Il Fatto Quotidiano

La cine-memoria da Gassman all’“Othello 3.0”

Protagonis­ta: la memoria Da Gassman a “Othello 3.0”

- » FEDERICO PONTIGGIA

Che Festa che fa? Non c’è da spellarsi le mani o da spalancare gli occhi, nondimeno trovare qualche chicca, almeno qualche sorpresa è possibile.

THEY SHALL NOT GROWOLD Le voci e i colori della Prima guerra mondiale: il Sign ore degli Anelli Peter Jackson dà profondità (3D), carne e anima alla memoria, facendo di archivio inerte un lungometra­ggio pulsante, affascinan­te e, di più, lunare. Pochissima stampa a seguirlo, forse spaventata dalla inopinata mancanza di sottotitol­i (peraltro, è parlatissi­mo), ma They Shall Not Grow Old – il titolo è mutuato dall’ode di Laurence Binyon For the Fallen – meriterebb­e ben altra sorte, se non cornice: è di gran lunga la miglior cosa vista in Festa, un uomo di cinema e pace quale Ermanno Olmi ne sarebbe stato il più accorto estimatore.

I colori posticci rimandano involontar­iamente al tavolo autoptico, le parole dei soldati sono eco inesausta di sciagura, gli orizzonti di gloria degli alti comandi condannati al fuoricampo: nessuna Grande Guerra, di grande solo la carneficin­a (un milione di morti tra le file dell’Impero britannico). Producono Imperial War Museums e BBC, è tra i must-see dell’anno.

SONO GASSMAN! VITTORIO, RE DELLA COMMEDIAL’uomo dietro il Mattatore, il melanconic­o dopo il guascone, Vittorio prima di Gassman. Il re della commedia all’italiana, incoronato nel 1958 da I soliti ignotidi Monicelli dopo il teatro e i film drammatici, e poi il gigante dai sentimenti d’argilla di fine carriera: comunque Gassman, di cui Fabrizio Corallo dà un ritratto informato e rivelatore, che ritroverem­o su Sky Arte nel gennaio del 2019.

Archivio importante, teste parlanti illustri di ieri (da Dino Risi a Ettore Scola) e di oggi (da Renzo Arbore a Carlo Verdone) e un affetto smodato per Vittorio, che seppe farsi leggenda e mistero, senza venire – lapide canta – “mai impallato”.

OTHELLO 3.0 Si parte da una suggestion­e pasolinian­a, Che cosa sono le nuvole?, si passa per l’elaborazio­ne teatrale di Cecilia Calvi, si arriva all’interpolaz­ione, prima musicale (il refrain Otello che bello) e quindi cinematogr­afica, del regista Walter Corda, che allo shakespear­iano Moro di Venezia concede lo sberleffo della parodia e l’ancoraggio al qui e ora, dal femminicid­io alla discrimina­zione razziale. Ospite la Roma Lazio Film Commission, prodotto da Corda con Roberto Fiacchini, fondale filologico il Globe Theatre di Roma, un cortometra­ggio che la sa lunga, e ancor più (opera) buffa: Othello è Timothy Martin, Desdemona Grazia Schiavo, Iago Riccardo Barbera, il riso amaro.

IL FATTORE UMANO. LO SPIRITO DEL LAVORO Grande rimosso, sia politico che cinematogr­afico, il lavoro torna a farsi sentire, e vedere, nel documentar­io di Giacomo Gatti, prodotto da Inaz con FEdS.

Dai viticoltor­i trentini ai pastai di Gragnano, da don Loffredo del Rione Sanità ai chirurghi che testano mani bio- robotiche, dai giovani startupper agli operai, una ricognizio­ne a viso aperto tra quindici eccellenze nazionali: focus poetico ed etico è il fattore umano, ovvero “le mani e i cervelli delle imprese italian e”. Schietto, lucido e speranzoso.

MARTIN SCORSESEÈ per lui la più fragorosa standing ovation della Festa.

Premiato alla carriera da Paolo Taviani, Scorsese porta in dote nove sequenze di altrettant­i prediletti film italiani: Umberto D., Le notti di Cab ir ia , Divorzio all’i t al ia na , Salvatore Giuliano, Il Gattopardo, Il posto, La presa del potere da parte di Luigi XIV, L’eclissi. Il primo, e forse non solo alfabetica­mente, è Accattone: “Lo vidi nel 1963 a New York, e fu uno choc: mi sono identifica­to negli ultimi, nei reietti che Pasolini inquadrava. Il suo non era solo umanesimo, ma santità: il magnaccia protagonis­ta moriva tra due ladri, come Cristo in croce”.

Vidi ‘Accattone’ nel ’63, fu uno choc: mi identifica­i nei reietti Quello di PPP non era umanesimo, ma santità

MARTIN SCORSESE

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Non solo bianco e nero “The Shall Not Grow Old” di Peter Jackson. Sotto, Vittorio Gassman ne “Il sorpasso” e protagonis­ta del doc di Fabrizio Corallo. A destra, “Othello 3.0”

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