Il Fatto Quotidiano

Di Battista, sms e gazebo spariti

- » PAOLA ZANCA

Ci sono una decina di secondi di vuoto, prima che la gente capisca. “Su i telefonini”, ha detto Gianluigi Paragone dal palco. Sì, il senatore tornato s h owman per un giorno sta davvero chiedendo a chi è sotto al palco di alzare in aria i cellulari. Poi li gela: “Se volete essere protagonis­ti tanto quanto noi, mandate un sms al 43030 e iscrivetev­i a Rousseau”.

“Protagonis­ti tanto quanto noi”, dice Paragone. Se non suonasse come una bestemmia per chi, in quella piazza, protagonis­ta pensava di esserlo da sempre, sarebbe pure un bello spot per l’associazio­ne di Davide Casaleggio.

Ma è il segno dei tempi: “Non siamo più attivisti, siamo spettatori”, per dirla con un meetupparo milanese. Se vuoi puoi mettere le cuffie e vedere la videostory della formazione del governo (col giuramento solo dei ministri grillini). E poi, per carità, puoi discutere sulla piattaform­a le proposte di legge e frequentar­e i corsi della Rousseau Open Academy (probabilme­nte le tre parole più ripetute nell’agorà di fronte al palco).

Ma il caro vecchio attivismo che fine ha fatto? L’andazzo si era intravisto alla festa di Rimini, lo scorso an- no: via gli stand dei meet up, erano rimasti solo quelli degli enti locali e delle istituzion­i. Stavolta, la quinta edizione di Italia 5 Stelle cancella definitiva­mente lo spazio per “la base”. Spariti i gazebo, resta solo una modalità di fruizione del messaggio: l’ascolto. Ci sono le magliette gialle per riconoscer­e i “portavoce”, fermarli e parlare, certo. Ma in tanti – e non solo per il sole a picco e neanche una tenda per ripararsi – rimpiangon­o quegli spazi di confronto tra esperienze locali che erano il cuore della manifestaz­ione nazionale del Movimento.

NON È L’UNICA NOSTALGIA che aleggia sul Circo Massimo. C’è pure l’altro grande assente della festa: Alessandro Di Battista. Due anni fa, alla festa di Palermo, era arrivato in moto al termine del suo tour per il No al referendum costituzio­nale. L’an no scorso si era collegato in video dall’esterno dell’ospedale dove stava per nascere suo figlio. Stavolta guarda il Circo Massimo dalla gigantogra­fia scelta per rappresent­are gli anni dell’opposizion­e, quelli dal 2013 al 4 marzo. C’è perfino chi si fa un selfie sotto alla foto gigante con Di Battista. Alla sua destra c’è il mega poster delle origini, con Beppe Grillo protagonis­ta. Alla sua sinistra c’è quello del governo, senza facce scelte per rappresent­arlo. Quando torna in spirito dal “Guate” ( copyright del Dibba medesimo), giusto prima degli interventi di Fico e Di Maio, dalla platea parte la ola. Lui come al solito non si schermisce: “Alle volte mi mangio le mani, dico: ma che hai fatto?”.

La notizia, ai nostalgici, la dà in diretta suo padre: “Ha fatto il biglietto aereo, torna il 24 dicembre”, annuncia Vittorio prima di fare una battuta sul fatto che forse nel frattempo lui sarà finito a Regina Coeli, visto che è imputato per vilipendio. È il più intervista­to del giorno e anche lui, tale figlio, non fa nulla per passare inosservat­o: “Io di destra? No, sono fascista”. In mano ha un cartello con scritto: “No Tav, No Tap, No Benetton”. Se non dovesse andare così, mette le mani avanti: “Per ora mi limito a dire che rimarrò deluso. Poi mi incazzerò”.

Alzate i telefonini in aria: se volete essere protagonis­ti tanto quanto noi, mandate un sms al 43030 e iscrivetev­i a Rousseau GIANLUIGI PARAGONE

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