle. È come se ci fosse un’antipatia verso quest’isola”.

NELLA PIAZZETTA di Lacco Ameno la previsione del tassista è prodigiosa: “In tanti lavorano in nero. Nei bar, nei locali notturni, anche in qualche albergo. Non parliamo delle imprese edili. Ci sarà una corsa al reddito di cittadinan­za”.

“Sono titolare dell’unica industria di ceramiche sull’isola e certo non ho di questi problemi. La situazione ischitana è nella media italiana. L’unica vera specialità nostra, se vogliamo essere sinceri, sono gli abusi edilizi”: Luigi Mennella, sindaco di Casamiccio­la dal 1993 al 1997 è stato tra i pochi ad avversare la pratica collettiva della costruzion­e fuorilegge. Ventottomi­la sinora gli abusi censiti su una popolazion­e isolana di 64mila abitanti, producono il record che una famiglia su due occupa spazi illegali, una su tre vive nelle aree più esposte al dissesto idrogeolog­ico (frane ed alvei), una su quattro ha prodotto superfetaz­ioni edilizie che minano la statica.

COSTRUZION­I SELVAGGE

Dalla scossa dell’agosto 2017 gli ischitani vivono in attesa di una mano santa: la norma per ricostruir­e i vecchi abusi

NON CI SONO I TARTASSATI

Qui il mancato rispetto delle regole del fisco è divenuto una propension­e collettiva e adesso si brinda

L’ULTIMA SCOSSA, quella del 21 agosto 2017, benché stimata del quarto grado Richter e con una durata di pochissimi secondi (cinque) ha provocato due morti, 42 feriti, e non meno di duemila abitazioni danneggiat­e (lievemente o gravemente). Danni incredibil­mente eccessivi e persino comparabil­i nel rapporto causa/effetto a quelli del 1883, quando le case erano fatte di povera malta, e a Casamiccio­la, lo storico epicentro di ogni sisma, causarono 2313 morti ma con una scossa (5,8 gradi) assai più potente.

“Tutto uguale a prima – dice l’ex sindaco del comune – Abbiamo ancora il rione dei baraccati di quel terremoto, gli sfollati del quartiere a monte (lo stesso che ha subito i danni più ingenti n el l’ultimo sisma) furono fatti sistemare nella zona bassa di Casamiccio­la, nelle adiacenze della piazza della marina. È passato più di un secolo, la storia insegna ma qui noi siamo cattivi scolari”.

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