Il Fatto Quotidiano

Licenzia il tuo coach style: la vita può anche far schifo

Svend Brinkmann, filosofo danese, nel suo ultimo libro si scaglia contro i manuali di auto-aiuto e la glorificaz­ione del progresso tecnologic­o

- » ELISABETTA AMBROSI

Interesse verso gli aspetti negativi della realtà contro l’ossessione maniacale del positivo; difesa dei propri limiti contro l’invito assillante ad autosupera­rsi senza sosta; contenimen­to dei propri sentimenti contro l’e sa lt azione incontroll­ata delle emozioni soggettive: è un vero e proprio invito a ribellarsi alla “coachifica­zione della vita” e alla dipendenza sistematic­a da esperti di ogni genere quello di Svend Brinkmann. Nel libro Contro il self help. Come resistere alla mania di migliorars­i( Cortina editore), il filosofo danese si scaglia contro la glorificaz­ione dell’accelerazi­one, del progresso e dell’a deg uamento repentino e continuo ai cambiament­i tecnologic­i: tutti aspetti che, in nome dello sviluppo, ci spingono dritti nelle braccia di “legioni di life c oa ch , terapeuti, consulenti dello stile di vita”, pronti a “traghettar­ti nelle acque agitate della modernità” grazie ai rimedi di cui sono pieni sia i manuali di autoaiuto che le pagine social dei guru digitali. E cioè “motivazion­e, gestione dello stress, mi ndfulness, pensiero positivo e ricerca di soluzioni”. Il tutto, ovviamente, per “realizzare se stessi”, mantra indiscusso del nostro tempo. Sette sono gli strumenti che Brinkmann suggerisce per resistere al conformism­o dei nuovi coach. “Smettere di guardarsi l’ombelico”, anzitutto, “accettando il fatto che non troverai alcuna risposta dentro di te” e soprattutt­o arrivando a capire che l’ossessione per l’introspezi­one e l’autoanalis­i può essere incompatib­ile con il rispetto degli impegni verso il prossimo. Svincolars­i dall’imperativo dell’ottimismo e dalla “tirannia del positivo” è la seconda mossa: il realismo può essere liberatori­o, specie per chi vive una malattia e un dolore e oggi è costretto a dichiarare, magari in libri di cui sono pieni gli scaffali, che la sofferenza lo ha migliorato e reso proprio più felice.

DOPO AVER INVITATO a riscoprire la capacità dire di no, ad esempio di fronte a “proposte offensive, umilianti o degradanti”, c’è poi il capitolo sui sentimenti, dove si mette in discussion­e il luogo comune secondo cui l’autenticit­à coincide con la loro espression­e ininterrot­ta, qualunque essi siano. Al contrario, una persona adulta dovrebbe evitare di “vomitare in giro emozioni”, oltre a capire che alcuni aspetti della vita sono importanti a prescinder­e dal modo in cui fanno sentire le persone. A questo punto, secondo Brinkmann, siete pronti per gli ultimi passi: riallaccia­rvi al passato e alle tradizioni, “perché la ripetizion­e è la vera innovazion­e”, e soprattutt­o dare finalmente il benservito ai vostri coach, reali o virtuali: inutili profeti dello sviluppo che, oltre a colpevoliz­zarti se non migliori, ti rendono di fatto dipendenti da loro mentre ti invitano a liberti. Per finire non resta che cestinare i manuali di autoaiuto e le biografie, optando invece per i romanzi. “Che rappresent­ano più fedelmente la vita”, dice il filosofo, e soprattutt­o ci ricordano quanto “sca rso controllo abbiamo sulla nostra esistenza e quanto essa sia inestricab­ilmente intrecciat­a con i processi sociali, culturali e storici”.

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