Non possiamo permetterci di pagare gli studi a tutti
La soluzione? Aumentare le tasse
C’è un solo argomento a sostegno dell’ abolizione del test di ingresso a medicina: negli ultimi anni è diventato il primo test per misurare la più utile delle doti per fare carriera in Italia, cioè la capacità di rivolgersi a un Tar per ottenere a colpi di ricorsi quanto non si riesce a raggiungere per via ordinaria. In un Paese dove è considerato un pericoloso disadattato chi non copia i compiti in classe o non usa “bigliettini”, al momento del test di medicina tutti sono pronti a impugnare la prova alla minima irregolarità (ce ne sono, così come inaccettabili pasticci amministrativi).
IL FATTO che questi test siano imperfetti e aridi perché a scelta multipla è una buona ragione per abolirli? Formare un medico costa allo Stato tra i 300 e i 500 mila euro, lo studente ne paga meno di 40 mila di tasse complessive. Permettere a tutti di frequentare medicina è non soltanto assurdamente costoso, ma anche iniquo: attraverso la fiscalità generale, tutti i contribuenti sussidierebbero la formazione di chi poi avrà una carriera in teoria remunerativa. Questo problema si può affrontare: moltiplichiamo per 5 le tasse universitarie, per cominciare (con borse di studio per i meritevoli non abbienti). Ma abo- lire il test è sbagliato anche per altre ragioni. È uno dei pochi momenti di verifica della qualità della formazione scolastica e individuale. Nel 2018 su 69.000 candidati, 19.000 non sono riusciti ad avere il punteggio minimo. Lo Stato deve garantire anche a loro una costosa formazione per la quale, evidentemente, non sono pronti? Chi non riesce a reggere lo stress di un esame a cro- cette, è bene che non si trovi mai in mano un bisturi.
In un Paese ostile a ogni selezione sulla base del merito, oggi il test nazionale con graduatorie a scorrimento richiede agli studenti di essere molto bravi o molto flessibili, o hanno abbastanza punti per scegliere in quale città immatricolarsi, o devono andare lontano da casa. Sistema imperfetto che penalizza chi non ha le risorse economiche per spostarsi, ma ha una logica.
Gli stessi argomenti per contestare il test valgono poi per contestare lo sbarramento che impedisce di proseguire se non si sono fatti gli esami fondamentali, l’accesso limitato alle specializzazioni e così via. È un diritto sognare di fare il medico. Ma è anche un diritto di noi pazienti e contribuenti avere medici preparati, selezionati e con un costo sostenibile per le casse pubbliche.
È un diritto sognare di fare il medico. Ma lo è anche avere medici preparati, selezionati e con un costo sostenibile per le casse pubbliche