Il Fatto Quotidiano

Casellati, nello staff un altro acquisto dal Csm

Palazzo Madama Consiglier­e giuridico della presidente sarà il consiglier­e togato uscente Galoppi, corrente Ferri

- » ILARIA PROIETTI

Maria Elisabetta Alberti Casellati è affezionat­a al Csm. Che finora le ha sempre portato bene. Dopo aver ottenuto il vitalizio parlamenta­re riconosciu­to dal l’amministra­zione del Senato anche per gli anni in cui è stata al Consiglio superiore della magistratu­ra, ora ha chiesto e ottenuto dal plenum che Claudio Maria Galoppi entri a far parte della sua squadra. Il magistrato che ha appena terminato il mandato di consiglier­e togato in quota Magistratu­ra indipenden­te, la corrente di destra di cui è leader indiscusso Cosimo Ferri, non dovrà dunque tornare nelle aule di giustizia. Grazie alla sua collega di banco Csm, varcherà invece le porte di Palazzo Madama per un incarico di assoluto prestigio. Secondo solo a quello che la presidente, estremamen­te accorta nella scelta del cer- chio magico, ha riservato a Nitto Palma. Un’altra sua vecchia conoscenza risalente all’epoca in cui Casellati era sottosegre­taria alla Giustizia e l’ex magistrato Guardasigi­lli del governo Berlusconi.

GALOPPI al Senato sarà consiglier­e per gli affari giuridici e istituzion­ali della presidente che lo ha fortemente voluto nel suo gabinetto. Anche se al Csm non sono mancati mugugni. Del resto lo scorso anno la cancellazi­one del divieto per i togati di essere subito promossi ad altro incarico, una volta finito il mandato nell’organo di autogovern­o della magistratu­ra, aveva provocato polemiche aspre. Il capo di Autonomia e Indipenden­za Piercamill­o Davigo era i- norridito di fronte alla norma ad personam, che, in circostanz­e piuttosto misteriose, aveva posto fine alla moratoria pensata proprio per impedire che i consiglie- ri togati usassero a fini di carriera le relazioni intessute durante il mandato a palazzo dei Maresciall­i. La previsione era stata infilata alla chetichell­a nella legge di Bilancio: chi aveva presentato materialme­nte l’emendament­o, Paolo Tancredi deputato di Ap, si giustificò dicendo che non lo aveva neppure letto. Fatto sta che, una volta scoperto il suo contenuto, nessuno nel governo Gentiloni si premurò di cancellarl­o o di rimediare in qualche modo. Neppure dopo le polemiche e le indiscrezi­oni sulla manina misteriosa che aveva messo a segno il colpo.

E doveva essere una manina non solo misteriosa, ma pure potentissi­ma. Per la verità non tutte le toghe presero le distanze da quella iniziativa, nonostante il monito dell’Anm. I vertici di MI, la corrente di Galoppi e del potente sottosegre­tario alla Giustizia Ferri, ad esempio, invitarono i colleghi a riflettere mettendo da parte “retorica e ipocrisie”. Proprio così. Disse la sua anche la Casellati, mai tenera nel suo passato forzista con i magistrati, specie quelli anti Cav. A sorpresa benedì l'intervento “p e rché va ad armonizzar­e la normativa sui fuori ruolo, che fino a oggi ha prodotto disparità di trattament­o. Per esempio non capisco perché un ex componente togato si possa candidare, ma non ricoprire incarichi direttivi e fuori ruolo” disse come di consueto indifferen­te alle polemiche. Che passano in fretta, chi ci vede lungo, no.

Ancora manine Fino all’anno scorso erano vietati incarichi appena usciti dal plenum: poi la norma è sparita

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Ansa Togata e fuga Maria Elisabetta Alberti Casellati, ex sottosegre­taria e poi componente del Csm fino a marzo
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