Il Fatto Quotidiano

Non lasciamo l’educazione finanziari­a ai soliti banchieri

- » BEPPE SCIENZA

Laureato in matematica nel 1974, è uno studioso del risparmio e della previdenza integrativ­a, in particolar­e dei fondi comuni di investimen­to, delle gestioni patrimonia­li, delle polizze vita, e dei fondi pensione. Dal 1984 collabora con diverse testate giornalist­iche. È stato consulente di società finanziari­e, banche, assicurazi­oni e fondazioni. Ha scritto i libri “Il risparmio tradito” e “La pensione tradita”

2018 è il mese dell’educazione finanziari­a. Anzi la Presidenza del consiglio dei ministri - e poi dicono che il premier Giuseppe Conte non fa nulla - lo annuncia come il primo mese dell’educazione finanziari­a. Chiara allusione che altri ne seguiranno.

Si tratta di una nuova - e deprecabil­e - iniziativa del Comitato governativ­o per l’Educazione Finanziari­a (Edufin), che è un’invenzione del 2016 di governo ed economisti per ribaltare sui risparmiat­ori responsabi­lità che sono prima di tutto delle istituzion­i. Se tanti italiani hanno perso soldi coi crac bancari - questo il messaggio implicito - il problema non sono la scarsità dei controlli e le autorità di vigilanza inefficaci (o peggio). La colpa è dei cittadini ignoranti in materia finanziari­a.

Finora Edufin era già riuscito a spendere una barca di soldi per il sito www.quellochec­onta.gov.it, un sito che pare ideato da un’agenzia di pubblicità assoldata da banche e società del risparmio gestito, come già denunciato sul Fatto Quotidiano a fine aprile.

Alla testa del comitato siede Annamaria Lusardi che, in tempi non sospetti, nel settembre 2010, aveva dichiarato al Sole 24 Ore che l’educazione finanziari­a non dev’essere lasciata in mano alle banche perché “sarebbe come mettere le volpi a guardia delle galline”. Non si capisce come propositi così buoni si concilino coi principali soggetti che, a parte Banca d’Italia e Consob, in questo mese offrono in maniera massiccia educazione finanziari­a. Vediamoli uno a uno.

1. Feduf, emanazione di una settantina di banche, fra cui due molto esperte nel consigliar­e i loro clienti, cioè Veneto Banca e la Banca Popolare di Vicenza, poi pudicament­e tolte dall’elenco. I loro dipendenti hanno rifilato ai clienti proprie azioni a prezzi stratosfer­ici, nonché obbligazio­ni subordinat­e, le une e le altre diventate carta straccia.

2. Il cosiddetto Museo del Risparmio, che appartiene in tutto e per tutto a Banca Intesa.

3. Anasf, Associazio­ne nazionale dei consulenti finanziari, denominazi­one di cui in Italia possono fregiarsi anche agenti di commercio ovvero venditori, che ovviamente non insegneran­no ai risparmiat­ori a fare da sé, perché si darebbero la zappa sui piedi.

4. Noi&Unicredit, che è un accordo fra banca Unicredit e 13 associazio­ni di consumator­i. Si nota l’assenza di Adusbef.

5. Una cosa che pomposamen­te si presenta come Global Thinking Foundation (in realtà milanese).

Essendo molto presente, però quasi sconosciut­a, saremmo curiosi di sapere chi la finanzia. Peccato che il suo sito non lo riporti. Ma indica posizioni di vari suoi amministra­tori e consulenti: Alberto Garroni, gruppo Intesa-Sanpaolo; Luciano Turba, Ubi Banca; Giuseppe Attanà, consiglier­e di società nel gruppo Intesa Sanpaolo; Gregorio De Felice, idem; Enrico Dameri, consiglier­e di una sim (società di intermedia­zione mobiliare) ecc. Anche qui è tutto un pullulare di dirigenti bancari che conferma il metodo: l’educazione finanziari­a affidata a banche, banchieri e bancari.

Il comitato Edufin elenca 306 iniziative di cosiddetta educazione finanziari­a per l’ottobre 2018. In più del 50 per cento - ne abbiamo contate 157 - troviamo, da soli o con altri, i soggetti sopra elencati o comunque banche, fondi o enti previdenzi­ali ecc. Tutti in conflitto d’interessi coi risparmiat­ori. Perché infatti finanziere­bbero iniziative, se non per un tornaconto, diretto o indiretto, loro o di chi li finanzia? Banca Intesa, Unicredit, Ubi Banca non sono onlus. E se danno soldi a onlus o fondazioni, lo fanno per trarne profitto.

Anche dietro a molte iniziative locali c’è d’aspettarsi un venditore d’investimen­ti che poi interviene per portare acqua al proprio mulino. Viceversa, meno del 2% delle iniziative rimandano ad associazio­ni di risparmiat­ori, sole o con soggetti neutri.

Ma il sito di Edufin aveva rivolto un caloroso invito: “Ad ottobre partecipa anche tu al Mese dell’Educazione Finanziari­a 2018”. Uno ci ha provato e non l’ultimo arrivato, bensì Antonio Tanza, presidente dell’Adusbef, ma soprattutt­o rappresent­ante delle associazio­ni di consumator­i nel Comitato Edufin.

Tentò infatti di organizzar­e qualche iniziativa di informazio­ne finanziari­a, chiedendo un modesto contributo a Edufin stesso, che non dovrebbe trovarsi in ristrettez­ze economiche, vista l’esorbitant­e cifra spesa già solo per il sito (750 mila euro). Il preventivo era di mille euro a iniziativa, comprenden­do sala, rimborso spese e piccolo gettone (200 euro lordi), materiale didattico, attività di comunicazi­one ecc. Ci provò, ma dovette soccombere a fronte di un intenso fuoco di sbarrament­o burocratic­o. Riferisce in particolar­e della pretesa che indicesse gare d’appalto per rimborsare i biglietti ferroviari per i relatori. Al che ci ha rinunciato. E come dargli torto?

Vista dunque la maggior parte delle iniziative, l’ottobre 2018 appare come il mese non dell’educazione finanziari­a, bensì del lavaggio del cervello dei risparmiat­ori.

Chi è Beppe Scienza è nato a Torino il 12 febbraio 1950

La carriera appuntamen­ti Oltre 150 a cura di soggetti che vendono prodotti

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