Ischia aspetta i super condoni per case e fisco
DAL TERREMOTO AL SALVIMAIO Illegalità edilizie sanate, evasioni fiscali perdonate e la speranza del reddito di cittadinanza piombano in quest’angolo d’Italia con una ricchezza pro capite superiore al Sud
Al Grottone, al Ragno, alla Lumaca. Al bar dei Cento, ai Mille, al Calise, alla Dolce Sosta, alla Dolce Vita, all’Internazionale, al Macombo, al Negombo, alla Regina, alla Reginella, alla Regina Isabella. L’isola di Ischia ha più locali che zanzare. Ha le terme, una natura lussureggiante e Giovanni Verga, quando la costeggiò sul battello a vapore diretto in Sicilia, si stropicciò gli occhi. Scrisse: è verde e molle, la riva si insinua come una coppa e Casamicciola, bianca, sembra posare su un cuscino di verdura.
Ischia ha una ricchezza pro capite di molto superiore allo standard meridionale, e infatti la popolazione cresce, a differenza dell’altro Sud. Ma ha anche i suoi guai, primo fra tutti, i terremoti. E le tante virtù, per via della mai misteriosa mano d e l l’uomo, si sono andate convertendo negli anni in parecchi vizi. Oggi, ed è un mistero ancora più grande, Ischia – proprio grazie ai suoi vizi – sembra baciata dalla fortuna.
SULL’ISOLA, in forme diverse e non certo volute, stanno per cascare tre provvedimenti del governo che – se confermati – la metteranno di buonumore. Il principale è il decreto che autorizza alla ricostruzione i proprietari delle case danneggiate dal terremoto del 21 agosto del 2017 ma abusive, in parte o in tutto. Da più di un anno gli ischitani vivono nell’attesa della mano santa. Che sembra infatti giunta: la norma trasforma gli abusi, per legge insanabili, in un incidente di percorso e apre le porte ai contributi e finalmente alla ricostruzione. Era un impegno preso da Luigi Di Maio in campagna elettorale con i tanti cittadini (ed elettori) finiti in purgatorio. “Vi aiuteremo”, disse. E così è stato.
Anche Matteo Salvini, certo pensando ad altri connazionali, contribuisce all’aiuto e lo allarga. Perché il suo condono fiscale, che nel resto del Paese è balsamo, qui ad Ischia diverrà una seconda prova della misericordia del governo. L’eva- sione dalle regole del fisco è divenuta una propensione collettiva e la renitenza ad osservare con scrupolo gli obblighi quasi una consuetudine.
DI QUALCHE mese fa la chiusura, per prescrizione, di un processo a carico di cinquanta imprenditori del turismo per un vorticoso giro di fatture false. Lavori edili mai eseguiti ma fatturati e colpevolmente detratti dalle dichiarazioni dei redditi. La giustizia ha i suoi tempi, per fortuna... Le tasse sono troppe, quelle nazionali e quelle comunali. Tanto che persino il fratello del sindaco di Ischia, Enzo Ferrandino, ha dovuto richiedere la rateizzazione della Tari dovuta e non saldata per tre anni di fila (2015/2017), già oggetto di un ravvedimento operoso, chiamiamolo così, non totalmente adempiuto e riavanzato con una seconda richiesta di rateizzazione, avanzata il 1° agosto scorso e concessa il 2 agosto dagli uffici comunali.
Settantatremila euro, poco se confrontati al monte dell’evasione dei tributi locali che solo nel comune di Ischia (sono sei i municipi dell’isola) ammonterebbe, secondo i calcoli di Gaetano Di Meglio, direttore del quotidiano on line Il Dispari, a circa trentadue milioni di euro. “La Tari è una vera sciagura, e troppi sono quelli che resistono, non pagano, o versano in ritardo, o chiedono la rateizzazione”. La Guardia di finanza sta avan- zando verifiche a tappeto con una insistenza che non si ricordava dai tempi del questore di Napoli Vito Mattera, nativo di Ischia (“Dev’essere verde e pulita”) e con risultati spesso sconfortanti: pochi scontrini fiscali, troppi lavoratori al nero. Ora l’annuncio della pace col fisco.
Una carezza in più che si aggiunge all’ultima, anch’essa prevista per tutti ma che sull’isola ha un suo fascino particolare: il reddito di cittadinanza. In migliaia so- no infatti i lavoratori stagionali nelle strutture turistiche. Finora sei mesi erano al lavoro (l’estate) e sei mesi in disoccupazione (l’inverno). Il mix del reddito pubblico/ privato garantiva una busta paga tutto l’anno che improvvisamente, con l’avvento nel 2015 della Naspi, la nuova assicurazione sociale, ha subìto una consistente decurtazione.
Ora con il reddito di cittadinanza un altro po’ di rosa nel futuro fosco: “Lei dice che saranno tanti a non farsi fare i contratti e così, rimanendo disoccupati, potranno godere del sussidio a cui aggiungere la paga in nero? Non ci avevo pensato”, riflette Simone Verde di Legambiente, l’a ss oci az io ne che ha promosso le battaglie più significative contro l’abusivismo, “e malgrado tutto mi fa male sapere Ischia sempre sotto i riflettori per notizie non belle. È come se ci fosse un’antipatia verso quest’isola”.
NELLA PIAZZETTA di Lacco Ameno la previsione del tassista è prodigiosa: “In tanti lavorano in nero. Nei bar, nei locali notturni, anche in qualche albergo. Non parliamo delle imprese edili. Ci sarà una corsa al reddito di cittadinanza”.
“Sono titolare dell’unica industria di ceramiche sull’isola e certo non ho di questi problemi. La situazione ischitana è nella media italiana. L’unica vera specialità nostra, se vogliamo essere sinceri, sono gli abusi edilizi”: Luigi Mennella, sindaco di Casamicciola dal 1993 al 1997 è stato tra i pochi ad avversare la pratica collettiva della costruzione fuorilegge. Ventottomila sinora gli abusi censiti su una popolazione isolana di 64mila abitanti, producono il record che una famiglia su due occupa spazi illegali, una su tre vive nelle aree più esposte al dissesto idrogeologico (frane ed alvei), una su quattro ha prodotto superfetazioni edilizie che minano la statica.
COSTRUZIONI SELVAGGE
Dalla scossa dell’agosto 2017 gli ischitani vivono in attesa di una mano santa: la norma per ricostruire i vecchi abusi
NON CI SONO I TARTASSATI
Qui il mancato rispetto delle regole del fisco è divenuto una propensione collettiva e adesso si brinda
L’ULTIMA SCOSSA, quella del 21 agosto 2017, benché stimata del quarto grado Richter e con una durata di pochissimi secondi (cinque) ha provocato due morti, 42 feriti, e non meno di duemila abitazioni danneggiate (lievemente o gravemente). Danni incredibilmente eccessivi e persino comparabili nel rapporto causa/effetto a quelli del 1883, quando le case erano fatte di povera malta, e a Casamicciola, lo storico epicentro di ogni sisma, causarono 2313 morti ma con una scossa (5,8 gradi) assai più potente.
“Tutto uguale a prima – dice l’ex sindaco del comune – Abbiamo ancora il rione dei baraccati di quel terremoto, gli sfollati del quartiere a monte (lo stesso che ha subito i danni più ingenti n el l’ultimo sisma) furono fatti sistemare nella zona bassa di Casamicciola, nelle adiacenze della piazza della marina. È passato più di un secolo, la storia insegna ma qui noi siamo cattivi scolari”.