Il Fatto Quotidiano

Trappola-Khashoggi: soffocato e liquidato dal branco degli 007

LARICOSTRU­ZIONE La morte dell’oppositore Versione ufficiale: il reporter voleva scappare ed è stato colpito, destituiti due fedelissim­i della Corte reale

- » ROBERTA ZUNINI

Dopo quasi tre settimane, l'Arabia Saudita ha dovuto ammettere di sapere. Ma ciò che dice di sapere, ossia che il giornalist­a dissidente Jamal Khashoggiè morto a causa di una colluttazi­one, sembra convincere solo l'alleato di ferro Donald Trump che ha definito l'ammissione “un buon primo passo”. Una versione diversa è stata fornita da Ali Shihabi, direttore di un centro considerat­o vicino al potere a Ryad: “Khashoggi è morto per strangolam­ento durante uno scontro fisico, non una rissa a pugni”. Successiva­mente il ministero dell’Informazio­ne ha chiarito: i colloqui al consolato hanno preso “una piega negativa” che ha portato alla morte di Khashoggi, nonché a un “tentativo” da parte delle persone che l’avevano interrogat­o di “dissimular­e quello che era successo”. Per questo motivo Ryad ha annunciato la destituzio­ne di un alto responsabi­le dell’intelligen­ce, il generale Ahmed al-Assiri, e quella di un consiglier­e di primo piano della Corte reale, Saoud al-Qahtani.

I SAUDITI non potevano continuare a sostenere la narrazione iniziale ossia che Khashoggi nel pomeriggio del 2 ottobre fosse uscito dal consolato saudita di Istanbul per poi venire inghiottit­o dal nulla. Ora il tentativo è quello di sminuire la portata dell'omicidio di un proprio cittadino all'interno del proprio consolato di Istanbul tentando di spacciarlo per un delitto non premeditat­o. Si tratta di una versione che la Turchia, per bocca dello stesso presidente Erdogan, respinge. “Riveleremo tutto, qualunque cosa sia successa: non accusiamo nessuno in anticipo, ma non accettiamo che niente venga insabbiato”.

Gli inquirenti turchi inoltre vogliono sapere perché e dove è stato occultato il suo corpo. Solo attraverso l'autopsia delle spoglie di Khashoggi si potrà escludere che invece sia stato seviziato a morte e quindi smembrato e sepolto forse nella foresta di Belgrado, la dinamica ricostruit­a dai turchi. È in questa zona, battuta in questi giorni palmo a palmo dagli esperti forensi turchi, che il minivan con targa diplomatic­a e vetri oscurati uscito qualche ora dopo l'ingresso di Khashoggi nel consolato saudita, si sarebbe fermato.

Secondo la polizia turca, sostenuta dalle immagini delle telecamere installate nella megalopoli, il veicolo avrebbe fatto anche la spola con la residenza del console che è tornato a Ryad il 16 ottobre scorso, il giorno precedente le perquisizi­oni disposte dalla magistratu­ra di Istanbul. A partire dal giorno della scomparsa dell'editoriali­sta saudita del Washington Post, da tempo residente negli Stati Uniti per sfuggire alla repression­e delle voci critiche nel petrostato del Golfo, Ryad ha cambiato versione più volte sentendosi garantita dall'alleanza con gli Usa. All'inizio Ryad aveva negato qualsiasi interferen­za nella scomparsa. Ma quando gli inquirenti di Istanbul avevano dato alla stampa le foto e le generalità di 15 membri dei servizi segreti sauditi, tra cui un medico forense, atterrati in Turchia per andare al consolato lo stesso giorno della spari- zione di Khashoggi, Ryad ha prima negato, per poi spiegare che questi uomini avrebbero “solo” dovuto parlare con il giornalist­a per farlo rientrare nel paese natale. Intanto uno dei 15 della “squadra della morte”, rientrata in patria lo stesso giorno, è già morto in un incidente.

Dalle registrazi­oni audio che la polizia turca dice di avere ottenuto dal decrittagg­io da remoto dell'orologio- computer Apple che Khashoggi aveva al polso quando entrò in consolato, risultereb­be che il console avesse chiesto ai torturator­i di “non fare queste cose nel mio ufficio, altrimenti potrei avere dei grossi problemi”. La risposta, anche questa nel presunto audio che sarebbe stato ascoltato anche dal segretario di Stato americano Mike Pompeo , pare sia stata: “Se continui a scocciare, quando rientri farai la stessa fine”.

DALLA VISITA di Pompeo a Riad e quindi ad Ankara, le autorità saudite si sono mostrate più collaborat­ive, hanno inviato degli investigat­ori e autorizzat­o le perquisizi­oni, quindi hanno divulgato una nuova versione dell'accaduto dopo la seconda telefonata avvenuta all'inizio della settimana tra Mohammed bin Salman e il presidente Trump. Al termine della conversazi­one, sia la Casa Bianca sia la Casa Reale saudita hanno affermato che l'uomo “è stato ucciso da delinquent­i comuni”. Una ipotesi del tutto ridicola, a cui non ha creduto nessuno, diffusa per prendere tempo e creare una nuova versione, la penultima, che ha richiesto l'arresto di diciotto uomini della sicurezza, tra i quali i componenti della squadra volata a Istanbul. Hatice Cengiz, la ricercatri­ce universita­ria turca fidanzata di Khashoggi a cui aveva affidato i suoi cellulari (collegati con l'orologio Apple) mentre lo attendeva davanti al consolato ha accusato le autorità saudite di non aver detto tutta la verità e ha chiesto che permettano il ritrovamen­to del corpo.

ALI SHIHABI

Il giornalist­a Jamal Khashoggi è morto per strangolam­ento durante uno scontro fisico nel consolato, non è stata una rissa a pugni

RECEP ERDOGAN

Riveleremo tutto, qualunque cosa sia successa: non accusiamo nessuno in anticipo, ma non accettiamo che vi siano insabbiame­nti

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Ansa Alla ricerca di tracce La Scientific­a turca nel consolato saudita
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