La transumanza dei malati e i soldi in corsia (al Nord)
Costa un miliardo e 400 milioni di euro all’anno alle disastrate casse pubbliche meridionali il cosiddetto turismo sanitario. E milioni di euro ai cittadini meridionali che devono far fronte al default della sanità locale pagando privatamente visite specialistiche ed esami diagnostici che il servizio sanitario non riesce più nei fatti a erogare. Cinque regioni (Calabria, Sicilia, Puglia, Campania e Molise) ancora non sono in grado pienamente di centrare gli standard minimi di assistenza, i Lea, il livello essenziale sotto il quale la malattia più che essere curata è accompagnata verso la sua cronicizzazione. Ai molisani, per dirne una, sono venuti meno, in questi anni di arraffa arraffa, interi servizi e reparti, laboratori diagnostici e team specialistici. Lo spreco e le ruberie, che negli anni sono andati infittendosi e di cui nessun partito riconosce la responsabilità, hanno prodotto, per la società meridionale, un’altra ingiusta punizione: il commissariamento della sanità che devia i pochi quattrini in cassa al pagamento della grande mole di debiti accumulati. “Ho dovuto ridurre – ha detto Michele Emiliano, il governatore pugliese – i presidi sanitari e tentare, in questa drammatica attività di taglio, di procurare il minor danno possibile. Ma il male che si è fatto al territorio è indubitabile”.
Via ogni solidarietà, come obbliga la Carta, per far posto alla divisione delle risorse in ragione del gettito fiscale pro capite
GIANFRANCO VIESTI
LA MALASANITÀ è figlia dello spreco e della clientela politica, ma i genitori finora sono sconosciuti. Se a Napoli, secondo la dichiarazione choc del presidente dell’Istituto superiore di sanità, l’aspettativa di vita rispetto al resto d’Europa si è ridotta di ben otto anni, di chi sarà la colpa? Qualcuno ha pagato?
Ecco che la risposta, nel suo paradosso, arriva dal presidente della Lombardia Attilio Fontana, tra l’altro tra i più pragmatici e prudenti esponenti leghisti. Per far fronte al turismo sanitario, grazie al quale la sanità lombarda accresce le sue fi-