Macron, gli strilli di Brigitte per i suoi troppi amichetti
Parigi, dopo due settimane il nuovo ministro dell’Interno: è Castaner, responsabile del partito presidenziale. Dovrà gestire le tensioni sui migranti
Sono
servite due settimane a Emmanuel Macron e al suo premier, Édouard Philippe, per partorire il nome del nuovo ministro dell’Interno dopo le dimissioni di Gérard Collomb. Dopo giorni di trattative e rifiuti, la scelta è caduta su Christophe Castaner, fedelissimo di Macron, che sognava il ministero della place Beauvau da due anni. “Tanto rumore per nulla”, il primo commento dell’opposizione. “Con Macron il peggio è sicuro”, ha detto Marine Le Pen; la leader del Rassemblement national ha osservato: “Castaner tratta i membri dell’opposizione non come avversari politici, ma come nemici”. È dunque un macronista della prima ora il nuovo interlocutore di Matteo Salvini. Dati i precedenti, il dialogo tra i due pare sin d’ora difficile. A settembre, lanciando la campagna per le europee del partito di Macron, La République en Marche, di cui è delegato generale (ancora per poco), Castaner aveva parlato di “pi ro ma ni dell’Europa” riferendosi ai leader della Lega e di RN, e al premier ungherese Orbán. Durante la crisi dell’Aquarius, insistendo sulla necessità della “cooperazione europea”, aveva criticato “la politica della comunicazione pura e la demagogia in salsa Salvini”. L’ex socialista pendeva dalle labbra di Macron già da quando quest’ultimo era ministro dell’Economia di Hollande.
TRA I PRIMI A ADERIRE aEn marche!, è stato via via portavoce del partito e portavoce del governo. Fino a due giorni fa era segretario di Stato per le relazioni con il Parlamento. È il “bravo soldatino”, scriveva ieri il quotidiano della gaucheLibération. Ma non tutti pensano che Castaner sia adatto a vestire i panni di primo flic di Francia. Forse qualche dubbio lo ha lo stesso Macron che gli ha affiancato l’ex capo dei servizi segreti interni, Laurent Nunez, per occuparsi del tema delicato della sicurezza. Il nome del nuovo ministro dell’Interno era la novità più attesa del rimpasto di governo che Macron avrebbe evitato, se non fosse che i primi di ottobre Collomb ha annunciato di voler tornare a fare il sindaco di Lione. Su sfondo di divergenze politiche, le dimissioni di Collomb sono stati un secondo smacco dopo la partenza mediatica dell’ex ministro dell’Ecologia, Nicolas Hulot. Dal governo è uscita, senza sorprese, la ministra della Cultura, l’editrice Françoise Nyssen, coinvolta in un’inchiesta giudiziaria per lavori abusivi. È stata sostituita da Franck Riester, un ex dei Républicains. È stato inoltre promosso al posto di segretario di Stato nel ministero dell’Educazione Gabriel Attal, il portavoce di En marche! che aveva definitivo “vomitevole” la politica di Salvini sui migranti.