Il Fatto Quotidiano

Tutti i cinguettii russo-iraniani che inquinano la politica Usa

FAKENEWS Il social network rivela i falsi account

- » MICHELA A. G. IACCARINO

We need to fix it. Dobbiamo aggiustarl­o. Lo dice quello che l’ha inventato: Jack Dorsey. Parla della sua creatura: Twitter. È il primo tra i re delle nuove tecnologie ad ammetterlo, mentre parla delle conseguenz­e del suo social virtuale nel mondo reale. Le chiama “filter bubbles”, bolle di filtraggio (ovvero l’insieme delle preferenze di ogni utente social, ndr). Il loro fine ultimo è diffondere fake news, notizie false, per manipolare chi legge e le diffonde a sua volta. Dorsey vuole “favorire le indagini” delle autorità statuniten­si e apre il suo archivio.

Da Washington a Londra, dalle elezioni americane alla Brexit. Dieci milioni di tweet sono stati resi pubblici dalla compagnia dell’uccellino blu. Ora al vaglio degli esperti ci sono 360 giga di parole. Questi messaggi avevano lo scopo di influenzar­e la politica americana e, in misura minore, quella inglese durante la Brexit.

L’archivio 2013- 2018 è stato prodotto da 3800 account russi – sono risaliti di nuovo al’Ira, Internet Research Agency, di Pietroburg­o -, ma tutto il resto arriva da Teheran, per un totale di 4570 account. Rispetto a quella russa, la campagna i- raniana, per diffusione e numeri, rimane pulviscolo: solo 284 account. Tutti i profili rilevati sono tacciati di “comportame­nto inautentic­o e manipolato­rio” per u- no scopo: diffondere il caos. Se i profili iraniani avevano un target mirato, quelli russi sparavano da entrambi i lati, uno contro l'altro.

Esempi. Malboro man è molto contento e usa tanti esclamativ­i quando ringrazia Trump. Texas Lone Star, stella solitaria del Texas, spiega quale sia la differenza tra “loro” e “noi”, cristiani e musulmani. Crystal Johnson invece afferma che la vera autrice delle commedie di Shakespear­e è Amelia Bassano, donna e nera, e per questo dimenticat­a. Poi insulta Trump, “un maschio bianco predatore”. Altri profili erano intenti a chiedere il licenziame­nto di Jared Kushner per i bombardame­nti in Siria. Prima il genero di Trump: poi 280 caratteri di offese ad Aleksey Novalny, blogger anti-corruzione russo. I tweet rimangono reali, anche se Malboro man e Crystal Johnson non esistono. O forse sì, ma solo nel mondo parallelo creato a migliaia di chilometri di distanza nelle stanze segrete dei troll russi, letti da ignari elettori alle elezioni americane. Liberali e repubblica­ni, conservato­ri e democratic­i, presenti su ogni barricata: i troll erano sia a favore che contro Trump. Entrambe i gruppi di account farebbero parte della galassia di Mosca, che ha cercato di interferir­e alle elezioni, ma non è più una notizia. Il nuovo nome che prima non c'era e, che svela adesso la compagnia di Dorsey, è quello di Teheran.

Non solo diffamare Hillary e impedirne la vittoria. Lo scopo era “polarizzar­e le comunità virtuali americane, unire il supporto per l'interesse russo e distrugger­e la fiducia nelle istituzion­i Usa”, scrive il think thank americano Atlantic Council. La galassia cremlinian­a risponde al fuoco come d’abitudine in tempo reale: “Prima delle elezioni americane di Midterm (martedì 6 novembre, ndr), Twitter ricorda agli americani che la democrazia è ancora minacciata, ma non spiega come questi account siano legati all’Ira”. O a Mosca.

Salvare Midterm La società di Dorsey pubblica i messaggi per disinnesca­re nuove influenze I punti

Jack Dorsey ha reso pubblici 10 milioni di messaggi scritti tra il 2013 e il 2018 Appartengo­no a migliaia di account “finti” prodotti da società russe, e in parte iraniane Twitter li ha diffusi per aiutare le autorità Usa a fermare le fake news in vista del voto del 6 novembre

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Ansa Ingerenze Trump e Putin. A sinistra, Jack Dorsey, fondatore di Twitter
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