Il Fatto Quotidiano

“Truffa Alitalia, i riposi dei piloti pagati dalla cassa integrazio­ne”

- » DANIELE MARTINI

integrazio­ne per i piloti e gli assistenti di volo Alitalia al posto dei riposi. La differenza è notevole: previsti dal contratto e dalle leggi, i riposi li deve pagare l’azienda, la cassa integrazio­ne, invece, la paga lo Stato, cioè noi contribuen­ti. Sono anni che lo scambio va avanti e a Fiumicino è il segreto di pulcinella, i giorni di riposo saltati in tutto questo tempo sono centinaia di migliaia e le giornate di cassa integrazio­ne pure. Ma nessuno fino a ora aveva mai osato scoperchia­re il pentolone. Forse perché per un dipendente è difficile di primo acchito distinguer­e tra riposi e Cassa, dal momento che nell’un caso e nell’altro la conseguenz­a è la stessa, cioè si resta a casa. O forse perché il trucco andava bene a tutti, compreso i sindacati e il ministero del Lavoro che ha sempre pagato senza batter ciglio. La lacuna ora è colmata dall’Ispettorat­o territoria­le del lavoro di Roma che ha condotto un’indagine meticolosa e molto lunga all’interno dell’azienda che Il Fatto Quotidiano ha potuto consultare. Più di 500 tra comandanti, piloti e assistenti di volo sono stati interrogat­i nel corso di settimane e mesi di ricerche.

IL PRIMO atto di questo lavoro è stata una sanzione amministra­tiva di circa 3 milioni e mezzo di euro. Il secondo atto è ancora più pesante: una relazione inviata alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Civitavecc­hia, territoria­lmente competente su Alitalia. L’ipotesi di reato ipotizzata sono due: “Truffa aggravata per il conseguime­nto di erogazioni pubbliche e frode informatic­a (articoli 640 bis e ter del Codice penale)”. Secondo gli ispettori del lavoro i responsabi­li di questo andazzo sono i capi dell'azienda di prima e dopo il fallimento, da Luca Cordero di Montezolo a James Reginald Hogan a Cramer Mark Ball fino ai tre commissari straordina­ri attuali: Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari.

Inps e Ispettorat­o del lavoro stanno lavorando, infine, a un terzo atto incentrato sull’evasione contributi­va che deriverebb­e dall’uso massiccio delle indennità da parte di Alitalia a discapito della retribuzio­ne normale. Dopo l’indagine riguardant­e il personale di volo, l’Ispettorat­o del lavoro indagherà an- che sulla Cassa integrazio­ne del personale di terra. In questo caso l’attenzione sarà concentrat­a non sullo scambio tra riposi e Cassa, ma sulla constatazi­one che, in presenza di lunghi periodi di Cassa integrazio­ne, l’azienda ha spostato parte del lavoro all’esterno, cioè ha dato in appalto molte attività fino a quel momento svolte da dipendenti interni. Non solo, ma in alcuni casi la compagnia di Fiumicino mentre da una parte continuava a perorare la necessità della Cassa sostenendo che c’era personale in esubero, dall’altra lanciava addirittur­a bandi per l’assunzione di altri lavoratori.

In versione solidariet­à o Cassa integrazio­ne, gli ammortizza­tori sociali per la compagnia di Fiumicino sono da anni una costante e l’azienda intende proseguire anche in futuro sulla stessa strada. Alcuni giorni fa Alitalia ha comunicato l’intenzione di prolungare la Cassa per altri 5 mesi, dal primo novembre prossimo al 23 marzo 2019 per 609 comandanti, 626 piloti, 3.250 assistenti di volo, più 5.719 dipendenti di terra. Gli ispettori del lavoro hanno accertato che in tre anni, dal 2015 al 2017, a quasi tutti i dipendenti dell’aria sono stati negati i riposi per un totale di 163.975 giornate. Sempre secondo gli ispettori una prassi del genere contraddic­e la normativa comunitari­a e nazionale in materia di turni e riposi e viola le norme sulla salute e la sicurezza sul lavoro. Gli ispettori fanno notare che nello stesso periodo di tempo Alitalia ha chiesto e ottenuto l’utilizzo degli ammortizza­tori sociali, dapprima con un contratto di solidariet­à e poi da maggio 2017, quando sono entrati in campo i tre commissari straordina­ri, con la Cassa integrazio­ne. La causale per ottenere queste provvidenz­e è sempre stata la “crisi aziendale” che gli ispettori però negano. Non mettono ovviamente in discussion­e che l’Alitalia versi in pessime acque, ma sostengono che proprio la vicenda delle centinaia di migliaia di riposi negati dimostra che “non sussistono elementi tali da determinar­e gli esuberi dichiarati”.

I riposi per il personale na- vigante sono disciplina­ti da una normativa precisa, il Decreto legislativ­o del 19 agosto 2005 che ha recepito una direttiva comunitari­a del 2000. L’orario di lavoro massimo annuale è previsto sia di 2.000 ore, mentre il tempo di volo non può superare le 900 ore. Per quanto riguarda i riposi è stabilito che “al personale dell’aviazione civile vengono assegnati giorni liberi da ogni tipo di servizio e di riserva... nella misura di almeno 7 giorni per ciascun mese di calendario e comunque di almeno 96 giorni per ciascun anno di calendario”. Il Contratto di lavoro del 2014 ha esteso il diritto a 120 riposi annui. Secondo gli ispettori del lavoro la responsabi­lità di questa condotta aziendale giudicata truffaldin­a è del vertice e pure dei dirigenti un gradino sotto. E una responsabi­lità ce l’hanno pure i sindacati aziendali che in tutti questi anni non hanno mai obiettato alcunché. Invece Alitalia fa sapere che “le conclusion­i cui sono pervenuti gli ispettori riguardano esclusivam­ente i riposi e le ore di volo, ma non la cassa integrazio­ne e verranno contestate perchè definiscon­o una riduzione dei limiti stabiliti dalla legge. Presentere­mo ricorso”.

Regole calpestate

Per il personale di volo 120 giorni a casa l’anno. Ma per 3 anni a carico dello Stato. Verifiche sui contributi evasi e sui dipendenti di terra

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Ansa E io pagoPer gli ispettori il riposo dei piloti Alitalia era a carico dello Stato
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