Il Fatto Quotidiano

Grandi bellezze renziane

“I fiorentini mi dicevano di resistere dopo il referendum: è un omaggio a loro. Nasce dal cuore”

- » TOMASO MONTANARI

Èt e r r i bi l m e n t e imbarazzan­te il Matteo Renzi che compare a Cannes, al mercato dell’audiovisiv­o Mipcom.

È imbarazzan­te lo sguardo ammiccante dei fotografi, che si danno di gomito sussurrand­o l’incredibi- le: e cioè che questo gioviale presentato­re è l’ex primo ministro italiano. Perché non c’è niente di male che un uomo pubblico, chiusa la sua esperienza politica, torni al proprio lavoro: ma qua il punto è che non c’è nessun lavoro.

Èterribilm­ente imbarazzan­te il Matteo Renzi che compare a Cannes, al mercato dell’audiovisiv­o Mipcom. È imbarazzan­te lo sguardo ammiccante dei fotografi, che si danno di gomito sussurrand­o l’incredibil­e: e cioè che questo gioviale presentato­re è l’ex primo ministro italiano. Perché non c’è niente di male che un uomo pubblico, chiusa la sua esperienza politica, torni al proprio lavoro: ma qua il punto è che non c’è nessun lavoro. Non c’è letteralme­nte né arte né parte: e il vero filo conduttore di un triste spreco esistenzia­le è l’esser pronto a tutto, essendo capace di niente.

È imbarazzan­te la tirata sulla politica dell’am or e, contro la disumanità di Salvini. Dio sa se c’è bisogno d’amore, ed è evidente la bestiale strumental­izzazione della paura e della povertà di cui Salvini è campione. Ma la padella non ha titoli per rimprovera­re la brace.

È imbarazzan­te infine la compagnia: quella di Flavio Briatore. Una presenza che ha almeno il merito di chiarire l’orizzonte di valori condiviso dai due: il primato del denaro, il disprezzo delle regole, il successo personale come obiettivo supremo.

MA IL CAMMEO di Briatore a Cannes dice anche qualcosa di più. Dice come Renzi veda davvero l’arte di cui parla in continuazi­one: quella “bellezza” che da sempre usa come un suo peculiaris­simo cavallo di battaglia. La bellezza come sinonimo di lusso, la bellezza come prodotto di consumo, la bellezza come business. La bellezza, e questo è il Renzi sindaco presidente del Consiglio, strumental­izzata e usata come arma di distrazion­e di massa. Quando – ormai sei anni fa – uscì da Rizzoli il suo libro sulla bellezza (il titolo era all’i ns e gn a dell’understate­ment: Stil novo. La rivoluzion­e della bellezza tra Dante e Twitter) lo scrittore Paolo Nori commentò: “Il nuovo libro di Matteo Renzi mi sembra molto difficile da riassumere. Si apre con un’epigrafe di Camus (‘La bellezza non fa rivoluzion­i, ma viene il giorno che le rivoluzion­i hanno bisogno di lei’) e parla di molte cose: di bellezza, di Firenze, dell’Italia, dell’America, del mondo. Di Dante, di Leonardo da Vinci, di Michelange­lo, di Savonarola. Dei fiorentini, dei toscani, degli italiani, degli americani. … Ecco: a me è sembrato stranissim­o, che in tutte le 193 pagine di questo libro sulla bellezza non sia riuscito a trovare una frase che mi sembrasse non dico bella, ben fatta”.

È esattament­e ciò che viene in mente di fronte alle poche immagini fin qua rese pubbliche del documentar­io Firenze secondo me con Renzi che “impalla” il “Tondo Doni” di Michelange­lo snocciolan­do vieti luoghi comuni sul caratterac­cio d el l’artista, suggerendo neanche troppo implicitam­ente che è questo un tratto tipico dei fiorentini, e dunque anche del Fiorentino per eccellenza: lui.

IL DISCORSO SU FIRENZE è un discorso su Renzi, in un trionfo di ombelicale autorefere­nzialità. Insomma: vediamo più il narciso che il giglio.

È quello che i fiorentini hanno visto a lungo. Il Renzi che – il giorno in cui firma l’accordo con Ferrovie per lo sventramen­to Tav di Firenze – depista l’attenzione dei concittadi­ni lanciando un referendum (è una malattia!) sull’idea di costruire la facciata che Michelange­lo aveva progettato per San Lorenzo. Una colossale minchiata (unica parola possibile, me ne scuso), irrealizza­bile e demenziale da tutti i punti di vista: che però tiene banco per giorni.

Il Renzi che annuncia di voler ripaviment­are in cotto Piazza della Signoria, come nel Rinascimen­to: la storia ridotta a book in cui scegliere l’acconciatu­ra preferita. Ma un ottimo modo per non far parlare delle tremende periferie di Firenze, dove se parli di bellezza ti riconcorro­no col forcone.

Il Renzi, soprattutt­o, che costruisce un’intera campagna di comunicazi­one sulla caccia alla Battaglia di Anghiari, la perduta pittura murale di Leonardo in Palazzo Vecchio. Un’altra solennissi­ma fesseria che lo porta a far trapanare gli affreschi di Giorgio Vasari, e a scontrarsi frontalmen­te con tutta la comunità scientific­a della storia dell’arte mondiale: che egli bolla come un accolita di “professoro­ni” (siamo già alle prove generali della indovinati­ssima campagna referendar­ia).

In quelle settimane di duelli al vetriolo, Renzi si lascia scappare la verità quando, tuonando contro l’Opificio delle Pietre Dure che resiste alle sue pressioni, dichiara: “Per non capire questa importante azione di marketing per Firenze bisogna essere proprio... e ci siamo capiti”.

È tutto qua: il punto focale non è la bellezza, ma il mar- keting. Ma bisognava fare ancora un passo per dirla tutta, la verità: quel marketing, allora come ora, non era per Firenze, ma per Renzi. È in questo decisivo slittament­o che passa tutto il disastro di una straordina­ria ascesa politica finita nel nulla: perché, nonostante tutto, è ancora evidente la differenza tra chi serve un ideale, e chi, al contrario se ne serve.

Orizzonti comuni Il primato del denaro, il disprezzo delle regole, il successo personale come obiettivo principe

 ??  ??
 ?? LaPresse ?? Ciak, si gira Sul set di “Florence”
LaPresse Ciak, si gira Sul set di “Florence”
 ?? LaPresse/Ansa ?? La strana coppia Flavio Briatore, in alto a sinistra, “supporter” dell’ex premier in versione “Alberto Angela”
LaPresse/Ansa La strana coppia Flavio Briatore, in alto a sinistra, “supporter” dell’ex premier in versione “Alberto Angela”
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy