Il Fatto Quotidiano

Garavaglia, viceminist­ro in attesa di giudizio

Leghista che ha gestito tutto il dossier della “pace fiscale” è imputato a Milano per turbativa d’asta

- » DAVIDE MILOSA

Nella

mischia politica ci sta da tempo, ma per gli amici di Cuggiono nel Milanese è sempre Sgara, nomignolo giovanile che gli deriva dalla passione per la musica. Preistoria per Massimo Garavaglia, classe 1968, oggi viceminist­ro all’Economia e protagonis­ta nella bufera del decreto fiscale. Condono si, condono no? Lui tira dritto. Dice: “Tutti sapevano”. Altri sospettano che sia lui la “manina” che, secondo i 5Stelle, ha aggiunto le postille incriminat­e, poi cancellate ieri dopo la seduta del Consiglio dei ministri. Garavaglia, dunque. Viceminist­ro sì, ma in attesa di giudizio e oggi imputato a Milano per tur- bativa d’asta. Anni lontani, quelli del pub di Vittuone e del gruppo Gamba de legn. Lui, alla batteria, ancora lo ricordano: “Sgara che picheva i tuluni ( suonava la batteria, n dr )”. Doppia laurea, Economia alla Bocconi, Scienze politiche in Statale a Milano.

Due figlie, e il Giovanni, padre operaio. Il più giovane senatore eletto in Parlamento. Era il 2008. La camiseta è quella della Lega, da sempre, da quando si iscrive al partito a Cuggiono. Poi sarà sindaco a Mercallo con Casone. Dice: “Tra il dire e il fare gh'è el mètes à drèe”! Che in dialetto lombardo significa “tra il dire e il fare, c'è di mezzo il cominciare a fare”. Nei primi anni della politica fa anche il cameriere, più avanti insegnerà al centro di formazione pro fessio nale Canossa di Cuggiono. Poi solo politica e qualche carica in Cda che contano, come quello di Cassa D e p o s i t i e Prestiti. Con Giancarlo Giorgetti va d’amore e d’accordo, tanto che il sottosegre­tario alla Presidenza del Con- siglio, lo chiamerà al ministero con il placet di Matteo Salvini. Prima, nel 2013, l’amico Bobo Maroni, compagno di partito e di concerti, lo porta in Regione.

LUI ACCETTA, lascia Palazzo Madama e si accomoda sulla poltrona di assessore all’Economia. Ci starà cinque anni. A metà mandato anche lui è travolto dalla bufera giudiziari­a. Allo stato è imputato per turbativa d’asta. Coinvolto assieme all’allora vicepresid­ente della Regione Mario Mantovani. La Procura lo accusa di aver manipolato, assieme a Mantovani, una gara (circa 11 milioni di euro) relativa all’affidament­o del Servizio di trasporto di malati dializzati. A suo carico, spiegano i pm, una telefonata e un sms, entrambi a Mantovani, per avvertirlo dell’esclusione di un’azienda. Il suo avvocato, Jacopo Pensa, durante le udienze spiega: “È finito in un calderone solo per una doverosa segnalazio­ne”. Nel 2017 sarà indagato di nuo- vo. Due anni prima viene sentito come testimone nel processo su ’ndrangheta e politica che vedrà la condanna, tra gli altri, dell’ex assessore alla Casa Mimmo Zambetti. Durante l’udienza, il pm ipotizza la falsa testimonia­nza dopo la deposizion­e di Garavaglia in relazione agli scavi per la realizzazi­one del Tav e a un vecchio contenzios­o tra il Comune di Sedriano e il consorzio all’epoca impegnato sul territorio comunale. I giudici dopo la sentenza trasmetton­o gli atti alla Procura. Tre giorni fa il nuovo pm, che ha riqualific­ato poi il reato in abuso d’ufficio, ha chiesto per Garavaglia l’archiviazi­one “non ravvisando profili di responsabi­lità”.

L’altra inchiesta Attualment­e è indagato per falsa testimonia­nza La Procura, però, ha già ha chiesto l’archiviazi­one

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Economia Massimo Garavaglia
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