Eletto Gravina, la Federcalcio torna all’antico E addio Malagò
Il commissariamento del Coni è stato un disastro, si torna al passato: il calcio italiano riparte da Gabriele Gravina. L’ormai ex n.1 della Serie C, dirigente di lungo corso, è stato eletto nuovo presidente Figc col 97% dei consensi. Percentuali bulgare, che mancavano dai tempi di Giancarlo Abete (non a caso suo “padrino” e coordinatore dell’alleanza). Alla fine lo hanno votato tutti: i Dilettanti di Cosimo Sibilia, arbitri e allenatori lo hanno voluto, gli altri si sono accodati; non vedevano l’ora di liberarsi del Coni. L’era Gravina sarà all’i ns e gn a delle intese larghissime per piccoli ma vitali cambiamenti. Una mini-riforma dei campionati (Serie B a 20 e semiprofessionismo in C), ordine nei tribunali e in nazionale.
Ora tutti sorridono e qualcuno fa solo buon viso a cattivo gioco. C’è Marotta ( più preoccupato dalla puntata di Reportsui rapporti tra Juve e gli ultrà malavitosi che dalle elezioni), ma non Andrea Agnelli (ormai dove c’è uno manca l’altro), e nemmeno Urbano Cairo: forse la Serie A che conta non si sente rappresentata. C’è Giovanni Malagò, costretto a ricordare i 5 commissariamenti in 11 anni, quasi a giustificarsi davanti a un mondo che lo ha respinto. C’è Michele Uva, potente direttore Figc in uscita, con cui però bisognerà trovare una soluzione. C’è Claudio Lotito che affila le armi ( come sempre). E poi Gianni Infantino, grande capo della Fifa, che regala l’unico brivido: “Il calcio non ha bisogno della tutela di qualcun altro”, dice sul caos dei ricorsi in Serie B e la giustizia sportiva. La tirata d’orecchi è per l’ultimo decreto del governo ( i club esclusi possono rivolgersi subito al Tar) e per il Coni, che per il futuro prepara una commissione ad hoc: il primo è un provvedimento urgente, il secondo se toglierà competenza alla Figc rischia di sembrare un’invasione sull’a utonomia del pallone, che la Fifa non tollera. Tutta polvere sotto al tappeto.