Il Fatto Quotidiano

“Khashoggi, basta armi agli Emirati”: ma l’Italia sta zitta

La morte di Khashoggi Germania, Francia e Regno Unito pensano a ritorsioni verso l’Arabia saudita per spingerla a dire la verità sul dissidente

- » ROBERTA ZUNINI

Germania, Francia e Regno Unito hanno lanciato un appello a sospendere ogni nuovo contratto di armamenti con l’Arabia Saudita finché Ryad non avrà fatto luce sulla morte del giornalist­a Jamal Khashoggi. “Solo se tutti i Paesi europei si mettono d’accordo questo impression­erà il governo di Ryad”, ha affermato il ministro dell'Economia tedesco Altmaier ai microfoni della tv Zdf, precisando che “le spiegazion­i portate” finora dall’Arabia Saudita non sono “soddisface­nti”. “Non c'è nessun effetto positivo se restiamo gli unici a fermare le esportazio­ni e allo stesso tempo altri Paesi colmano il vuoto”, ha anche dichiarato. Il ministro conservato­re della Cdu, fa riferiment­o alla decisione annunciata dalla cancellier­a Angela Merkel, di non autorizzar­e più nuove esportazio­ni di armi verso l’Arabia Saudita; resteranno però in vigore i contratti che sono già stati approvati negli ultimi mesi.

FRA GENNAIO e fine settembre del 2018 la Germania ha autorizzat­o 416,4 milioni di euro di esportazio­ni di armi verso l’Arabia Saudita. L'Italia, tra i maggiori esportator­i di armi in Arabia Saudita – resta aperta la polemica sulle bombe fabbricate in Sardegna e poi usate nella guerra nello Yemen – non si è unita a Berlino, Parigi e Londra e nemmeno ha diffuso dichiarazi­oni in merito. Silenzio assoluto.

La vicenda resta aperta. Nessuno crede che Jamal Khashoggi sia stato ucciso accidental­mente per strangolam­ento durante una rissa scoppiata all'interno del consolato saudita di Istanbul con i 15 uomini dell'intelligen­ce mandati da Ryad per convincerl­o a tornare in patria allo scopo di essere interrogat­o. Non ci crede persino il suo alleato, finora, più stretto, ossia Donald Trump che ha chiesto prove credibili e tangibili, in primis quel che resta del corpo del giornalist­a.

Se nella giornata di oggi, come promesso durante l'ultimo comizio pubblico, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan svelerà “la nuda verità” sulla morte del dissidente, gli equilibri in Medio Oriente e sullo scacchiere geopolitic­o potrebbero saltare. Qualora Erdogan, per giunta nel giornata di apertura della “Davos del deserto” a Riad, svelasse le prove che l'opinionist­a saudita del Washington Post è stato ucciso e smembrato all'interno del consolato saudita di Istanbul – come ritengono gli investigat­ori turchi – e quindi sepolto nell'area forestale intorno alla megalopoli, in seguito a un piano messo a punto dal principe ereditario Mohammed bin Salman e dai suoi fedelissim­i, le tensioni in corso da tempo tra la Turchia e l'Arabia Saudita potrebbero sfociare in una vera e propria crisi.

I DUE PAESIsi contendono da anni la leadership del mondo islamico sunnita: Erdogan a fianco della Fratellanz­a Musulmana mentre l'Arabia Saudita è la depositari­a dell'islam waabita nonché custode di Mecca e Medina, i principali luoghi di culto dell'islam sia sunnita che sciita.

Gli inquirenti turchi, che avrebbero fatto ascoltare l'audio del massacro del giornalist­a in loro possesso al segretario di Stato americano Mike Pompeo, oltre che ad alcuni giornalist­i, hanno dato alla Cnnturca un nuovo vi- deo. Nelle immagini catturate da una telecamera di sorveglian­za all'esterno del consolato si vede uno dei 15 agenti del presunto commando inviato da Ryad per uccidere Khashoggi con indosso gli abiti del reporter

PETER ALTMAIER

Non c’è nessun effetto positivo se restiamo gli unici a fermare le esportazio­ni e allo stesso tempo altri Paesi colmano il vuoto

mentre esce dalla porta posteriore della sede diplomatic­a: una messa in scena per dimostrare che il giornalist­a aveva lasciato l’edificio. L’agente saudita, identifica­to come Mustafa al Madani, ha anche degli occhiali da vista e una barba finta per somigliare di più al reporter. La sua presenza sarebbe stata registrata da alcune telecamere anche nella Moschea Blu, uno dei principali luoghi di culto di Istanbul.

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 ?? LaPresse ?? Ritrovata l’auto del giornalist­a Poliziotti turchi dinanzi al garage dove è stata recuperata l’auto di Khashoggi
LaPresse Ritrovata l’auto del giornalist­a Poliziotti turchi dinanzi al garage dove è stata recuperata l’auto di Khashoggi
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