Caso Khashoggi Tagliamo i rapporti con i sauditi? E anche con noi stessi
Direttore Travaglio, le pare normale che il ministro del Lavoro dica lui quale sarà la pena (fino a 6 anni) per chi non rispetterà le regole del reddito di cittadinanza? Non è compito di qualche altro ministero e quale è la prassi per stabilire una pena? Cosa dice inoltre della carnevalata del balconcino di Palazzo Chigi? Non riuscendo a immaginare cosa avrebbe detto lei se una cosa del genere l’avessero fatta altri, magari del Pd, può toglierci questa curiosità? Non compero più il vostro giornale ma lo farò nei prossimi giorni per vedere se pubblica questa lettera e per leggere la sua risposta. Caro Meazza, se leggesse il Fatto prima di giudicare o di “immaginare”, scoprirebbe che ho già soddisfatto le sue curiosità, criticando Di Maio per la sceneggiata del balcone e per l’esagerazione della pena di sei anni per gli abusivi del reddito di cittadinanza (non sul suo diritto-dovere di fissare le sanzioni, trattandosi del vicepremier e del ministro del Lavoro che presenta la legge). Mi auguro che oggi lei eccezionalmente acquisti il Fatto ed eccezionalmente lo legga anche, così troverà pubblicata la sua lettera e la mia risposta, uomo di poca fede DIRITTO DI REPLICA
Mi riferisco all’articolo di Beppe Scienza sul Mese dell’Educazione Finanziaria e trovo ingrato e ingiusto definirlo come il mese “del lavaggio del cervello dei risparmiatori”. Il fatto che le banche stanno erogando in tutto il territorio percorsi formativi per far conoscere prodotti e servizi finanziari è una circostanza altamente qualificante. Per poter essere inseriti nel calendario ufficiale del Mese, occorre rispettarne le Linee Guida che non consentono finalità promozionali, commerciali e pubblicitarie. Le iniziative intraprese dall’Associazione di Volontariato Migranti e Banche, che (spero) l’autore dell’articolo abbia annoverato in quel 2% solo o neutro, si sono potute realizzare avvalendosi della collaborazione di ORMAI È CHIARO anche ai ciechi che il coraggioso giornalista Khashoggi, che si opponeva al tirannico governo saudita, è stato torturato, ucciso e fatto a pezzi o sciolto nell’acido nel suo consolato in Turchia, per ordine diretto del re e del principe sauditi, massime autorità di quel Paese. È spaventoso che di fronte a questa mostruosità Trump continui a difenderli, per salvare i 110 miliardi di commesse di armi che sta per vendere all’Arabia, che poi le userà contro il povero Yemen, Stato assolutamente pacifico. A un Paese del genere non si dovrebbe comprare il petrolio e rifiutarsi di commerciare con uno Stato canaglia che commetta una mostruosità simile, sino a che una simile macelleria non sarà credibilmente ammessa e punita. Non dovrebbero esserci ragion di Stato, interessi di facciata e commerciali esattamente come doveva essere per il caso Regeni per accettare nel consesso mondiale simili dittature, e per scendere ipocritamente a patti con simili delinquenti. GENTILE COSTANTINI, io la penso esattamente come lei. A prescindere persino dal caso Khashoggi, su cui lei ha certezze molto più radicate delle mie, a un Paese come l’Arabia saudita che viola sistematicamente i diritti dell’uomo e l’uguaglianza di genere, nessuno dovrebbe comprare petrolio né vendere armi: gli Usa e tutta quanta la comunità internazionale. E lo stesso dovremmo fare con la Turchia di Erdogan che imprigiona e condanna all’ergastolo giornalisti e oppositori, e con l’Egitto di al-Sisi che copre gli assassini di Giulio Regeni. E non sono neppure sicuro che dovremmo avere relazioni economiche e commerciali, oltreché politiche, con i regimi autoritari – la Russia, il Kazakhstan, l’Azerbaigian del Tap, etc –, con i Paesi che praticano la pena di morte in modo “seriale” e sono teocrazie o residuali “dittature del partito” o addirittura anacronistiche “dinastie comuniste” – l’Iran, la Cina, la Corea del Nord –, con i Paesi che calpestano la suddivisione dei personale bancario che ha donato il proprio tempo nella convinzione che con l’innalzamento delle conoscenze finanziarie tutti possono costruire un futuro sereno e sicuro. Le vostre quattro iniziative vanno classificate a parte. Bilancio familiare, mezzi di poteri dello Stato di diritto – l’Ungheria e la Polonia –, che imprigionano i genitori separatamente dai figli minori e tengono detenuti da oltre 15 anni senza processo e senza condanna ‘combattenti nemici’– gli Stati Uniti –. Ma mi accorgo che, se portassi avanti questo mio esercizio un po’ giacobino e molto arbitrario, finiremmo in un’autarchia quasi perfetta, l’Ue – non tutta, l’abbiamo visto –, il Canada, la Nuova Zelanda – l’Australia no, ché tratta i migranti peggio degli Usa –. E poi penso alla nave Diciotti e ai bimbi di Lodi e non sono più neppure sicuro che dovremmo avere rapporti con noi stessi... Non sono un cultore della “ragion di Stato” e della “real politik”, l’avrà capito. Però, una “linea di tolleranza”, da qualche parte, bisogna tracciarla: non verso l’Arabia saudita, per quanto petrolio ci venda e armi ci compri, e neppure verso l’Egitto, per quanto grandi siano i giacimenti che l’Eni vi potrà sfruttare. pagamento ecc. non c’entrano nulla coi temi finanziari. Un po’ strano che vi atteggiate a difensori d’ufficio del mese della “educazione finanziaria” e delle banche quali soggetti ideali per “far conoscere prodotti finanziari”. A ben vedere però neanche tanto: nel sito scrivete di essere “un gruppo di colleghi che lavorano in banca”. Alcune precisazioni dopo l’articolo: “Fondi per l’asilo. Il Viminale affossa Riace, ma ‘perdona’ altri Sprar”. La revoca del finanziamento Sprar di Riace è estranea a valutazioni politiche. È il risultato dell’attività amministrativa degli uffici, che vigilano sul corretto uso dei fondi pubblici e offrono supporto. Chi sbaglia e non corregge eventuali anomalie Ministro Salvini, la norma che disciplina l’argomento prevede che, in presenza di punteggi negativi – il caso Riace pare obiettivamente un record –, si “può” (non si “deve”) revocare il finanziamento, in modo totale o parziale. Potere non significa dovere. È una discrezionalità. E ciò che Lei, attraverso il suo ufficio stampa, ci scrive non smentisce il punto di partenza del discorso, ovvero la norma. Nessuno dubita della regolarità del procedimento amministrativo. Però mi consenta una riflessione, che nulla toglie alla professionalità dei funzionari coinvolti, anzi: le sue posizioni estremamente critiche sul modello Riace sono note da tempo. Le ispezioni a Riace sono partite con i governi Renzi e Gentiloni. Lei stesso ribadisce che ripetutamente il sindaco Lucano non ha ottemperato, nei due anni scorsi, alle richieste di sanare le criticità rilevate. Ma perché allora questa procedura di revoca non è stata adottata dagli stessi funzionari quando al Viminale sedevano prima Alfano e poi Minniti, che pure avevano avviato le ispezioni? E ai quali – è Lei stesso a sostenerlo – Lucano rispondeva picche? Mettiamola così. Prima – con Alfano e Minniti – non s’era potuto. E adesso – con lei al Viminale – si può. Lei sostiene che non si tratti di una scelta politica. Sarà una coincidenza. E – ne siamo certi – non le sarà dispiaciuta.