5Stelle: “Via Garofoli” Ma Tria se lo coccola
Il dirigente Mise che ha infilato i milioni per Cri
■ “Attacco irrazionale”. Con queste parole il ministro difende il suo capo di gabinetto dal Movimento che ne chiedeva le dimissioni. La norma pro Croce Rossa infilata in Finanziaria è stata poi cassata
“Garofoli
spieghi o si dimetta”. Poche righe lapidarie: così il M5S ha chiesto ieri la testa di Roberto Garofoli, capo di gabinetto del ministro dell’Economia Tria e presunto autore della norma che rimodulava le risorse date a settembre alla Croce Rossa per assegnare 28,1 milioni di euro l’anno per tre anni al commissario liquidatore, all’ingrosso 10 all’anno in più. Il ministro, però, in serata ha difeso Garofoli (e il ragioniere generale Daniele Franco) da “un attacco privo di fondamento e irrazionale”.
LA STORIA. Come Il Fatto ha raccontato ieri il premier - domenica sera in preconsiglio dei ministri - aveva chiesto chi fosse l’autore di quell’articolo inserito nel decreto fiscale, ma non era riuscito a capirlo: nessun ministro aveva rivendicato la norma, nemmeno quello della Salute Giulia Grillo ( i fondi sono a valere sul Servizio sanitario nazionale). Alla fine era stato proprio Garofoli a spiegare che, secondo il Mef, quell’articolo colmava “lacune” e “ambiguità” nella normativa approvata a settembre: alla fine Conte aveva preteso che la norma fosse stralciata e, dunque, non sarà nel testo del decreto.
Ieri poi, di fronte all’attacco diretto e un po’ scomposto dei 5 Stelle, Tria è stato costretto a prendere le difese del suo collaboratore e della Ragioneria: “Quei soldi sono per pagare il Tfr ai dipendenti”, ha scritto, e “l’esigenza era stata condivisa col ministero della Salute e sottoposta alla valutazione della presidenza del Consiglio”. Problema: i vertici politici di Palazzo Chigi e Salute hanno negato di aver rispettivamente chiesto e visto quell’articolo prima di domenica; in particolare la richiesta del ministero a cui si riferisce il Mef è quella arrivata il 18 maggio scorso, quando nel palazzone di Trastevere sedeva ancora Beatrice Lorenzin.
ULTIMI, ma non ultimi, ci sono i soldi: ecco, il riparto delle somme messo nero su bianco dalla nota serale di Tria racconta che quasi la metà del nuovo stanziamento, cioè 18 milioni in tre anni, sarebbe andata a coprire “spese di funzionamento” dell’ente guidato dal commissario liquidatore Patrizia Ravaioli e non certo i Tfr (la quale, peraltro, ha negato col Fatto di essere a conoscenza della norma).
Il punto, in ogni caso, è un altro: i vertici politici del governo sono i soli legittimati a promuovere le soluzioni tecniche eventualmente proposte dalle burocrazie ministeriali, cui non è delegata alcuna potestà legislativa. Così dicono legge, Costituzione e buonsenso.