Tra Paolo VI e Romero, c’è Nunzio: il patrono delle vittime sul lavoro
Nella domenica delle canonizzazioni diventa santo l’abruzzese Sulprizio, operaio-bambino morto a 19 anni
Domenica di santi in Vaticano. Due su tutti: San Paolo VI - che così s’allinea a San Giovanni Paolo II e a San Giovanni XXIII - e il martire salvadoregno San Romero, indimenticato arcivescovo che venne ammazzato dagli squadroni della morte mentre celebrava messa.
Ma non sono stati i soli. Tra di loro c’è anche un santo di appena diciannove anni. Laico ed operaio, che morì nel 1836. Si chiamava Nunzio Sulprizio ed era nato in Abruzzo, a Pescosansonesco, in provincia di Pescara. Orfano di tutti e due genitori, ancora bambino, a nove anni andò a bottega da uno zio fabbro. L’estrema pesantezza delle mansioni da garzone lo fece ammalare. Una grave patologia alle os- sa, alla tibia del piede sinistro. Dopo un ricovero all’Aquila, ritornò a lavorare per altri sei anni, ma il male non si fermò e fu trasferito a Napoli da un altro zio, che lo fece assistere da un colonnello medico. Invano. Quando non restava che l’amputazione della gamba, morì il 5 maggio 1836 a diciannove anni.
UNA STORIA dal sapore dickensiano. Orfano e povero, Nunzio Sulprizio mise insieme lavoro, sofferenza e fede. Leone XIII ne parlò come di esempio altissimo per la “gioventù o- peraia”. Diventato beato, il suo culto va dall’Abruzzo a Napoli e Taranto. Gli ex voto dei suoi devoti sono stampelle: il neo santo Sulprizio è ritenuto il protettore degli operai, dei precari e delle vittime sul lavoro. Il miracolo decisivo per la santità lo ha rivelato l’arcivescovo di Pescara, Tommaso Valentinetti: “Un giovane di Taranto guarito inspiegabilmente per la scienza dopo aver riportato lesioni cerebrali e danni permanenti in un incidente stradale di dieci anni fa”. Ieri, Francesco ha definito Sulprizio “il santo coraggioso e umile, che ha saputo seguire Gesù nella sofferenza”, a conferma della visione sociale del suo pontificato. Nella canonizzazione di Sulprizio si scorgono infatti i segni della rivoluzione bergogliana, con l’attenzione costante agli ultimi e ai poveri dei nostri tempi: migranti e precari. Dimostrata anche da un altro nuovo santo vissuto nell’Ottocento: San Vincenzo Romano da Torre del Greco, nel Napoletano, che in vita fu chiamato “il prete degli operai”.