JUNCKER È SOLO L’INIZIO: LA “GUERRA” PARTE ADESSO
Fatta la pace (fiscale), ora Matteo Salvini, Luigi Di Maio e la loro maggioranza devono affrontare il “nemico esterno”. Come Il Fatto ha scritto più volte, il bilancio presentato dal governo è in sé una (moderata) manovra di manutenzione dei conti in una fase in cui la crescita rallenta. Si potrebbero impiegare meglio le risorse? Probabile, ma non si tratta di nulla che possa sconvolgere nessuno. Poi c’è la politica, nel senso che quel bilancio è il primo passo fatto dall’Italia per smontare gli impegni del Fiscal compact che (quasi) tutti - Pd compreso - ritengono onerosi e controproducenti.
Le parole pronunciate ieri da Jean Claude Juncker, cui sono seguite le dure risposte dei due vicepremier, sono l’inizio di una manovra a tenaglia nelle intenzioni di Bruxelles: da un lato la bocciatura della manovra da parte della Commissione Ue, che però è in scadenza a maggio e può al massimo darci una sanzione; dall’altro la “punizione” dei mercati, spaventati dal conflitto istituzionale, via downgrade e pressione sui titoli di Stato (ieri, però, Borsa in recupero e spread in calo).
Tornando a Juncker, ieri ha detto varie cose, ma due ci sembrano particolarmente rilevanti. Quella che ha irritato Di Maio e Salvini: “Se accettassimo la deviazione proposta da ll ’ Italia, ci sarebbero reazioni virulente da parte di altri Paesi dell’eurozona”. E una che non è stata notata: “L’Europa funziona secondo regole prestabilite, prima dell’arr ivo dei governi (tondo nostro, n dr )”. Juncker dice, dal suo punto di vista, un’ovvietà : lo spazio per le scelte politiche è solo quel poco che resta fuori dalle cervellotiche regole fiscali Ue (tranne se non si è la Francia, che può non rispettarle “perché è la Francia” disse lui stesso due anni fa). Ovviamente, la Commissione - se “i mercati” non useranno la clava - potrà fare poco, ma non è il momento di rilassarsi. Come ha spiegato Paolo Savona qualche giorno fa: “Abbiamo lanciato il guanto di sfida alla vecchia Europa, ora dobbiamo vincere la guerra, perché guerra sarà”.