Congo: lady Descalzi e la figlia del dittatore
Di Maio: “Serve chiarezza”. Ma Tria non parla
■ Secondo un’inchiesta della polizia francese la moglie dell’ad dell’Eni è in società con la figlia del presidente del Congo. Lei smentisce ma le tracce dei suoi interessi portano ai protagonisti dell’affare
L’intreccio tra la famiglia di Claudio Descalzi, il dittatore del Congo e un presunto prestanome dei suoi tesori, è racchiuso nella società offshore Africaan Beer Investment Ltd. Una società che si occupa di commercializzare birra. A rivelarlo è L’Espresso che, come vedremo, citando un’inchiesta francese, scrive che la moglie di Descalzi, Marie Madeleine Ingoba, sarebbe socia di Julienne Sassou Nguesso, figlia del presidente del Congo, e del suo presunto prestanome Hubert Pendino. Un fatto che, se fosse confermato, risulterebbe parecchio imbarazzante per l’Ad di Eni. Il punto è che Pendino - sostiene L’Espresso - “gestiva società offshore che hanno siglato ricchi contratti con Eni”. Il settimanale cita la Courrat Assets Incorporated: gli inquirenti francesi - secondo il settimanale - sarebbero convinti “che il dominus della Courrat sia proprio Pendino”. Non è finita. La Socofran di Pendino, in Congo, ha realizzato grandi opere pubbliche su concessione dello Stato guidato dall’amico Sassou Nguesso. “Ha ottenuto – scrive L’Espresso - appalti privati anche da aziende partecipate dall’Eni”.
LA DELICATEZZA della vicenda è evidente. C’è il rischio che la famiglia Descalzi sia in affari con la figlia del dittatore congolese e con un presunto prestanome che, a sua volta, ha chiuso affari con il nostro colosso petrolifero. La produzione in quota Eni, in Congo, nel 2017 è stata di 83 mila barili al giorno. E infatti il tutto non sfugge al vicepremier Luigi Di Maio che a Manolo Lanoro, giornalista del Fatto, risponde così: “Faccio i complimenti a chi ha trovato la notizia perché è stata un’inchiesta giornalistica. Appena l’ho letta, ho detto ai miei uffici di chiedere tutti i chiarimenti. Stiamo parlando di un’azienda partecipata dallo Stato: questa notizia impone tutti gli approfondimenti del caso non solo da parte del Mise ma di tutto il Governo”. E su eventuali richieste di dimissioni per Claudio Descalzi risponde: “Questo è un Governo che non fa sconti a nessuno. Tutto quello che emergerà sarà oggetto delle nostre decisioni”.
Non s’è accorto di nulla invece il ministro del Tesoro Giovanni Tria, che pure dovrebbe essere il titolare del dossier, in quanto azionista di Eni. “Il ministro - ci fa sapere attraverso la sua porta- voce - non è al corrente della vicenda ipotetica alla quale fate riferimento. Quindi non ha nulla da dire”. In attesa che Tria s’incuriosisca, il Fatto si porta avanti e, attraverso l’ufficio stampa Eni, rivolge la domanda a Descalzi: “È vero o falso che sua moglie è socia della figlia di Sassou Nguesso e Pendino?”. La risposta arriva direttamente da Marie Madeleine Ingoba Descalzi, che nega di essere mai stata loro socia e assicura di non aver mai avuto società in paradisi fiscali. Però aggiunge un dettaglio molto interessante: “Ho detenuto - dice al Fatto - invece solo il 5 per cento della società “Bralico” (Brasserie Limonaderie du Congo), senza aver mai ricoperto alcun ruolo attivo, in considerazione della esiguità della partecipazione sociale da me detenuta. Oltretutto, ho venduto da tempo tale irrisoria quota al Gruppo Castel, un colosso dell’imprenditoria mondiale nell’ambito del settore beverage che ha acquistato la Bralico”.
La dichiarazione è interessante per due motivi. Il primo: la Bralico produce birra e dal giugno 2015 appartiene al gruppo Castel. La seconda: la rivista Congo Economie nel 2015 scrive che, a costruire la sede della nuova brasserie limonadière (Bralico) a Mongo-Kamba” è la proprio società Soco- fran. Ovvero: la società di Pendino. Niente di tutto questo, ovviamente, dimostra alcun rapporto societario tra i due. A sostenere che la Africaan Beer Investment Ltd sia riconducibile alla signora Descalzi, Humbert Pendino e Julienne Sassou Nguesso - secondo L’Espresso- è però la polizia francese. E - sia chiaro - non risulta che la signora Descalzi sia indagata in Francia.
“NEL MIO PAESE d’origine, il Congo”, spiega al Fatto la signora Ingoba Descalzi, “svolgo da sempre l’attività di imprenditrice in settori differenziati. Tra essi, a titolo esemplificativo, il settore immobiliare, il commercio di abbigliamento, il ramo agricolo, le attività di scambio merci nell’ambito portuale e un prestigioso beauty cen- ter. Ho avviato una Fondazione benefica (Fid) a sostegno dei bambini bisognosi del mio Paese. In nessuna di queste attività sono mai stata e sono attualmente socia con la figlia del Presidente del Congo, Julienne Sassou Nguesso nè con Hubert Pendino. Non ho mai posseduto e non posseggo tuttora alcun rapporto di conto corrente in banche ubicate nei ‘paradisi fiscali’, tanto meno alle Mauritius, avendo sempre svolto le mie attività in totale trasparenza imprenditoriale e finanziaria”.
Prendiamo atto delle parole della signora Descalzi. Prendiamo atto della versione della polizia francese riportata da L’ Espresso. E prendiamo atto che Di Maio ha chiesto al governo di vederci chiaro.
Il ministro non è al corrente della vicenda ipotetica Quindi non ha nulla da dire LA RISPOSTA DI TRIA
Faremo tutti gli approfondimenti Questo è un governo che non fa sconti a nessuno VICEPREMIER M5S