ZIGZAGANDO I PARTITI MUOIONO (VEDI BAVIERA)
Irisultati delle elezioni in Baviera segnalano una disfunzione comportamentale della politica contemporanea che ricorda molto il rapporto delle donne con i loro capelli. La storia per cui una donna riccia non può fare a meno della piastra, così come una donna liscia si appella alla permanente, come se assomigliarsi un po’ meno fosse garanzia immediata di maggior fascino, può essere facilmente applicata ai partiti di oggi.
I cristiano - sociali della Csu, freschi di piega xenofobo- populista ad opera del coiffeur Horst Seehofer, hanno perso 12 punti sulle ultime regionali. Il loro leader, nonché ministro dell’Interno tedesco, si atteggiava a sovranista anti-migranti fino a congetturare un ‘asse dei volenterosi’ con Salvini e Orbán e tenendo in ostaggio la Merkel e tutta la Grande Coalizione. Obiettivo: un ’ operazione mimetica per somigliare sempre di più all’estrema destra ( Afd), che in Baviera ha portato a casa l’11%. Pare che Seehofer avesse anche in mente di farsi biondo come Alice Weidel, la giovane leader Afd, ma all’ultimo abbia desistito. Fatto sta che non solo l’operazione camaleonte non ha portato voti a destra, ma ne ha anche fatti perdere tra gli elettori più legati ai valori cristiani, che hanno preferito i Verdi. Il cui primo segreto è tutto in questa frase della giovane leader Katharina Schulze: “Siamo l’unico partito che non continua a fare zig zag”. Per i Verdi, l’erba del vicino non era più verde di loro: così non hanno sentito il bisogno di camuffarsi da qualcun altro.
Ma il popolare che si veste da sovranista non è certo il primo della serie: le vere apripista dell’arte mimetica sono state le varie sinistre europee, che da vent’ anni e più si sottopongono a permanenti liberiste che hanno finito per renderle quasi calve.
Date le evidenze tricologiche, appare effettivamente geniale la scelta delle due figure da cui il Pd democratico ha scelto di ripartire: se non può essere Minniti, che sia Zingaretti. O viceversa.