Il Fatto Quotidiano

Quelli che l’Apocalisse

- » MARCO TRAVAGLIO

L’Apocalisse è rinviata a data da destinarsi. Persino Mario Draghi, non proprio gialloverd­e, si dice “ottimista su un compromess­o Italia-Ue, ricordando onestament­e che sì “ci sono procedure stabilite e accettate da tutti”, sì “ci sono state deviazioni” nella manovra da 2,4% di deficit-Pil, “ma non è la prima volta e non sarà l’ult ima ”. L’allegro Juncker, parlandone da vivo, fa la voce grossa, ma non se lo fila nessuno: infatti le Borse guadagnano e lo spread cala (sarà mica merito del governo Conte, visto che, quando accadeva il contrario, era colpa del governo Conte?). Poi, come sempre avviene da quando governa la Coalizione Frankenste­in, ci sono le cose buone (reddito di cittadinan­za, quota 100 sulla Fornero, riduzioni fiscali per partite Iva, taglio alle pensioni d’oro senza contributi) e cose pessime ( il condono fiscale, che non diventa meglio solo perché si è evitato il peggio). Ma forse non è la fine del mondo, dell’Europa, dell’euro e della civiltà, come paventavan­o le mejo firme del bigoncio. Nei giornaloni c’è grossa crisi. Vorrebbero dire che rispettare il programma e le promesse elettorali è una vergogna; ma si trattengon­o perché gli eventuali lettori domandereb­bero: “Embè?”. Muoiono dalla voglia di dire che era meglio prima, quando si regalavano decine di miliardi alle banche, a Confindust­ria e alle altre lobby, anziché ai poveri, ai pensionati e ai truffati, senza neppure chiedere il permesso agli elettori; ma si mordono la lingua, per evitare l’assalto alle redazioni.

E allora si arrangiano come meglio possono. Molto in voga il giochino del “chi ha vinto e chi ha perso” fra Di Maio e Salvini. Indovinate chi ha vinto? Salvini, naturalmen­te. Lo dice Repubblica­in ogni pagina dedicata alla manovra: “Vince la Lega”. E gli altri dietro. La stampa di centrosini­stra pompa Salvini perché è il nemico ideale per galvanizza­re le truppe superstiti. Quella di destra adora Salvini perché è il capo ideale per le truppe rimaste senza generali dopo B.: quindi tutti contro i 5Stelle, “comunisti” per la destra e “fascisti” per la sinistra. Purtroppo i numeri parlano da soli e dicono che la manovra è molto più gialla che verde ( com’è naturale: il M5S ha quasi il doppio dei voti e dei seggi della Lega). Il prof. Riccardo Puglisi, firma de lavoce.info, economista già vicino a Monti e poi a Renzi, ora molto critico col governo Conte, fa i conti della serva: “6,75 miliardi per il reddito di cittadinan­za, contro 600 milioni per la flat tax. La controrifo­rma sulle pensioni vale 6,76 miliardi e se la smezzano. Perché se la smezzano? Perché entrambi la volevano durante la campagna elettorale”.

Dunque, “a conti fatti: Di Maio: 6,75 + 3,375 (mezza controrifo­rma delle pensioni) = 10,12 miliardi Salvini: 3,375 + 600 milioni = 3,975 miliardi. Chissà come saranno contenti al Nord...”. Salvini predicava la flat tax, cioè l’aliquota unica al 15 o al 22% che favorisce i ricchi, e non l’ha avuta. Voleva un super-condono fino a 1 milione di euro l’anno, e ha dovuto ripiegare sotto il tetto dei 100 mila euro. Noi siamo contrari a tutti i condoni, anche di 10 euro, ma parlare di “maxi-sanatoria” ( R epubblica) fa ridere. Se la soglia fosse stata quella di Salvini avrebbero scritto super- ip e r- m a xi - m e ga - c o nd o n o- g alattico? La prima voce della manovra, oltre al disinnesco dell’aumento dell’Iva lasciato in eredità da Renzi&Gentiloni, è il reddito di cittadinan­za, da sempre bandiera dei 5Stelle. Ed è su questo che i giornaloni danno il meglio. Inconsolab­ili perché un governo “di destra” dà una mano ai poveri, ai disoccupat­i e ai pensionati, anziché agli amici banchieri, finanzieri e imprendito­ri (editori), riescono a sostenere tutto e il contrario di tutto.

Dicevano che il reddito di cittadinan­za non sarebbe mai passato perché non c’erano i soldi, e invece un po’ di soldi ci sono. Dicevano era solo per il Sud, invece per il 47% andrà al Centro-Nord. Dicevano che ci portava fuori dall’Europa, dove però un reddito minimo per chi non ha nulla c’è dappertutt­o, e ora Macron lancia addirittur­a il reddito universale. Dicevano che sarebbe finito in tasca a truffatori e fannulloni, poi Di Maio ha annunciato pene severe per chi bara e allora han cominciato a strillare: vergogna, vuole arrestare i disoccupat­i! E a elencare le categorie di dubbia reputazion­e che lo riceverann­o: rom, “stranieri”, mafiosi, lavoratori in nero, evasori fiscali, falsi invalidi, occupanti abusivi di case. Come se questi non ricevesser­o già il sussidio di disoccupaz­ione, la cassa integrazio­ne, gli 80 euro, i bonus fiscali, le esenzioni da ticket e gli sconti sanitari e scolastici e universita­ri previsti per i meno abbienti (veri e falsi). Ieri La Stampa titolava: “Reddito di cittadinan­za, per l’Istat sono 3,5 milioni gli italiani in povertà”. Purtroppo nel 2018 l’Istat di poveri assoluti ne ha censiti 5.054.000, ma anche se fossero di meno, tanto meglio: sarebbe più facile aiutarli tutti. Invece, oplà: la stessa Stampa scrive che “il reddito di cittadinan­za aiuterà 6 milioni di persone”, ma “per 1 milione e 609 mila stranieri poveri non è previsto alcun aiuto”. Se ne deduce che la matematica è un’opinione e, siccome non si possono aiutare tutti i poveri, è meglio non aiutarne nessuno. Ma la Palma d’oro spetta a Francesco Manacorda di Repubblica , molto spiritoso: “Il reddito di cittadinan­za riscuoterà presumibil­mente calorosi consensi nelle valli bergamasch­e dove la Lega ha la maggioranz­a e i furgoni carichi di muratori partono alle cinque di mattino”. Cosa c’entri col reddito di cittadinan­za non è dato sapere, ma è consolante apprendere che Repubblica è diventata l’house organ degli schiavisti leghisti della Bergamasca. Sempre in attesa di sfoderare l’arma fine del mondo: “Il reddito di cittadinan­za non mi piace perché prende pure mia suocera”.

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