“Attacchi di panico”: un romanzo li svela
Neurologo Rosario Sorrentino inventa la storia di Laura, più reale di quanto si pensi
All’improvviso cambia tutto, ogni certezza salta, ogni parametro si altera, o peggio si azzera; all’improvviso si è vulnerabili, preda del possibile quanto dell’ineluttabile, fragili nelle consapevolezze acquisite, persi nelle ataviche debolezze.
COSÌ IN UN ATTIMO, in quell’attimo “non ho capito più niente, pensavo di avere un infarto, ho sentito un peso e poi delle fitte al petto, il braccio addormentato, la bocca che mi si storceva, e non riuscivo più a respirare, né a parlare”, racconta Roberto, uno dei protagonisti del libro. E no, non è un attacco di cuore, anche se i sin- tomi sembrano non lasciare scampo all’incertezza, è un Attacco di panico (edito da Mondadori), come racconta il professor Rosario Sorrentino nel suo primo romanzo, e su un tema a lui vicino vista la specializzazione in neurologia.
Un fenomeno purtroppo molto diffuso, molto più di quanto si immagini, basta verificare la continua crescita dei dati sui farmaci necessari per le cure; eppure si evita di parlarne, c’è un pudore totale, come se fosse una sconfitta rispetto alla società, o peggio un indice di follia. “Avrei preferito avere entrambe le gambe spezzate, amputate, piuttosto che pronunciare quelle parole che mi suonarono come una resa totale”, si sfoga Laura, la protagonista del romanzo. E qui inizia il suo percorso, quello tracciato da Sorrentino per accompagnare il lettore nel sentiero del dolore puro, la mancata condivisione, quindi della solitu- dine mentale e fisica; la difficoltà nel comprendere la necessità delle cure e la perseveranza a non mollare, anche quando l’abbandono di se stessi appare come l’unica soluzione praticabile ed efficace.
ESTRANIATI dal e nelmondo da quella che la protagonista definisce “Bestia” per come si presenta, per come cinicamente appare, per come sa dissimulare la sua presenza per poi apparire più feroce di prima; in grado di conoscere i punti deboli e lì insinuarsi per poi nuovamente esplodere.
“Oramai era chiaro, la mia coscienza era come posseduta, infettata da un flusso continuo di idee e di pensieri a me ostili che non riuscivo a contrastare e che con il passare dei minuti acquisiva sempre maggiore forza (...) Ero consapevole che la mia scelta, le mie parole fossero assurde, ma sentivo che non potevo agire altrimenti (...) non mi fidavo dei messaggi provenienti dal mio corpo che si sprigionavano in modo fulmineo”, continua Laura.
Fino a quando si è costretto a cambiare la prospettiva dello specchio di fronte a noi, a resettare anni e anni di stratificazione mentale, a uscire dalla vergogna, a capire che non si è soli. Anche grazie a un romanzo.