“Truffa Alitalia, i riposi dei piloti pagati dalla cassa integrazione”
integrazione per i piloti e gli assistenti di volo Alitalia al posto dei riposi. La differenza è notevole: previsti dal contratto e dalle leggi, i riposi li deve pagare l’azienda, la cassa integrazione, invece, la paga lo Stato, cioè noi contribuenti. Sono anni che lo scambio va avanti e a Fiumicino è il segreto di pulcinella, i giorni di riposo saltati in tutto questo tempo sono centinaia di migliaia e le giornate di cassa integrazione pure. Ma nessuno fino a ora aveva mai osato scoperchiare il pentolone. Forse perché per un dipendente è difficile di primo acchito distinguere tra riposi e Cassa, dal momento che nell’un caso e nell’altro la conseguenza è la stessa, cioè si resta a casa. O forse perché il trucco andava bene a tutti, compreso i sindacati e il ministero del Lavoro che ha sempre pagato senza batter ciglio. La lacuna ora è colmata dall’Ispettorato territoriale del lavoro di Roma che ha condotto un’indagine meticolosa e molto lunga all’interno dell’azienda che Il Fatto Quotidiano ha potuto consultare. Più di 500 tra comandanti, piloti e assistenti di volo sono stati interrogati nel corso di settimane e mesi di ricerche.
IL PRIMO atto di questo lavoro è stata una sanzione amministrativa di circa 3 milioni e mezzo di euro. Il secondo atto è ancora più pesante: una relazione inviata alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Civitavecchia, territorialmente competente su Alitalia. L’ipotesi di reato ipotizzata sono due: “Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e frode informatica (articoli 640 bis e ter del Codice penale)”. Secondo gli ispettori del lavoro i responsabili di questo andazzo sono i capi dell'azienda di prima e dopo il fallimento, da Luca Cordero di Montezolo a James Reginald Hogan a Cramer Mark Ball fino ai tre commissari straordinari attuali: Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari.
Inps e Ispettorato del lavoro stanno lavorando, infine, a un terzo atto incentrato sull’evasione contributiva che deriverebbe dall’uso massiccio delle indennità da parte di Alitalia a discapito della retribuzione normale. Dopo l’indagine riguardante il personale di volo, l’Ispettorato del lavoro indagherà an- che sulla Cassa integrazione del personale di terra. In questo caso l’attenzione sarà concentrata non sullo scambio tra riposi e Cassa, ma sulla constatazione che, in presenza di lunghi periodi di Cassa integrazione, l’azienda ha spostato parte del lavoro all’esterno, cioè ha dato in appalto molte attività fino a quel momento svolte da dipendenti interni. Non solo, ma in alcuni casi la compagnia di Fiumicino mentre da una parte continuava a perorare la necessità della Cassa sostenendo che c’era personale in esubero, dall’altra lanciava addirittura bandi per l’assunzione di altri lavoratori.
In versione solidarietà o Cassa integrazione, gli ammortizzatori sociali per la compagnia di Fiumicino sono da anni una costante e l’azienda intende proseguire anche in futuro sulla stessa strada. Alcuni giorni fa Alitalia ha comunicato l’intenzione di prolungare la Cassa per altri 5 mesi, dal primo novembre prossimo al 23 marzo 2019 per 609 comandanti, 626 piloti, 3.250 assistenti di volo, più 5.719 dipendenti di terra. Gli ispettori del lavoro hanno accertato che in tre anni, dal 2015 al 2017, a quasi tutti i dipendenti dell’aria sono stati negati i riposi per un totale di 163.975 giornate. Sempre secondo gli ispettori una prassi del genere contraddice la normativa comunitaria e nazionale in materia di turni e riposi e viola le norme sulla salute e la sicurezza sul lavoro. Gli ispettori fanno notare che nello stesso periodo di tempo Alitalia ha chiesto e ottenuto l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, dapprima con un contratto di solidarietà e poi da maggio 2017, quando sono entrati in campo i tre commissari straordinari, con la Cassa integrazione. La causale per ottenere queste provvidenze è sempre stata la “crisi aziendale” che gli ispettori però negano. Non mettono ovviamente in discussione che l’Alitalia versi in pessime acque, ma sostengono che proprio la vicenda delle centinaia di migliaia di riposi negati dimostra che “non sussistono elementi tali da determinare gli esuberi dichiarati”.
I riposi per il personale na- vigante sono disciplinati da una normativa precisa, il Decreto legislativo del 19 agosto 2005 che ha recepito una direttiva comunitaria del 2000. L’orario di lavoro massimo annuale è previsto sia di 2.000 ore, mentre il tempo di volo non può superare le 900 ore. Per quanto riguarda i riposi è stabilito che “al personale dell’aviazione civile vengono assegnati giorni liberi da ogni tipo di servizio e di riserva... nella misura di almeno 7 giorni per ciascun mese di calendario e comunque di almeno 96 giorni per ciascun anno di calendario”. Il Contratto di lavoro del 2014 ha esteso il diritto a 120 riposi annui. Secondo gli ispettori del lavoro la responsabilità di questa condotta aziendale giudicata truffaldina è del vertice e pure dei dirigenti un gradino sotto. E una responsabilità ce l’hanno pure i sindacati aziendali che in tutti questi anni non hanno mai obiettato alcunché. Invece Alitalia fa sapere che “le conclusioni cui sono pervenuti gli ispettori riguardano esclusivamente i riposi e le ore di volo, ma non la cassa integrazione e verranno contestate perchè definiscono una riduzione dei limiti stabiliti dalla legge. Presenteremo ricorso”.
Regole calpestate
Per il personale di volo 120 giorni a casa l’anno. Ma per 3 anni a carico dello Stato. Verifiche sui contributi evasi e sui dipendenti di terra