Strega, quelli che “Pronto, l’ho vinto io?”
RACCONTI DI SCRITTORI MANCATI
Per anni un caro amico, di professione editor, si è lamentato sulla mia bacheca di Facebook di non avere ricevuto ancora il Premio Strega. Per una bieca macchinazione, protestava, certo non per il dettaglio trascur abilissimo di non avere mai scritto un romanzo. Il nonsense mi è tornato in mente non molti giorni fa, dopo aver preso in uf- ficio una telefonata abbastanza surreale.
“Pronto, buongiorno, mi hanno detto che ho vinto il Premio Strega 2017, può darmi delle informazioni?”.
“Con quale libro, signora?”.
“Una raccolta inedita di poesie, c’è scritto anche su Google”.
Ho googlato: I luoghi del silenzio, questo il titolo dei versi insigniti del supposto riconoscimento, è un’opera ignota al famoso motore di ricerca (esiste però un sito omonimo, una sorta di guida agli eremi dell’Italia centrale).
Paolo Cognetti può stare tranquillo: il premio del 2017 è ancora saldamente nelle sue mani. Quanto all’autrice della silloge, può accomodarsi nel palmares già abbastanza folto di vincitori virtuali: scrittori immaginari che in opere di vario genere ricevono il riconoscimento assegnato a Villa Giulia dagli Amici della domenica. Come il Davide Bias interpretato da Riccardo Scamarcio nel film di Pupi Avati Un ragazzo d’oro (2014), il Mario Bambea di Corrado Guzzanti in Dov’è Mario? (2016) e il “noto fumettista Fermo” di Sergio Gerasi, autore del graphic novel Un romantico a Milano (2018).
VERSI E MANOSCRITTI Alla Fondazione Bellonci arrivano le telefonate più assurde: da chi chiede dove portare le stampe a chi rimanda a Google
‘Mi hanno detto che sono arrivata prima con una raccolta inedita di poesie, può darmi informazioni?’
‘I romanzi devono essere editi: se vado in libreria, il suo lo trovo?’ ‘Se mi dice quando passa, glielo lascio’
È LA PRIMA VOLTA che qualcuno si presenta direttamente da vincitore. Come il personaggio di Francesco Paolantoni, Robertino, con quel suo tormentone: “Ho vinto qualche cosa? Niente? Niente”. Di solito gli aspiranti stregati si limitano a proporsi come concorrenti. Malgrado lo Strega sia un premio di narrativa, abbondano le candidature di libri di varia (vanno ancora per la maggiore i repertori di proverbi napoletani) e le raccolte di poesia, appunto.
In un altro caso, piuttosto recente, si trattava indubbiamente di un romanzo, anche se non propriamente di un libro.
Alla ripresa dopo la pausa estiva, ecco un plico contenente una serie di fogli manoscritti, opportunamente fotocopiati e disposti uno sull’al- tro a simulare una sequenza di fascicoli non rilegati. Al centro del racconto c’è una cronaca familiare, pare di capire, considerando alcune foto d’epoca e documenti d’identità pure acclusi in copia. Segue a stretto giro l’immancabile telefonata di verifica (la pagina più visitata del nostro sito è con tutta evidenza quella dei contatti, non quella del regolamento). Colgo l’occasione per ribadire che il Premio Strega è riservato a libri già pubblicati.
“In che senso pubblicati?”. “Da un editore. Per essere chiaro: se vado in libreria, il suo romanzo lo trovo?”.
“Certo! Se mi dice quando passa, glielo lascio”.
AH, BEI TEMPI quando Ninuccio, autonominato pescatore-filosofo, scriveva periodicamente dalle sponde abruzzesi dell’Adriatico per trasmettere i ritagli di giornale con le sue ultime interviste e la documentazione fotografica delle numerose medaglie al valore ricevute. Ha la quinta elementare presa a vent’anni, “ma parla come e meglio di un letterato”, scrive di lui un sito d’informazione locale. Il suo magistero, come quello di Socrate, è affidato all’o ra l i tà . “Gli chiediamo perché non scriva un libro sulla sua vita, e lui: ‘Perché non ne conosco il finale. E a chi interesserebbe poi? Il mare sa tutto di me’”.
Il mare sa già tutto di noi. Forse faremmo meglio a meditare a lungo su questo assioma, prima di affidare alla pagina le nostre storie. *Direttore della Fondazione Bellonci e segretario del comitato direttivo del Premio Strega