Alice al Sert e “curvy” Moby Dick: i classici sono tutti da ridere
Hanno stoffa i classici, così tanta che la si può tirare, tagliuzzare, rammendare, bucare, trapuntare e persino riciclare per imbastire nuove forme e formine, tipo i “brevi riassunti di libri che avresti dovuto leggere ma probabilmente non l’hai mai fatto” di John Atkinson.
Sono Classici in pillole, sì, ma da non prendere in dosi omeopatiche: il loro principio attivo – l’ironia – potrebbe annacquarsi e non funzionare più. Meglio trangugiare il saporito zibaldone tutto d’un fiato, dall’Ulissealla Bibbia, un aforisma via l’altro, una vignetta e una didascalia, o poco più, per ciascun romanzo, riciclabili come bon mot nei salotti mondani per zittire sedicenti critici letterari.
SI VA DA Guerra e pace– “Tutti sono tristi. Nevica” – alla Recherchedi Proust, in cui il “profumo di dolce ricorda a un ragazzo un po’ di cose. Quattromila pagine di cose”. “La Generazione Perduta” di Fiestaè sempre ubriaca e “ancora perdu ta ”, mentre Sulla strada “l’alcol aiuta”. Massima attenzione alla “nebbia” nei pressi delle Cime tempestose e ai fazzoletti smarriti che “rovinano tutte le relazioni”, non solo quella di Otello. Guai, poi, ad avventurarsi nella Repubblic a: “Un consiglio comunale lunghissimo. C’è anche Socrate”. Noto logorroico.
Il gioco alto-basso, squisitamente anglosassone (Atkinson, in verità, è canadese, ma per intenderci), sta contagiando felicemente l’Italia: Longanesi ha appena licenziato I grandi classici riveduti e scor- ret ti, cinquanta romanzi di culto riaffabulati da Francesco Dominelli e Alessandro Locatelli, creatori della pagina Facebook “Se i social network fossero sempre esistiti”. Pur più scurrili e grossolani del collega canadese, i due danno il meglio di sé nei sommari, concisi ed esilaranti, perdendosi invece nei riassunti, negli accostamenti di colonne sonore e ritratti grotteschi, nei proverbi di saggezza popolare.
Di 1984 spiegano, ad esempio, che è “scritto come avvertimento per le generazioni future, ma le generazioni future lo scambiano per un manuale d’i st r u z i on i ”. Il Paese delle meraviglie di Alice sembra “un raduno degli amici del Sert”: lei ci è capitata dopo “un tiro di canna di troppo, credendosi san Francesco”. Amleto, invece, “si improvvisa Perry Mason e finisce per ammazzare tutta la famiglia”: in Danimarca c’è del marcio, ma le agenzie di pompe funebri funzionano benissimo. Pinocchio è nato grazie alla “fecondazione in vitro”, ma Geppetto se ne pente quasi subito: “Era meglio se ci facevo una mensola”, sbotta, consolandosi con un giro al Brico.
Compaiono pure i “pazzi disagiati” e un po’ “stronzi” di Cent’anni di solitudine, costato a García Márquez sei pacchetti di sigarette al giorno, mentre l’altro tabagista, Zeno Cosini, pare “un Fantozzi degli anni ‘ 20 ”. Dante è sbronzo, il fu Mattia Pascal smemorato, la balena di Melville “curvy”, Gregor Samsa “carino da bambin o”, lo Straniero un “vu cumpra’” insistente. Quanto a Renzo e Lucia, il matrimonio non s’ha da fare per colpa degli invitati: “Scocciati di dover partecipare alle nozze in piena e s t a t e”, le boicottano. E amen. “Ringrazio la polizia municipale che oggi ha fermato due donne travestite da mimi che molestavano turisti e passanti. Sono state segnalate alla Questura per il decreto di espulsione. Avanti così. #Sicurezza #Firenze”. Indovinate chi è a parlare? Matteo Salvini? No. Giorgia Meloni? Nemmeno. Lo sceriffo in azione, pronto a debellare la piaga sociale dei mimi che agiscono indisturbati per le strade, è il sindaco democratico Dario Nardella.
La cosa stupisce non tanto perchè si tratta di un politico di sinistra, ma perchè a guardare la leghizzazione del sindaco di Firenze, dagli smantellamenti di accampamenti abusivi con le ruspe postati trionfalmente sui social, all’assegnazione di più punti in graduatoria agli italiani per l’aggiudicazione delle case popolari, pareva che l'arte imitativa gli fosse invece molto cara. Evidentemente preferisce non avere concorrenza.
IO MIMO, TU NO BEATO CAPAREZZA
Siamo fuori dal tunnel. Ma solo da quello del divertimento, a quanto pare. Perché il tunnel delle gaffe sui tunnel invece sembra essere senza uscita. Alla proverbiale “defaillance” dell’ex ministra Mariastella Gelmini che in evidente stato di alterazione da euforia neutrinica narrò dell’esistenza di un tunnel tra il Cern e il Gran Sasso in cui i neutrini potevano correre liberi e felici, si è aggiunta questa settimana la sortita del ministro Toninelli: “Sapete quante delle merci italiane, quanti degli imprenditori italiani utilizzano con il trasporto principalmente ancora su gomma il tunnel del Brennero”.
Toninelli però c’è andato più vicino della Gelmini, perchè il tunnel del Brennero ci sarà, ma sarà pronto se tutto va bene nel 2025.
A meno che il ministro alle Infrastrutture Toninelli non fosse in stato di trance e, in versione Tiresia pentastellato, stesse avendo una visione: anno 2032, terza legislatura allo stesso dicastero, tunnel del Brennero attivo da tempo e ancora un imperante trasporto su gomma che non cede il passo all’alternativa su rotaia, nonostante anni di governo del cambiamento. Tutto può essere. Una delle voci significative intervenute in merito al caso Cucchi, con uno dei cinque imputati che ha accusato due colleghi del pestaggio, è stata quella di Massimo Bugani: “È successa una cosa importante che fa bene soprattutto all'arma dei carabinieri e a tutte le forze dell'ordine. Quando uno di loro parla e racconta la verità ci fa sentire immediatamente più sicuri e aumenta il grado fiducia”.
LA FALLIBILITÀ ARMATA
Il vicecapo della segreteria di Luigi Di Maio con le sue parole ha marcato la distanza dall’attitudine oltranzista con cui la Lega ha sempre difeso a priori le forze dell'ordine, ma soprattutto ha ribadito un concetto fondamentale: non è facendo intuire ai cittadini che gli agenti abbiano diritto all’impunità a prescindere, che si crea un rapporto di fiducia tra le persone e le istituzioni che sono volte a garantirne la sicurezza. Solo accantonando il dogma dell’infallibilità della forza pubblica si può rendere meno lontana e temibile questa istituzione.