L’ombra del razzismo si allunga sulle elezioni
Dal senegalese apostrofato sul bus alle minacce di morte all’allevatrice etiope
Cosa sta succedendo a Trento? La città, dove oggi si vota per le elezioni Provinciali e che ha la Lega come grande favorita, era il simbolo dell’accoglienza e dell’integrazione. Ma lo è ancora? La città di frontiera, e dello spirito europeista di Alcide Degasperi, è balzata alle cronache nazionali per alcuni episodi di presunto razzismo. L’ultimo ha fatto più scalpore degli altri perché ricorda Rosa Parks, che nel 1955 si rifiutò di cedere il posto a un bianco su un bus di Montgomery (Alabama) dando il via al movimento antisegregazione.
UN RAGAZZO senegalese di 25 anni sale su un Flixbus diretto a Roma. La sua vicina di posto inizia a sbraitare: “No, questo non è il tuo posto, sei di colore, hai una religione diversa dalla mia”. O almeno questa è la ricostruzione di un’altra viaggiatrice. La settimana scorsa uno studente universitario indiano è stato aggredito a Trento da due ragazzi, mentre tornava nello studentato in bicicletta. “I motivi non sono evidenti – ha detto Paolo Collini, rettore dell’Università di Trento – ma il ragazzo sembra convinto che l’aggressione abbia sfondo razziale e purtroppo credo abbia ragione”. E poi c’è il caso di Agitu Ideo Gudeta, una quarantenne etiope che si è reinventata allevatrice di capre in una valle del Trentino. Agitu è l’esempio perfetto dell’integrazione: con lei lavorano altri migranti che le danno una mano nella produzione di formaggi. Solo che questa bella storia si è infranta quando un vicino di casa – anche lui un pastore – ha iniziato a minacciarla di morte, apostrofandola con insulti razzi- sti: “Voi non potete stare qua, tornatevene al vostro Paese”. E poi ancora: c’è l’epi sod io dell’autista degli autobus, sottoposto a procedimento disciplinare perché saltava una fermata nei pressi di un centro d’accoglienza a Marco, vicino a Rovereto, per non far salire a bordo i migranti.
INSOMMA, il Trentino sta incattivendo? Questi episodi stridono con tante altre storie di accoglienza e integrazione riuscita, come hanno sottolineato nei giorni scorsi un po’ tutti i candidati presidenti alle provinciali: “I trentini non sono razzisti”, hanno detto. Ma forse proprio per questo gli episodi controcorrente fanno ancora più scalpore e hanno più visibilità sui giornali. “Sono preoccupata, vedo in Trentino segnali che mi impensieriscono, anche se spero che ci possa essere la capacità di contenerli – ha detto Barbara Pog- gio, prorettrice dell’Università di Trento, intervistata dal quotidiano locale L’Adige –. Qui c’è una tradizione di convivenza tra popolazioni diverse e quindi è vero che c’è una diversità rispetto ad altri territori, ma è nella nostra storia, non nel dna delle persone. I cambiamenti possono avvenire rapidamente e bisogna fare attenzione”.
Su questo retroterra si è giocata anche gran parte della campagna elettorale per le provinciali, con la Lega che guida la coalizione di centrodestra, sbandierando lo slogan “Prima i trentini”. E gli altri schieramenti che hanno accusato i leghisti di essere i principali attori del presunto imbarbarimento. Di sicuro Maurizio Fugatti, il candidato presidente della Lega e il favorito per la vittoria, ha più volte annunciato la volontà di depotenziare il Cinformi, un’unità operativa della Provincia, creata negli anni scorsi per facilitare l’accesso dei cittadini stranieri ai servizi pubblici: “Noi siamo convinti che sulla gestione dei profughi si possa risparmiare”, ha detto. Con toni che sembrano annunciare una chiusura nei confronti dell’accoglienza indiscriminata, come ha spiegato nei giorni scorsi, in un lungo tour pre-elettorale, anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
La prorettrice Barbara Poggio; “Qui c’è una storia di convivenza fra popoli diversi, ma i cambiamenti a volte sono rapidi”