SALVINI RIVENDICA LA PORCATA: IL GOVERNO VACILLA
DI MAIO: “NON PASSERÀ MAI”. CONTE: “SABATO UN NUOVO CDM PER CANCELLARLA”. SALVINI&C.: “NON VENIAMO, CONDONO OK COSÌ”
Dice il vicepremier Luigi Di Maio che “lo spreadè a 327 perché i mercati pensano che il governo non sia più compatto”. E non devono essere dotati di particolare acume, questi mercati, per intravedere nella giornata di ieri lo scricchiolio – per la prima volta così rumoroso – della maggioranza gialloverde. Finora si è retta su faticosi compromessi, ha digerito bocconi amari e ha celato la reciproca e profonda disistima sotto la copertina del Contratto di governo. Ma la storia del condono fiscale e penale per gli evasori, finita non si sa bene come nel decreto licenziato da Palazzo Chigi lunedì, si consuma in un giorno in cui il matrimonio d’interesse tra Lega e Cinque Stelle mostra tutti i livori repressi in questi quattro mesi di convivenza forzata.
Luigi Di Maio si è riavuto dalla serata a Porta a Porta con la sveglia del viceministro all’Ec onom ia Massimo Garavaglia: altro che la “manipolazione” denunciata in tv dal leader grillino, “il testo (del decreto fiscale, ndr) lo conoscevamo tutti”. Linea confermata dall’intero fronte leghista che rivendica il provvedimento e a tutto pensa tranne che a stralciarlo, come chiedeva da Vespa il capo politico grillino. La parola fine la scrive Matteo Salvini alle quattro di pomeriggio, con un certo sprezzo di alcuni dei cavalli di battaglia mediatici del Movimento: “Non si può costruire di giorno e smontare di notte. Non ci sono regie occulte, invasioni degli alieni oppure scie chimiche”.
COSÌ, appurato che la manina occulta non è, ma siede al governo con loro, i Cinque Stelle prendono atto che i compagni dei banchi di governo si sono fatti riottosi.
È un martellamento che va avanti tutto il giorno. Prima le assicurazioni: “Mai vista né condivisa”, spiega ancora il viceministro Garavaglia, la norma che provocherebbe aumenti delle Rc Auto al Nord per effetto di uno sgravio al Sud. Poi le grandi opere: “Se comincio a fare un buco in una montagna, preferisco finirlo piuttosto che lasciarlo a metà”, è la metafora con cui Matteo Salvini ha fatto la sua personalissima analisi costi-benefici del tunnel al Brennero (estesa poi a Pedemontana, Terzo Valico e gasdotto pugliese), proprio nel giorno in cui il ministro M5S Fraccaro aveva detto a Bolzano che i lavori della talpa andavano fermati.
Vista la mala parata, Giuseppe Conte, il premier che ieri era in trasferta a Bruxelles, prima concilia: “Sabato mattina ci sarà un Consi- glio dei ministri perché porterò il risultato della rilettura del decreto e avremo quindi la possibilità di confermare” il testo o “nel caso, dirimere qualche dubbio politico che è sorto”. Poi capisce che non è aria: Salvini ha tirato fuori dall’agenda una serie di impedimenti che lo terranno lontano da Roma. Con Inter- Milan in calendario, sabato, proprio non ha testa per pensare ad altro: “Entro in clima derby...”. Conte a quel punto si stizzisce. Per qualcuno arriva a minacciare le dimissioni, in serata smentite dal suo portavoce. Agli impegni di Salvini risponde a muso duro: “Il premier sono io, decido io che si svolga un Consiglio dei ministri”. Ma dalla Lega fanno filtrare che, se manca il Capitano, nessuno dei ministri del Carroccio si presenterà a Palazzo Chigi. Di Maio è costretto ad abbassare i toni: “Possiamo continuare a risponderci a mezzo stampa per sempre, ma spero che possa rinunciare a qualche appuntamento e risolvere questa questione”. E in serata anche Salvini tende una mano: “Basta litigi”.
ECCO, i pensieri dei mercati, per dirla con Di Maio, non sono poi così campati per aria. Sono gli stessi sherpa leghisti e grillini a parlare apertamente dei rischi per la tenuta della maggioranza. E Di Maio arriva a scomodare una perifrasi da Prima Repubblica chiedendo “un chiarimento politico” agli alleati. Lo stesso che invoca come “urgente” il presidente della Camera Roberto Fico, visto che “il condono non è nel contratto”. La traduzione per conto dei compagni di partito più istituzionali la fa il sottosegretario 5Stelle Michele Dall’Orco: “Salvini se ne faccia una ragione, è al governo con il Movimento 5 Stel-
Salvini se ne faccia una ragione, è al governo con il Movimento 5 Stelle e NON con Berlusconi
MICHELE DALL’ORCO (M5S)
Secondo round L’ira di Conte, poi: “Non lascio”. Ministri convocati sabato. Il leghista lo irride: “Non posso, ho il derby”
le e NON con Berlusconi”.
Intorno, chi non ha il compito o non è uso sfornare dichiarazioni, ragiona su quello che è successo davvero quel famoso lunedì in cui lo scudo è spuntato nel decreto fiscale: “È anche stavolta il frutto di un modo di lavorare disordinato, che
non segue alcun metodo, che non ha alcuna organizzazione. La fretta, i ritardi, le approssimazioni. Per questo vengono le cose fatte male”. Però il concetto, ça va sans dire, funziona meno dei complotti quando lo racconti in tv. E poi, mica si può denunciare in Procura. A proposi- to. Da Vespa, Di Maio annunciava: “Depositerò subito un esposto”. L’unico reato che si sarebbe potuto ravvisare è il falso in atto pubblico. Ma non era il caso del testo, ancora non ufficiale. In piazzale Clodio, ieri, non si è visto nessuno.