Il condono è tornato mini
Il governo Conte riscrive il decreto fiscale e si ricompatta M5S fa levare depenalizzazioni e capitali esteri. “Pace fiscale” per chi ha dichiarato
■Rinviata a un emendamento la modifica per aiutare chi è in arretrato per difficoltà economiche
Il condono c’è, gli sconti penali invece no. Il Consiglio dei ministri di ieri sigla la pace tra Lega e Cinque Stelle dopo i giorni degli insulti e delle teorie cel complotto sulla “manina” che aveva inserito nella bozza uscita dalla riunione precedente la non punibilità per alcuni reati commessi dagli evasori che chiedono il condono: riciclaggio, autoriciclaggio, false fatture e lo scudo per i capitali nascosti all’estero.
“Abbiamo valutato che poteva prestarsi a equivoci qualche causa di non punibilità, avrebbe consentito di stimolare contribuenti ad aderire ma avrebbe dato un segnale di fraintendimento, quindi non ci sarà nessuna causa di non p u n i b i li t à ”, assicura il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa. Il decreto fisco torna di fatto alla versione precedente al testo integrato dalla “manina”: resta un condono, con molti paletti e qualche incognita. Ecco chi ha vinto e chi ha perso in questa partita.
GIUSEPPE CONTE. Il premier aveva dichiarato ieri al Fatto che l’obiettivo del decreto fiscale era “permettere a chi ha avuto difficoltà oggettive di regolarizzare la sua posizione con il fisco, non vale certo a favorire i malfattori”. Perché questo prevedeva il contratto di governo tra Lega e Cinque Stelle: sconti a chi ha dichiarato tutto in modo regolare ma poi non è riuscito a pagare le tasse per colpa delle difficoltà economiche. Il decreto, invece, rimane un condono fiscale: per chi aderisce gli sconti sono sulle sanzioni, sugli interessi ma anche sulla somma dovuta. E la valutazione delle condizioni economiche in modo da aiutare chi è in difficoltà economiche viene rimandata a un emendamento da presentare in Parlamento nelle prossime settimane quando si tratterà di convertire in legge il decreto. Il premier è riuscito a trovare un compromesso politico tra i due partiti di maggioranza, ma la “pace fiscale” rimane molto lontana da quella promessa agli elettori con il contratto.
LUIGI DI MAIO. Il vicepremier Cinque Stelle incassa la cancellazione delle clausole di non punibilità e una serie di limiti: 100.000 euro all’anno di imponibile massimo da far emergere per ogni anno (lui dice complessivi, Salvini lo corregge: “per ogni imposta”), e non oltre il 30 per cento del dichiarato. L’aliquota da pagare sarà il 20 per cento. Di Maio può rivendicare un successo, ma dai suoi tentativi di presentare il provvedimento come una stretta della attuale dichiarazione integrativa tradiscono comunque l’imbarazzo. La dichiarazione integrativa esiste, certo, e permette di correggere quanto dichiarato al fisco a patto poi di pagare tutto il dovuto e le sanzioni minime, per evitare conseguenze peggiori. Il decreto introdurrà condizioni più favorevoli e uno sconto anche sul dovuto, quindi resta un condono che all’elettorato M5S non piacerà. E i tentativi di bilanciare i favori agli evasori con una stretta sui controlli - se non cambia il decreto prevede che chi non aderisce può subire controlli per tre anni in più di oggi - rischiano di scoraggiare l’adesione alla sanatoria. MATTEO SALVINI. Parla di “enorme successo” per “il recupero della Pace Fiscale, del saldo e stralcio delle cartelle di Equitalia che nel decreto originario non c’era e il Parlamento recupererà”. È la stessa promessa annunciata da Conte e Di Maio in vista del passaggio parlamentare. Salvini sta però ben attento a lasciare una zona di ambiguità. Ci sono due tipi di contribuenti che rientrano tra i possibili beneficiari, secondo le linee indicate da Salvini: quelli che hanno dichiarato e non sono riusciti a pagare le imposte corrispondenti, e dunque ora hanno cartelle di Equitalia in sospeso. Oppure quelli che hanno dichiarato un certo imponibile, l’Agenzia delle entrate lo ha contestato e sono stati costretti a correggersi e magari non avevano più le risorse per mettersi in regola. Se la “pace fiscale” va a beneficio anche di questa seconda categoria, diventa un doppio condono: perché riduce le somme da versare e perché premia chi già ha evaso ed è stato scoperto.
Tutto questo è stato annunciato a voce in conferenza stampa. Testi ancora non ce ne sono. La pubblicazione del decreto in Gazzetta ufficiale è attesa per martedì. Sempre che qualcuno non scopra altri presunti complotti di presunte manine.
Il compromesso Sconto non solo sulle sanzioni ma pure sulle somme dovute, aiuti anche a piccoli evasori