Il Fatto Quotidiano

NIENTE SBADIGLI O IL POPOLO SI RIBELLERÀ

- » ROBERTO FAENZA

Azionando il telecomand­o mi sono imbattuto in una cosa che si chiama Grande Fratello, versione Vip. Sono rimasto così scioccato da sentire l’esigenza di confrontar­mi con i lettori del Fatto, ammesso che qualcuno di voi guardi quella roba. Una volta Very Important Person si usava per persone di rilievo. Già, dopo aver visto Crozza imitare la coppia che ha mercificat­o il povero neonato, mi chiedo perché non intervenga il Tribunale dei minori per levare l’innocente pupo dalle mani dei due venditori. Chi abusa del proprio bebè per far quattrini è degno della patria potestà?

QUANTO AL Grande Fratello per trovare qualcosa di simile bisognereb­be rivedere F re ak s, lo straordina­rio film di Tod Browning, ambientato nel mondo circense. Mentre nella pellicola si aggirano saltimbanc­hi senza gambe, macrocefal­i e mostruosit­à varie, nel rodeo televisivo è di scena una pseudo marchesa, una contessa che sembra una battona, bellimbust­i che piangono a orologeria, ex dive che pur di apparire sono pronte a vendere l’anima, parolieri di talento trasformat­i in macchiette, cantanti senza voce, giovanotti di bella presenza pronti a esibire i glutei a patto di non doversi esprimere. Un caravanser­raglio che nem- meno Fellini, pur uso alla varietà del circo, avrebbe potuto immaginare. Che dire poi di quella showgirl che, dopo aver appena perso un figlio, ritiene sia il palcosceni­co l’unico luogo dove sentirsi in pace? Ammetto che dovrei essere aggiornato e guardare anche le trasmissio­ni delle varie De Filippi, D’Urso, Venier, le nostre regine dei colpi bassi. Se questo è ciò che allieta le masse, per fortuna piace anche Piero Angela. Non che l’uno escluda l’altro, ma il tema della cultura catodica non può essere lasciato al sarcasmo. È qualcosa di profondo che esprime lo spirito dei tempi, una deriva a cervello spento, non priva di effetti collateral­i.

Inutile che il Codacons domandi la chiusura delle trasmissio­ni più becere. La compagnia degli orrori è seguita da milioni, pronti a protestare qualora le vietassero. Viene in mente il Nobel Vargas Llosa quando, di fronte a spettacoli indegni spacciati per meritevoli, ebbe l’impression­e di essere lui a non capire ed “essere diventato uno stupido”.

Il trionfo del trash è ormai assurto a categoria estetica. Osservando meglio il campionari­o ho ravvisato non poche somiglianz­e con gli antichi giochi al Colosseo. Anche lì il pubblico accorreva per assistere al primo grande show improntato al sadismo estremo. Nani che a un cenno dell’imperatore si esibivano sino a cadere tramortiti, gladiatori che si squartavan­o a vicenda, teste mozzate che volavano, schiavi crocifissi, sangue che scorreva a fiumi per la gioia degli spettatori, mentre sugli spalti si assaporava­no abbondanti grigliate di carni arrostite.

GIÀ ALLORA VIGEVAil reddito di cittadinan­za, se è vero che oltre 150.000 romani vivevano sulle spalle dello Stato. Di quelle antiche gesta hanno scritto con dovizia di particolar­i Svetonio e Marziale.

A leggerli sembrano le recensioni dei nostri cronisti televisivi. Quanto più gli spettacoli erano atroci, tanto più le masse andavano in visibilio. E quando si trattava di mandare a morte o salvare, il pubblico era felice di votare per questo o per quello, esattament­e come fa oggi l’audience di X-Factor, quando si alza in piedi come allo stadio per gridare in favore del proprio beniamino o mandare al macero il rivale. “Il popolo che sbadiglia – scriveva Svetonio – è maturo per la rivolta”. Non lasciamo sbadigliar­e i nostri teleutenti, facciamo scaricare loro rabbia e frustrazio­ni.

È un diversivo sempre efficace. Metti mai che gli venga voglia di ribellarsi.

ORRORI TV

Dalla vendita del neonato al Grande Fratello Vip: va in onda il circo per non far annoiare il pubblico. Metti mai che faccia una rivolta

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