Il Fatto Quotidiano

“Chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti”

- » DON FRANCESCO BRUGNARO* *Arcivescov­o emerito di Camerino – San Severino Marche

In quel tempo, si avvicinaro­no a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: “Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo”. Egli disse loro: “Che cosa volete che io faccia per voi?”. Gli risposero: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. Gesù disse loro: “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?”. Gli risposero: “Lo possiamo”. E Gesù disse loro: “Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”. Gli altri dieci, avendo sentito, cominciaro­no a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: “Voi sapete che coloro i quali sono considerat­i i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. (Marco 10,35-45).

Una delle difficoltà maggiori che il discepolo vive nel seguire Gesù sulla sua strada consiste nella ripugnanza, resistenza a diventare servitore. La diakonìa, il servizio, è richiamato ancora oggi dal Maestro dopo che, per ben due volte, Gesù stesso ha dato l’annuncio della propria passione, morte e risurrezio­ne. È difficile legare l’esito drammatico della vi-

ta di Gesù al dono che ne deriva: non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in

riscatto per molti. La poca familiarit­à con la Parola di Dio non aiuta gli Apostoli a comprender­e che

l’uomo dei dolori (annunciato da Isaia) cammina con loro e li introduce nel mistero di offerta e di dono che farà sì che “il giusto mio ser- vo giustifich­erà molti, egli si addosserà le loro iniquità” (Is 53,10-11).

LA DOMANDA di Giovanni e Giacomo ci svela l’intimo tormento che si dibatte nel loro animo e che è sempre vivo anche nei nostri pensieri: Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra.

La pretesa del potere rivendicat­a dai due apostoli esprime l’anelito di valere qualcosa, di essere messi in grado di raggiunger­e responsabi­lità di governo! La paura che abita il loro cuore, di fronte all’annu ncia ta prospettiv­a fallimenta­re di Gesù, alimenta il timore di aver investito male il futuro della propria vita. Egli, invece, non rinuncia a metterli apertament­e davanti all’estrema esperienza. In obbedienza al Padre, questa solidariet­à con l’uomo peccatore manifesta il compimento della volontà divina nel voler riscattare la sua creatura dalla morte: Il calice che io bevo anche voi lo berrete e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Nasce, allora, tra i discepoli una

tensione: cominciaro­no ad indi

gnarsi con i due fratelli ( boanerghes) i pretenzios­i “figli del tuono”, ma in realtà accomunati dalla stessa competizio­ne, unanimi nella gelosia per il primo posto. È la mentalità del mondo che lambisce tutti! Gesù, però, non cambia registro: o la logica mondana, o quella del servizio! Il potere, l’autorità, l’essere capo, se non opprime, libera e favorisce la crescita dell’altro in tutte le sue esigenze. La proposta evangelica aiuta a “diventare grande”, a realizzare pienamente l’umanità di ciascuno: Chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di

tutti, mette tutti a servizio di tutti. Servire senza garanzie, alla maniera della condizione dello “schiavo”, significa donare la propria vita, diventare il primo, esercitand­o una reale autorità, la stessa che Gesù esercita sulla Croce. Questo tipo di comando evangelico non è un discorso astratto, devoto, buonista, ma è regola di vita di tutta la comunità, stile dell’annuncio al mondo e testimonia­nza personale di vita cristiana. Gesù è categorico:

Tra voi però non è così. È questa la cultura che secondo San Paolo VI fa nascere la civiltà dell’amore.

LA CIVILTÀ DELL’AMORE Servire gli altri senza garanzie significa donare se stessi: quello di Gesù non è un discorso astratto o buonista, ma regola di vita

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