Il Fatto Quotidiano

Le mille vite di Mister Pc Allen, l’altro volto Microsoft

Seattle state of mind Inventore seriale, socio di Bill Gates, proprietar­io di squadre sportive, di yacht, esplorator­e degli abissi, fan di Hendrix

- » STEFANO PISTOLINI

Per descrivere la personalit­à di Paul Allen, l’ex-socio di Bill Gates e il cofondator­e della Microsoft, morto l’altroieri a 65 anni al termine di una battaglia con un linfoma cominciata quando ne aveva 29, bisogna collocarlo, in senso psicologic­o prima che geografico, nel cuore del Nordovest americano. Seattle, la città dove Allen è nato e morto, è la sintesi di qualcosa che non è solo un’atmosfera, ma è un modo particolar­e d’essere e pensare americano, il più vicino che ci sia rispetto al progetto originale di questa nazione. Allen è stato un grande esempio di uomo di successo del Nordovest, oltre che l’ultima incarnazio­ne di quei modelli che lui stesso ha adorato, nella sua bulimica voglia di vivere: perché c’è stato il Paul Allen inventore seriale, l’Allen businessma­n, il proprietar­io di un impression­ante numero di franchigie sportive profession­istiche della sua regione, l’e splo rato re degli abissi alla ricerca di relitti sensaziona­li, il cacciatore di extraterre­stri, il fon- datore del museo di Jimi Hendrix nonché il chitarrist­a di una rock band chiamata “I cresciuti”, il pianificat­ore di viaggi nello spazio e il proprietar­io di due yacht che paiono incrociato­ri. E poi, cerchiamo di non dimenticar­lo, Paul è stato colui che ha messo insieme il puzzle di un oggetto che un tempo si chiamava “personal computer” e che, diffondend­osi, avrebbe cambiato la nostra civiltà.

TUTTO CIÒ, LUI L’HA FATTO in puro stile northweste­rner: vestito casual, in jeans e sneakers, disinteres­sato alle formalità, con un inscindibi­le legame per gli amici d’infanzia che diventeran­no i compari nella conquista del mondo e con uno straordina­rio istinto superiore - lo stesso padroneggi­ato da altri giovanotti del suo giro come Gates e Steve Ballmer, o come il concittadi­no Jeff Bezos, che inventò Amazon.

La loro è l’audace reinvenzio­ne dello spirito d’impresa tradiziona­le, basata sull’individual­ismo, la creatività e la competenza, secondo il credo che nessun traguardo sia precluso a chi abbia idee, capacità ed ener- gie. Un gruppo di eterni ragazzi, visibilmen­te spiazzati dagli anni che passano e disinvolta­mente distaccati dalle sproposita­te ricchezze accumulate – i conti in tasca ad Allen quantifica­no un patrimonio di 17 miliardi di dollari, che ne fa una delle 50 persone più ricche del pianeta – e invece sempre a caccia di oggetti del desiderio su cui misurare le proprie capacità, l’intelligen­za e l’acume. Nel 2000 Allen esce da Microsoft, al termine di roventi dispute economiche con Bill Gates, iniziate già negli anni ‘80, riguardo alla cessione e al valore delle sue azioni. Alla fine Allen sgombra dal direttivo della corporatio­n, mantenendo­ne però l’8 percento del pacchetto azionario e dedicandos­i a un’i m pr e s s i o na n t e quantità di nuove attività, nei più svariati campi della ricerca. Con una priorità, anche in questo caso nel solco della tradizione del nordovest: la filantropi­a.

OVVERO, SECONDO il credo dei più illuminati capitalist­i americani, la restituzio­ne e la rimessa in circolo dei formidabil­i ammassi di denaro accumulati in tempi brevissimi grazie alle proprie capa- cità. È il concetto che più di ogni altro rappresent­a lo spirito di Paul Allen e soci: il travolgent­e slancio nel raggiunger­e traguardi, non allo scopo primario di esaltare il proprio status, ma per acquisire strumenti che, utilizzati con sapienza, producano progresso nella vita di tutti. Finché ha vissuto Allen ha donato due miliardi di dollari per sostenere, finanziare e lanciare progetti filantropi­ci di ogni genere, nel campo dell’istruzione, della sanità dell’ambiente, del benessere della sua città e della protezione della natura di quei posti, oltre che della ricerca scientific­a e tecnologic­a. Ora la Paul Allen Family Foundation si prepara a devolvere la metà dei propri averi, per sostenere progetti ancora più ambiziosi. E tutto questo, come vuole la leggenda, è cominciato nel solito garage, con un amico che come lui aveva il pallino delle macchine capaci di fare cose sbalorditi­ve. Allen non si è mai laureato, ha coltivato una miriade d’interessi che disorienta­no chi provi a delimitarn­e la personalit­à, soprattutt­o è stato innamorato della vita con una fame che ricorda un altro grande scomparso di questa generazion­e di pacifici eroi, come Steve Jobs. Per fortuna, si direbbe che l’America non abbia inaridito la propria vena e continui a mettere in circolo personalit­à-matrice come queste. E oggi dunque, rendendo omaggio a una venerabile figura come Paul Allen, viene da pensare che proprio questa umana fertilità resti uno dei meriti più apprezzabi­li del Grande Paese.

Chi era Paul Allen, 65 anni, è nato e morto a Seattle

La carriera Conosce Bill (2 anni più giovane) alla scuola privata; nel 1975 fondano la Microsoft, e producono linguaggi per computer e sistemi operativi. Entra ed esce dalla società in espansione dopo aver creato il Personal computer e restandone azionista

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Ansa Linfoma Allen era malato da quando aveva 29 anni.A destra, con Gates
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