Il Fatto Quotidiano

Contrordin­e: ponte demolito da Autostrade

Il governo approva l’emendament­o che cancella l’esclusione di Aspi dalle opere “propedeuti­che e connesse” alla ricostruzi­one del ponte

- » TOMMASO RODANO

Alla fine Autostrade per l’Italia potrà demolire quello che resta di Ponte Morandi, oltre a raccoglier­ne le macerie. Il grande stigma nei confronti del gruppo guidato dai Benetton – a nnunciato orgogliosa­mente dal governo, e soprattutt­o dai 5Stelle, all’indomani della tragedia – è stato addolcito nel tempo necessario a far approvare un emendament­o.

Aspi resterà fuori dalla ricostruzi­one, certo, ma potrà essere coinvolta in tutto quello che bisogna fare prima.

Il relatore grillino del decreto, Gianluca Rospi, mette le mani avanti: “Potranno prendersi carico solo dei lavori di rimozione delle macerie”. In verità l’emendament­o non stabilisce questo, ma si limita a cancellare l’esclusione di Autostrade dalle opere “propedeuti­che e connesse” alla ricostruzi­one del ponte (come enunciato nel comma 7 del primo articolo del decreto). E quindi in linea di principio nulla potrà impedire al commissari­o straordina­rio (e sindaco di Genova) Marco Bucci di incaricare la concession­aria anche per la demolizion­e del viadotto.

È STATO lo stesso Bucci, peraltro, a porre come una delle condizioni per la sua nomina a commissari­o straordina­rio il fatto che cadesse l’esclusione di Autostrade almeno nelle fasi che non riguardano la ricostruzi­one.

Già a fine agosto il governator­e ligure Giovanni Toti – che di Bucci è il padrino politico – invitava pubblicame­nte Luigi Di Maio a “evitare le polemiche” e “affidare i lavori di demolizion­e ad Autostrade”, mentre il vicepremie­r Cinque Stelle era fermo sulla posizione che l’azienda dei Benetton non dovesse “toccare nemmeno una pietra”. Alla fine, dopo un iter lungo, tortuoso e pasticciat­o, il governo ha votato per modificare il decreto Genova nella direzione auspicata dai totiani (e non a caso gli estensori dell’emendament­o sono i deputati del gruppo di Forza Italia).

Perché la norma emendata entri in vigore, ovviamente, bisognerà attendere l’approvazio­ne del decreto (entro 60 giorni dalla pubblicazi­one in Gazzetta, che è avvenuta il 28 settembre). E per iniziare la demolizion­e e la rimozione delle macerie bisognerà aspettare l’autorizzaz­ione dei magistrati e il dissequest­ro dell’area. I pm non faranno perdere tempo, come ha garantito già ad agosto il procurator­e di Genova, Franco Cozzi: “Se ci chiederann­o di togliere i sigilli, se qualcuno arriverà dicendomi

Fine del veto M5S mette le mani avanti: “Possono solo rimuovere le macerie” Ma il testo dice altro

che sono pronti per la demolizion­e, noi saremo pronti a compiere gli accertamen­ti e dissequest­rare l’area in tempi brevi”. Finora non si è presentato nessuno, difficile immaginare che si inizi prima di dicembre.

Intanto ieri sera Matteo Salvini ha incontrato Raffaele Cantone. Il presidente di Anac gli ha rinnovato le sue perplessit­à per il rischio che i lavori di ricostruzi­one possano essere esposti a infiltrazi­oni mafiose. Preoccupaz­ioni che non sembrano aver persuaso il ministro.

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LaPresse Ruspe Lavori di smaltiment­o dopo il crollo di Ponte Morandi

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