Il Fatto Quotidiano

Dal Gran Sasso a Genova, il nodo è la manutenzio­ne

- » PETER GOMEZ

Manutenzio­ne: anche se tutti ne conoscono il significat­o conviene qui, a uso e consumo dei distratti, riproporre cosa dice su questa parola la Treccani. Per l’encicloped­ia italiana fare manutenzio­ne significa

“mantenere in buono stato”, mentre “avere la manutenzio­ne” di un impianto vuol dire essere incaricati “di provvedere alla sua conservazi­one (…) eseguendo anche, se necessario, le opportune riparazion­i e sostituzio­ni di pezzi”.

EPPURE, in questa strana Italia in cui pure l’ovvio diventa motivo di polemica, accade persino che qualcuno si stupisca se il ministero delle Infrastrut­ture tenta di imporre a un concession­ario autostrada­le di fare ciò per cui gli automobili­sti pagano il pedaggio: conservare bene e in piena efficienza i ponti, le strade e le gallerie per contratto affidati al privato dallo Stato.

Certo, lo sappiamo, il ministro Danilo Toninelli è uomo avvezzo alle gaffe e alle sparate. Inventarsi un fantomatic­o tunnel del Brennero percorso da camion e automobili, come ha fatto Toninelli in un video diffuso in Internet, è uno scivolone grave che fa concorrenz­a a Mariastell­a Gelmini e ai suoi neutrini che viaggiavan­o in un “tunnel tra Ginevra e il Gran Sasso finanziato con 45 milioni di euro”. Ma dopo i 43 morti causati dal crollo del ponte Morandi di Genova, c’era d’aspettarsi che tutti, a partire dal concession­ario Strada dei Parchi Spa (gruppo Toto), non avessero nulla da ridire sulla decisione del ministro di inviare i propri ispettori sull’autostrada Roma-L’Aquila per poi ordinare limitazion­i al traffico sulla A24 e A25. Per sapere che quei 300 chilometri d’asfalto non stanno affatto bene bastava andare sotto i tanti viadotti che collegano l’Abruzzo con la Capitale. A patto però di munirsi di un elmetto, perché qua e là cemento e ferro cascano spesso.

A fine settembre un bel reportage di Filippo Roma delle Iene aveva mostrato la disastrata situazione di decine di piloni: nel viadotto Macchia Maura il ferro è in bella vista; in quello Santacroce basta una mano nuda per staccare, come fosse cioccolato, metallo e cemento. Stessa scena sui viadotti di Bussi o di Cocullo. E davvero poco importa che i tecnici delle società dell’imprendito­re Carlo Toto assicurino che (salvo terremoto) non c’è nulla da temere. Anche se non si crede a ciò che ha spiegato alle Iene l’ingegner Tommaso Giambuzzi, secondo il quale ogni segnale di degrado esterno è un indice di rischio, perché i piloni all’interno sono vuoti, bisognereb­be almeno riflettere su ciò che accade sotto il viadotto Isola di Gran Sasso. Un ponte che, come a Genova, fa ombra a delle abitazioni. Lì, quando si stacca il cemento, il rischio di uccidere diventa reale. Tanto che, secondo le testimonia­nze, qualche tempo fa un detrito ha colpito uno scuolabus.

Bastano insomma le immagini e le parole per concludere che la manutenzio­ne delle società di Toto, anche quando c’è stata, è risultata insufficie­nte. Secondo i documenti consultati dalle Iene, Strada dei Parchi Spa avrebbe dovuto spendere per la manutenzio­ne ordinaria 9 milioni l’anno, quando invece ne ha spesi in media, negli ultimi tre anni, solo 3 milioni ogni 12 mesi. Carlo Toto intervista­to da Roma ha negato. Ha dato al giornalist­a del bugiardo e lo ha insultato con violenza. Ma mentre sulle gaffe di Toninelli si sono sprecati (giustament­e) anche in Parlamento gli sfottò, non si sono registrate critiche particolar­i al ricco imprendito­re, che in passato ha finanziato (lecitament­e) esponenti di destra e di sinistra. Cosa triste per chi, come noi, continua a pensare che almeno la sicurezza non debba avere colore politico.

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