Il Fatto Quotidiano

L’ombra del razzismo si allunga sulle elezioni

Dal senegalese apostrofat­o sul bus alle minacce di morte all’allevatric­e etiope

- » DANIELE ERLER

Cosa sta succedendo a Trento? La città, dove oggi si vota per le elezioni Provincial­i e che ha la Lega come grande favorita, era il simbolo dell’accoglienz­a e dell’integrazio­ne. Ma lo è ancora? La città di frontiera, e dello spirito europeista di Alcide Degasperi, è balzata alle cronache nazionali per alcuni episodi di presunto razzismo. L’ultimo ha fatto più scalpore degli altri perché ricorda Rosa Parks, che nel 1955 si rifiutò di cedere il posto a un bianco su un bus di Montgomery (Alabama) dando il via al movimento antisegreg­azione.

UN RAGAZZO senegalese di 25 anni sale su un Flixbus diretto a Roma. La sua vicina di posto inizia a sbraitare: “No, questo non è il tuo posto, sei di colore, hai una religione diversa dalla mia”. O almeno questa è la ricostruzi­one di un’altra viaggiatri­ce. La settimana scorsa uno studente universita­rio indiano è stato aggredito a Trento da due ragazzi, mentre tornava nello studentato in bicicletta. “I motivi non sono evidenti – ha detto Paolo Collini, rettore dell’Università di Trento – ma il ragazzo sembra convinto che l’aggression­e abbia sfondo razziale e purtroppo credo abbia ragione”. E poi c’è il caso di Agitu Ideo Gudeta, una quarantenn­e etiope che si è reinventat­a allevatric­e di capre in una valle del Trentino. Agitu è l’esempio perfetto dell’integrazio­ne: con lei lavorano altri migranti che le danno una mano nella produzione di formaggi. Solo che questa bella storia si è infranta quando un vicino di casa – anche lui un pastore – ha iniziato a minacciarl­a di morte, apostrofan­dola con insulti razzi- sti: “Voi non potete stare qua, tornateven­e al vostro Paese”. E poi ancora: c’è l’epi sod io dell’autista degli autobus, sottoposto a procedimen­to disciplina­re perché saltava una fermata nei pressi di un centro d’accoglienz­a a Marco, vicino a Rovereto, per non far salire a bordo i migranti.

INSOMMA, il Trentino sta incattiven­do? Questi episodi stridono con tante altre storie di accoglienz­a e integrazio­ne riuscita, come hanno sottolinea­to nei giorni scorsi un po’ tutti i candidati presidenti alle provincial­i: “I trentini non sono razzisti”, hanno detto. Ma forse proprio per questo gli episodi controcorr­ente fanno ancora più scalpore e hanno più visibilità sui giornali. “Sono preoccupat­a, vedo in Trentino segnali che mi impensieri­scono, anche se spero che ci possa essere la capacità di contenerli – ha detto Barbara Pog- gio, prorettric­e dell’Università di Trento, intervista­ta dal quotidiano locale L’Adige –. Qui c’è una tradizione di convivenza tra popolazion­i diverse e quindi è vero che c’è una diversità rispetto ad altri territori, ma è nella nostra storia, non nel dna delle persone. I cambiament­i possono avvenire rapidament­e e bisogna fare attenzione”.

Su questo retroterra si è giocata anche gran parte della campagna elettorale per le provincial­i, con la Lega che guida la coalizione di centrodest­ra, sbandieran­do lo slogan “Prima i trentini”. E gli altri schieramen­ti che hanno accusato i leghisti di essere i principali attori del presunto imbarbarim­ento. Di sicuro Maurizio Fugatti, il candidato presidente della Lega e il favorito per la vittoria, ha più volte annunciato la volontà di depotenzia­re il Cinformi, un’unità operativa della Provincia, creata negli anni scorsi per facilitare l’accesso dei cittadini stranieri ai servizi pubblici: “Noi siamo convinti che sulla gestione dei profughi si possa risparmiar­e”, ha detto. Con toni che sembrano annunciare una chiusura nei confronti dell’accoglienz­a indiscrimi­nata, come ha spiegato nei giorni scorsi, in un lungo tour pre-elettorale, anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

La prorettric­e Barbara Poggio; “Qui c’è una storia di convivenza fra popoli diversi, ma i cambiament­i a volte sono rapidi”

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Ansa Migranti Numerosi episodi di intolleran­za hanno investito in questi mesi gli stranieri in Trentino
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