Il mistero dei 45 miliardi di debito senza spiegazioni
Tra le pieghe della manovra La voce “stock flussi” indica il maggiore indebitamento che non viene spiegato dal deficit nei prossimi 3 anni
Nel testo della Nota di aggiornamento al Def (Nadef) c’è un mistero: 45 miliardi di debito pubblico aggiuntivo in tre anni che si aggiungono a quelli determinati dal deficit e che nessuno sa da cosa siano causati. La denuncia arriva da una nota dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica, guidato da Carlo Cottarelli, che da tempo chiede trasparenza su una voce di bilancio che, invece, nell’ultima Nadef è diventata sempre più opaca. Si tratta del cosiddetto “aggiustamento stock-flussi”, cioè “la parte di debito non spiegata dal deficit, se il debito in un certo anno aumenta di 50 miliardi e il deficit nell’anno è pari a 40 miliardi, la parte dell’aumento non determinata dal deficit ( aggiustamento stock-flussi) è pari a 10 miliardi”, spiega Carlo Valdes dell’Osservatorio.
È UNA QUESTIONE puramente contabile ma di grande rilevanza: ogni anno il governo prevede un certo deficit, cioè spese da finanziare a debito, che a sua volta richiederà l’emissione di un certo numero di titoli di Stato per essere finanziato. Ma ci sono delle spese, o delle entrate, che hanno impatto direttamente sul debito da finanziare, perché riguardano la gestione della cassa e non la programmazione. Un esempio: i derivati sul debito pubblico. Se comportano una uscita di cassa – perché il Tesoro si è assicurato contro un aumento dei tassi di in- teresse che non si verifica e quindi è il ministero a pagare la controparte – l’impatto si verifica sul debito, ma non sul deficit e quindi verrà registrato come “aggiustamento stock-flussi”. Ma anche le scelte del Tesoro sulla gestione della cassa hanno un effetto, come i contributi ai fondi salva-Stati europei.
Sono variazioni rilevanti: secondo i calcoli dell’Ufficio parlamentare di bilancio, l’autorità indipendente sui conti pubblici, tra 2008 e 2016 il rapporto tra debito pubblico e Pil è cresciuto del 32,8 per cento. Ben 8 punti di quei 32,8 derivano dall’a g g i us t a m en t o stock-flussi, in valore assoluto sono circa 120 miliardi di euro. E veniamo alla Nadef del governo Conte: l’aggiustamento stock-flussi previsto per il 2019 è di 17 miliardi, 14 nel 2020 e altri 14 nel 2021. Non c’è una grande differenza rispetto a quanto era previsto nella versione di aprile del Def, firmato dal governo Gentiloni. Ma resta il mistero di cosa determini questi 45 miliardi.
UN INDIZIO lo troviamo nell'audizione dell'Upb proprio sulla Nadef 2018: nel 2018 il ministero del Tesoro prevede un aumento di 0,3 punti di Pil (circa 4,5 mi- liardi) per “far fronte al maggiore volume di scadenze di titoli di Stato nel 2019 (per circa 18 miliardi) rispetto all'anno precedente”. Nei due anni successivi, invece, le disponibilità liquide del Tesoro si ridurranno per 0,1 punti di Pil (circa 1,5 miliardi all'anno). Se c'è meno liquidità in cassa, servirà più debito per finanziare le spese senza copertura, cioè in deficit.
QUANDO A GENNAIO l'Osservatorio di Cottarelli aveva chiesto trasparenza sull'aggiustamento stock-flussi, il ministero aveva risposto che a determinare la cifra complessiva contribuivano “le partite finanziarie, le stime riguardanti la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione, la spesa per interessi sugli swap, la spesa per interessi sui Buoni postali fruttiferi, gli introiti delle aste delle frequenze Umts”. Il Documento di programmazione di bilancio inviato lunedì a Bruxelles non aggiunge alcuna informazione: si limita a indicare per il 2019 0,7 punti di Pil, circa 10,5 miliardi, di aggiustamento stock-flussi dovuto a differenze tra competenza (spese attribuite all'anno in questione) e cassa (spesse effettivamente sostenute). Ma il mistero sui 45 miliardi di euro in tre anni di nuovo debito dall'origine ignota resta ancora fitto.
Cos’è
STOCK FLUSSI L’aggiustamento stockflussi è la differenza tra variazione del debito, nozione di cassa e l’indebitamento netto, il saldo del conto economico delle Amministrazioni pubbliche. La differenza comprende i flussi di cassa non inclusi nel conto economico