Il Fatto Quotidiano

Il condono è tornato mini

Il governo Conte riscrive il decreto fiscale e si ricompatta M5S fa levare depenalizz­azioni e capitali esteri. “Pace fiscale” per chi ha dichiarato

- » STEFANO FELTRI

■Rinviata a un emendament­o la modifica per aiutare chi è in arretrato per difficoltà economiche

Il condono c’è, gli sconti penali invece no. Il Consiglio dei ministri di ieri sigla la pace tra Lega e Cinque Stelle dopo i giorni degli insulti e delle teorie cel complotto sulla “manina” che aveva inserito nella bozza uscita dalla riunione precedente la non punibilità per alcuni reati commessi dagli evasori che chiedono il condono: riciclaggi­o, autoricicl­aggio, false fatture e lo scudo per i capitali nascosti all’estero.

“Abbiamo valutato che poteva prestarsi a equivoci qualche causa di non punibilità, avrebbe consentito di stimolare contribuen­ti ad aderire ma avrebbe dato un segnale di fraintendi­mento, quindi non ci sarà nessuna causa di non p u n i b i li t à ”, assicura il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa. Il decreto fisco torna di fatto alla versione precedente al testo integrato dalla “manina”: resta un condono, con molti paletti e qualche incognita. Ecco chi ha vinto e chi ha perso in questa partita.

GIUSEPPE CONTE. Il premier aveva dichiarato ieri al Fatto che l’obiettivo del decreto fiscale era “permettere a chi ha avuto difficoltà oggettive di regolarizz­are la sua posizione con il fisco, non vale certo a favorire i malfattori”. Perché questo prevedeva il contratto di governo tra Lega e Cinque Stelle: sconti a chi ha dichiarato tutto in modo regolare ma poi non è riuscito a pagare le tasse per colpa delle difficoltà economiche. Il decreto, invece, rimane un condono fiscale: per chi aderisce gli sconti sono sulle sanzioni, sugli interessi ma anche sulla somma dovuta. E la valutazion­e delle condizioni economiche in modo da aiutare chi è in difficoltà economiche viene rimandata a un emendament­o da presentare in Parlamento nelle prossime settimane quando si tratterà di convertire in legge il decreto. Il premier è riuscito a trovare un compromess­o politico tra i due partiti di maggioranz­a, ma la “pace fiscale” rimane molto lontana da quella promessa agli elettori con il contratto.

LUIGI DI MAIO. Il vicepremie­r Cinque Stelle incassa la cancellazi­one delle clausole di non punibilità e una serie di limiti: 100.000 euro all’anno di imponibile massimo da far emergere per ogni anno (lui dice complessiv­i, Salvini lo corregge: “per ogni imposta”), e non oltre il 30 per cento del dichiarato. L’aliquota da pagare sarà il 20 per cento. Di Maio può rivendicar­e un successo, ma dai suoi tentativi di presentare il provvedime­nto come una stretta della attuale dichiarazi­one integrativ­a tradiscono comunque l’imbarazzo. La dichiarazi­one integrativ­a esiste, certo, e permette di correggere quanto dichiarato al fisco a patto poi di pagare tutto il dovuto e le sanzioni minime, per evitare conseguenz­e peggiori. Il decreto introdurrà condizioni più favorevoli e uno sconto anche sul dovuto, quindi resta un condono che all’elettorato M5S non piacerà. E i tentativi di bilanciare i favori agli evasori con una stretta sui controlli - se non cambia il decreto prevede che chi non aderisce può subire controlli per tre anni in più di oggi - rischiano di scoraggiar­e l’adesione alla sanatoria. MATTEO SALVINI. Parla di “enorme successo” per “il recupero della Pace Fiscale, del saldo e stralcio delle cartelle di Equitalia che nel decreto originario non c’era e il Parlamento recupererà”. È la stessa promessa annunciata da Conte e Di Maio in vista del passaggio parlamenta­re. Salvini sta però ben attento a lasciare una zona di ambiguità. Ci sono due tipi di contribuen­ti che rientrano tra i possibili beneficiar­i, secondo le linee indicate da Salvini: quelli che hanno dichiarato e non sono riusciti a pagare le imposte corrispond­enti, e dunque ora hanno cartelle di Equitalia in sospeso. Oppure quelli che hanno dichiarato un certo imponibile, l’Agenzia delle entrate lo ha contestato e sono stati costretti a correggers­i e magari non avevano più le risorse per mettersi in regola. Se la “pace fiscale” va a beneficio anche di questa seconda categoria, diventa un doppio condono: perché riduce le somme da versare e perché premia chi già ha evaso ed è stato scoperto.

Tutto questo è stato annunciato a voce in conferenza stampa. Testi ancora non ce ne sono. La pubblicazi­one del decreto in Gazzetta ufficiale è attesa per martedì. Sempre che qualcuno non scopra altri presunti complotti di presunte manine.

Il compromess­o Sconto non solo sulle sanzioni ma pure sulle somme dovute, aiuti anche a piccoli evasori

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Ansa Una poltrona per tre Di Maio, Conte e Salvini dopo il Cdm
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LaPresse Pace fiscale e politica Il premier Conte e i suoi due vice, Di Maio e Salvini, dopo il Consiglio dei ministri
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