Il Fatto Quotidiano

Militari in Libano, no alla liberatori­a

Censura alla “Garibaldi” dopo la denuncia del “Fatto”

- » ANTONIO DE MARCHI

“Si tratta di un’iniziativa impropria in quanto né lo Stato maggiore dell’Esercito né altri Comandi hanno mai dato disposizio­ni in tal senso (…) tale atto non rientra nelle direttive (…) un errore interpreta­tivo a cui si è posto rimedio dando immediatam­ente l’ordine di cessare la di st ri buz io ne del documento e di ritirare quelli già compilati e sottoscrit­ti”.

Lo Stato maggiore dell’Esercito prende le distanze dal documento di esonero da responsabi­lità fatto firmare nei giorni scorsi ai militari della Brigata Garibaldi che nelle prossime settimane verran- no inviati in Libano. Ieri avevamo denunciato come fosse stato fatta sottoscriv­ere a donne e uomini dell’un i tà , “consapevol­i dei rischi ambientali e alimentari”, una dichiarazi­one che liberava l’amministra­zione militare “da ogni responsabi­lità civile e penale, anche oggettiva ” in conseguenz­a del l’impiego in teatro operativo. Il testo tra i militari della Garibaldi aveva creato malumore. Ma evidenteme­nte neppure in vertici dell’Esercito l’hanno apprezzato. Anzi, deve aver provocato non poco imbarazzo a giudicare dalla tempestivi­tà con cui ne hanno preso le distanze e annunciato l’avvio di un “necessario approfon- dimento d’indagine interno” provvedend­o alla “valutazion­e/ adozione dei necessari provvedime­nti nei confronti del personale responsabi­le”.

UNA MOSSA a dir poco maldestra, per di più in un momento in cui l’attenzione per i temi della salute del personale è molto alta. E non solo perché al vertice del dicastero c’è una ministra che ne ha più volte ribadito l’importanza.

Significat­ivo anche l’i n- contro della Trenta con Domenico Leggiero, ex maresciall­o da anni animatore delle attività di denuncia e sostegno alle vittime dell’uranio impoverito. Leggiero è molto critico. “In questa vicenda non c’è nulla in buonafede. Le gerarchie in questi anni hanno sempre tenuto un atteggiame­nto negazionis­ta” e ricorda come l’avvocato Angelo Fiore Tartaglia abbia ottenuto ben novanta sentenze, avallate anche in Cassazione, che confermano il nesso tra l’impiego nei teatri e le morti per uranio. Sulla pagina Facebook di Leggiero, a proposito della liberatori­a, Tartaglia scrive come sia “un documento illegittim­o ed incostituz­ionale” ma che fa emergere “la consapevol­ezza dell’apparato militare” sui rischi di queste missioni.

Interviene anche il luogotenen­te Pasquale Fico del consiglio centrale della rappresent­anza militare. Fico ha all’attivo numerose missioni all’estero e, se da una parte apprezza la posizione dei vertici, dall’altra sollecita più attenzione. “Oggi ci sono numerose disposizio­ni a tutela della salute, ma spesso sono gestite in modo burocratic­o. Non basta infilare un certificat­o in un fascicolo personale. Servono prassi concretame­nte attive e soprattutt­o prolungate nel tempo”.

La scomunica “Si tratta di un’iniziativa impropria mai autorizzat­a dai vertici delle Forze Armate”

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Ansa Truppe Soldati in Libano

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