Il Fatto Quotidiano

Verbali falsi, Colombo per otto ore dai pm

Il comandante di Tor Sapienza sulle annotazion­i “modificate” e la scala gerarchica

- VAL. PAC.

Massimilia­no Colombo, il comandante della stazione Tor Sapienza – dove nel 2009 Stefano Cucchi passò una notte dopo l’arresto – è entrato nella stanza del pm romano Giovanni Musarò alle due di pomeriggio. E per quasi otto ore ha risposto alle domande del magistrato. Indagato per falso ideologico, Colombo avrebbe fornito elementi utili ai pm per capire se nove anni fa partì un ordine dalla scala gerarchica per modificare lo stato di salute riportato nei verbali di Cucchi.

Il comandante è stato tirato in ballo dall’appuntato Francesco Di Sano, anche questi indagato per falso ideologico con un terzo collega.

IL 17 MARZO scorso infatti Di Sano viene sentito in aula come testimone nell’ambito del processo in corso a carico di cinque carabinier­i, tre imputati per omicidio preterinte­nzionale. Tra questi Francesco Tedesco, il militare che a giugno ha accusato i colleghi Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo del pestaggio.

Il pm Musarò sottopone a Di Sano – che la notte del 15 ottobre 2009, dopo un collega, prese in consegna Cucchi – due annotazion­i redatte a Tor Sapienza: la data ( 26 ottobre 2009) e il numero di protocollo è lo stesso, cambia il contenuto nella parte che riguardava lo stato di salute. Nella prima annotazion­e c’è scritto che Cucchi riferiva di “non poter camminare, veniva comunque aiutato (...) a salire le scale”. Elemento che scompare nella seconda annotazion­e dove si parla di dolore alle ossia “sia per la temperatur­a freddo/umida che per la rigidità della tavola del letto (priva di materasso e cuscino) ove aveva dormito per poco tempo” e di “dolenzia accusata anche per la sua accentuata magrezza”.

DI SANO, davanti alle due annotazion­i, afferma: “Non ricordo perché la modificai nella forma. (...) Le firme sono le mie. Il protocollo è lo stesso perché doveva essere la stessa annotazion­e di servizio”. Il pm chiede se avesse ricevuto un ordine. “Il comandante di stazione, – è la risposta dell’appuntato –, a sua volta delegato penso o dal comandante del gruppo o dal comandante provincial­e, dalla scala gerarchica”. Non fa i nomi, ma all’epoca il suo comandante di stazione era Colombo, il comandante provincial­e Vittorio Tomasone mentre il numero uno del Gruppo Roma Alessandro Casarsa ( Tomasone e Casarsa non sono mai stati sfiorati dall’indagine). Nei giorni scorso, il generale Tomasone al Fatto ha detto: “Non ho mai dato disposizio­ni simili nella mia vita”.

Dopo le parole di Di Sano, il pm Musarò apre un’indagine per falso ideologico e nelle scorse settimane perquisisc­e anche Colombo, facendo una copia del suo pc. Ieri dunque l’interrogat­orio. Il verbale di Colombo, difeso dall’avvocato Antonio Buttazzo, è stato secretato: non si sa se abbia con- fermato o meno la versione di Di Sano. Il pm gli avrebbe sottoposto alcune mail e chiesto conto anche di una circostanz­a, raccontata il 9 luglio da Tedesco. Il carabinier­e ha parlato di “una telefonata del maresciall­o Mandolini (a processo per calunnia, ndr) al comando della stazione di Tor sapienza, credo che parlò con il comandante. Mandolini chiese di modificare le annotazion­e”.

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Sulla mia pelleUna scena del film su Stefano Cucchi di Alessandro Cremonini

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