Rete4 non fa più la populista, ma Greco sbraca uguale
C’è il Greco di tufo e c’è il Greco di alabastro, altrimenti detto Gerardo Greco. Greco è un Funari dei nostri tempi; anche lui deambula senza posa per lo studio del talk W L’Italia, valuta le truppe, dosa le risse (“L’obiezione è l’anima del dibattito”), poi volta le spalle alla telecamera e torna indietro a passo marziale, verso l’infinito. Niente Ray-Ban azzurrati, niente mortadella libera, però; sorrisi accoglienti, grisaglie e modi politicamente irreprensibili. A differenza di Funari, Greco non sbra- ca mai, è stato chiamato a Rete4 da B. in persona per silenziare le derive populiste. Ma in compenso, per uno strano contrappasso, sbraca il suo programma. Di brutto.
All’inizio W L’Italia sembra il solito talk politico, le stesse facce e le stesse intemerate di Brunetta; ma poi si innesca un inesorabile processo di entropia e accade di tutto. Alba Parietti e Alessandra Mussolini ringhiano sul modello Riace, in collegamento appare un Paolo Crepet virato blu oltremare, come il Picasso del pe- riodo omonimo, da una poltrona emerge Marta Flavi, Corinne Clery mostra il suo pistolone al peperoncino; a proposito di donne armate, tema di grande attualità, parte un servizio con Nina Moric che un po’ spara e un po’ si fa fotografare seminuda. Dove siamo finiti, a Hellzapoppin? Dov’è il capo e dove la coda? Non si sa, inutile cercare lumi nel traslucido appiombo del conduttore che misura il suo talk-suk imperterrito e soddisfatto. C’è il Greco di tufo, e c’è il Greco di alabastro.