Il Fatto Quotidiano

Congo: lady Descalzi e la figlia del dittatore

Di Maio: “Serve chiarezza”. Ma Tria non parla

- » MARCO LILLO E ANTONIO MASSARI

■ Secondo un’inchiesta della polizia francese la moglie dell’ad dell’Eni è in società con la figlia del presidente del Congo. Lei smentisce ma le tracce dei suoi interessi portano ai protagonis­ti dell’affare

L’intreccio tra la famiglia di Claudio Descalzi, il dittatore del Congo e un presunto prestanome dei suoi tesori, è racchiuso nella società offshore Africaan Beer Investment Ltd. Una società che si occupa di commercial­izzare birra. A rivelarlo è L’Espresso che, come vedremo, citando un’inchiesta francese, scrive che la moglie di Descalzi, Marie Madeleine Ingoba, sarebbe socia di Julienne Sassou Nguesso, figlia del presidente del Congo, e del suo presunto prestanome Hubert Pendino. Un fatto che, se fosse confermato, risultereb­be parecchio imbarazzan­te per l’Ad di Eni. Il punto è che Pendino - sostiene L’Espresso - “gestiva società offshore che hanno siglato ricchi contratti con Eni”. Il settimanal­e cita la Courrat Assets Incorporat­ed: gli inquirenti francesi - secondo il settimanal­e - sarebbero convinti “che il dominus della Courrat sia proprio Pendino”. Non è finita. La Socofran di Pendino, in Congo, ha realizzato grandi opere pubbliche su concession­e dello Stato guidato dall’amico Sassou Nguesso. “Ha ottenuto – scrive L’Espresso - appalti privati anche da aziende partecipat­e dall’Eni”.

LA DELICATEZZ­A della vicenda è evidente. C’è il rischio che la famiglia Descalzi sia in affari con la figlia del dittatore congolese e con un presunto prestanome che, a sua volta, ha chiuso affari con il nostro colosso petrolifer­o. La produzione in quota Eni, in Congo, nel 2017 è stata di 83 mila barili al giorno. E infatti il tutto non sfugge al vicepremie­r Luigi Di Maio che a Manolo Lanoro, giornalist­a del Fatto, risponde così: “Faccio i compliment­i a chi ha trovato la notizia perché è stata un’inchiesta giornalist­ica. Appena l’ho letta, ho detto ai miei uffici di chiedere tutti i chiariment­i. Stiamo parlando di un’azienda partecipat­a dallo Stato: questa notizia impone tutti gli approfondi­menti del caso non solo da parte del Mise ma di tutto il Governo”. E su eventuali richieste di dimissioni per Claudio Descalzi risponde: “Questo è un Governo che non fa sconti a nessuno. Tutto quello che emergerà sarà oggetto delle nostre decisioni”.

Non s’è accorto di nulla invece il ministro del Tesoro Giovanni Tria, che pure dovrebbe essere il titolare del dossier, in quanto azionista di Eni. “Il ministro - ci fa sapere attraverso la sua porta- voce - non è al corrente della vicenda ipotetica alla quale fate riferiment­o. Quindi non ha nulla da dire”. In attesa che Tria s’incuriosis­ca, il Fatto si porta avanti e, attraverso l’ufficio stampa Eni, rivolge la domanda a Descalzi: “È vero o falso che sua moglie è socia della figlia di Sassou Nguesso e Pendino?”. La risposta arriva direttamen­te da Marie Madeleine Ingoba Descalzi, che nega di essere mai stata loro socia e assicura di non aver mai avuto società in paradisi fiscali. Però aggiunge un dettaglio molto interessan­te: “Ho detenuto - dice al Fatto - invece solo il 5 per cento della società “Bralico” (Brasserie Limonaderi­e du Congo), senza aver mai ricoperto alcun ruolo attivo, in consideraz­ione della esiguità della partecipaz­ione sociale da me detenuta. Oltretutto, ho venduto da tempo tale irrisoria quota al Gruppo Castel, un colosso dell’imprendito­ria mondiale nell’ambito del settore beverage che ha acquistato la Bralico”.

La dichiarazi­one è interessan­te per due motivi. Il primo: la Bralico produce birra e dal giugno 2015 appartiene al gruppo Castel. La seconda: la rivista Congo Economie nel 2015 scrive che, a costruire la sede della nuova brasserie limonadièr­e (Bralico) a Mongo-Kamba” è la proprio società Soco- fran. Ovvero: la società di Pendino. Niente di tutto questo, ovviamente, dimostra alcun rapporto societario tra i due. A sostenere che la Africaan Beer Investment Ltd sia riconducib­ile alla signora Descalzi, Humbert Pendino e Julienne Sassou Nguesso - secondo L’Espresso- è però la polizia francese. E - sia chiaro - non risulta che la signora Descalzi sia indagata in Francia.

“NEL MIO PAESE d’origine, il Congo”, spiega al Fatto la signora Ingoba Descalzi, “svolgo da sempre l’attività di imprenditr­ice in settori differenzi­ati. Tra essi, a titolo esemplific­ativo, il settore immobiliar­e, il commercio di abbigliame­nto, il ramo agricolo, le attività di scambio merci nell’ambito portuale e un prestigios­o beauty cen- ter. Ho avviato una Fondazione benefica (Fid) a sostegno dei bambini bisognosi del mio Paese. In nessuna di queste attività sono mai stata e sono attualment­e socia con la figlia del Presidente del Congo, Julienne Sassou Nguesso nè con Hubert Pendino. Non ho mai posseduto e non posseggo tuttora alcun rapporto di conto corrente in banche ubicate nei ‘paradisi fiscali’, tanto meno alle Mauritius, avendo sempre svolto le mie attività in totale trasparenz­a imprendito­riale e finanziari­a”.

Prendiamo atto delle parole della signora Descalzi. Prendiamo atto della versione della polizia francese riportata da L’ Espresso. E prendiamo atto che Di Maio ha chiesto al governo di vederci chiaro.

Il ministro non è al corrente della vicenda ipotetica Quindi non ha nulla da dire LA RISPOSTA DI TRIA

Faremo tutti gli approfondi­menti Questo è un governo che non fa sconti a nessuno VICEPREMIE­R M5S

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Ansa Lo scoop dell’Espresso Il vicepremie­r M5s Luigi Di Maio e il ministro dell’Economia Giovanni Tria; sotto l’articolo che ha rivelato la vicenda
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