Il Fatto Quotidiano

Tu sì, tu no: i bimbi stranieri e la lotteria della mensa

Il caso LodiC’è chi passa col timbro del consolato nigeriano, chi viene respinto perché mancano i documenti della zia

- » DAVIDE MILOSA

Niente certificat­i, niente mensa per i figli dei cittadini non comunitari. Siamo a Lodi dove la Lega comanda e il sindaco Sara Casanova non vuol sentir ragioni. La città è divisa in due e ieri una metà ha presidiato tutto il giorno piazza Broletto davanti al Comune. L’associazio­ne Liberi e uguali assieme a un gruppo di mamme ha tentato di incontrare il sindaco, che non si è fatta trovare. Per cinque volte è stato risposto che sindaco e assessori non erano presenti. Nel frattempo, grazie ai 60 mila euro di donazioni, buona parte dei bambini stranieri ricomincia a tornare in mensa.

MA È UNA SOLUZIONE di emergenza, peraltro tecnicamen­te non semplice: i pagamenti si dovrebbero fare separatame­nte per ciascun bambino, con relativo account. E chi è stato escluso dall’asilo pub- blico finirà in quelli privati. È necessario che qualcosa cambi a livello amministra­tivo. Il sindaco, forte dell’appoggio di Matteo Salvini che ieri ha risposto alle critiche di Roberto Fico (“Pensi a fare il presidente della Camera”), non ne vuole sapere. Questione di regolament­o. Che però non è chiaro e crea, oltre alle discrimina­zioni, un caos amministra­tivo. Allo stato le domande sono circa 200. Sette sono definite “approvabil­i”. Ma perché? Vediamole, con una premessa: l’autocertif­icazione, seguendo la delibera leghista, non è valida. Ecco, però, che un funzionari­o dell’ambasciato­re della Nigeria scrive: “Dalle ricerche e dalla autocertif­icazione resi, q ue st ’ Ambasciata certifica che il signore non ha reddito né proprietà in Nigeria”. Eppure l’autocertif­icazione non varrebbe, perché se valesse tutta la vicenda nemmeno sarebbe iniziata. Ma proseguiam­o. Dal Togo il presidente della delegazion­e speciale del Comune di Sokodé scrive: “Alla luce delle indagini svolte dal commissari­o della polizia locale si attesta che il signore non possiede alcuna risorsa né bene materiale in Togo”. Due cose: i documenti dei “vigili” di Sokodé non sono allegati, ma soprattutt­o il delegato di un singolo Comune certifica che la persona non ha beni nell’intero Togo. A cercare bene, poi, in rete c’è una foto di questi a- genti locali: alcuni di loro sono ritratti ai tavoli di legno senza divise e con qualche carta davanti. Ancora meglio il consolato moldavo: “Si comunica che non ha elemento comprovant­e che la cittadina sia titolare di redditi o di beni nel Paese”.

QUI SI ATTESTA un certificat­o non sulla base di documenti ma sull’assenza degli stessi. Qualcosa non torna. Ora poi si scopre che l’assenza di certificaz­ioni di un parente che sta sullo stato di famiglia dei genitori blocca l’accesso alle tariffe agevolate. Succede a una coppia di filippini. Mamma e padre hanno prodotto i certificat­i. Sono in regola? No, perché manca quello della zia, peraltro disabile. Storia dopo storia, si arriva a vietare la mensa anche ai bambini italiani. Succede a Ermanno che da anni convive con una ragazza della Costa d’Avorio. “Mia figlia – dice – ha 7 anni, fa la terza elementare ed è italiana di nazionalit­à. La mia compagna che vive in Italia da più di 10 anni e che ha fatto richiesta per la cittadinan­za, non è in grado di produrre i certificat­i. Abbiamo chiesto all’ambasciata di Roma che ci ha spiegato che è impossibil­e averli ”. Oggi in giunta dovrebbe arrivare una nuova delibera per correggere il regolament­o e ampliare il parterre dei Paesi dove oggettivam­ente non è possibile recuperare i documenti. A Lodi le maggiori comunità sono albanesi ed egiziani, oggi escluse dalla lista.

La protesta

Ieri il sindaco non si è fatto trovare Oggi la delibera “correttiva” Ma Salvini attacca Fico

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Ansa In piazzaIl Coordiname­nto Uguali Doveri distribuis­ce panini in piazza Broletto, sede del municipio
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