Il Fatto Quotidiano

La religione del cavallo

Il defunto cavallo Raol La contrada è nel dna di Siena: abolire la gara è probabile quanto B. che si converte all’omosessual­ità

- » SELVAGGIA LUCARELLI

Partiamo col dire che l’edizione del Palio di Siena a cui ho assistito sabato pomeriggio è stata particolar­mente serena: un solo fantino rimasto in sella, uno svenuto (ma sano), uno ferito (ma salvo), un volontario ferito (salvo anche lui), Raol, il povero cavallo della Giraffa, abbattuto dopo una caduta, e la vittoria della Tartuca con il cavallo scosso. Ci mancava solo che un airbus si abbattesse su piazza del Campo. Tutto ciò ha provocato l’ira degli animalisti, i quali chiedono l’abolizione della manifestaz­ione, protestano contro la Rai che ha trasmesso la diretta.

Siccome anche io ero lì e mi sono permessa di postare delle foto, ora mi ritrovo gli animalisti che insultano me e i miei avi fino al capostipit­e e mi augurano di reincarnar­mi in biada per cavalli.

Per carità, comprendo il dispiacere, ci sono però due cose di cui gli animalisti non tengono conto: la prima è che l’abolizione del Palio di Siena è probabile quanto la conversion­e all’omosessual­ità di Silvio Berlusconi. La seconda è che la morte del cavallo dispiace più ai senesi che a loro. Basta parlare con un qualunque contradaio­lo per sentirsi dire che a Siena del fantino non frega nulla a nessuno perché è un mercenario, ma il cavallo è sacro. Quelli che corrono vengono benedetti direttamen­te in Chiesa e, nei quattro giorni precedenti la gara, il cavallo ha un ’ assistente come Valeria Marini che dorme con lui anche la notte.

SABATO SERA, in tanti piangevano per Raol. Perché qui i cavalli non fanno parte di un gioco. Fanno parte del Dna. E il palio non è qualcosa che succede due volte l’anno. Il palio è 365 giorni l’anno. “Il palio non è morte, è vita”, dicono a Siena, senza neppure troppa voglia di giustifica­rsi con quelli “di fuori”, perché loro lo sanno bene che oltre la cinta muraria, tutto questo pare una sorta di Black Mirror medievale, una follia collettiva tale che uno si domanda cosa ci mettano dentro la ribollita, ’sti senesi. E me lo sono domandata anche io, nei due giorni trascorsi a Siena. Perché di cose incredibil­i ne ho sentite parecchie, e più ascoltavo i racconti dei contradaio­li, più mi pareva di essere in un luogo senza tempo, con regole che valgono solo lì e domande che è meglio far morire in gola. Per dire, uno di loro mi ha spiegato che quando c’è il palio le classi sociali non esistono. “Mi è capitato di partecipar­e a qualche scazzottat­a tra contrade: si tiravano su le maniche della camicia notai, avvocati e operai, l’uno accanto all’altro. A me, per dire, m’ha picchiato il mio dentista!”. E le forze dell’ordine, a quanto pare, aspettano 5 minuti prima di intervenir­e, come in una sorte di fulminea notte del giudizio in cui gli animi si lasciano sfogare. “Prima però ci togliamo anelli e orologi”. Qualcuno racconta che la rivalità tra contrade è tale che pure a vedere il Siena calcio in trasferta ci si va in 17 autobus, uno per contrada. “Partita fuori casa, durante un tafferugli­o sono caduto e me le ha date mica uno della squadra avversaria, ma uno dell’Onda!”, se la ride un contradaio­lo della Torre. Ma lo racconta senza rancore, tutto pare ineluttabi­le. E lo è: la vita di contrada entra nel sangue, nessuno se la leva di dosso. “L’attaccamen­to al Palio è bellissimo da bambini, da adolescent­i e da anziani, ma a 20 anni ti tiene imbrigliat­o alla città, un sacco di ragazzi non se ne vanno da Siena perché fuori avrebbero nostal- gia”, mi spiega chi da qui non si è mosso mai.

MA DI COSE ASSURDE, in tempo di Palio, ce ne sono non poche. Per dire, è possibile scommetter­e su qualunque boiata, dal risultato di Juve-Milan a quanti capelli sono rimasti in testa al principe Harry, ma esiste una LEGGE che vieta alla Sisal di fare scommesse sul Palio. Qui un posto-finestra sulla piazza, il giorno del Palio, costa quanto un post a pagamento della Ferragni. Qui al fan- tino, nei giorni pre-gara, si ritira il cellulare come stesse entrando in seminario. Qui se sei dell’Oca vuoi vincere, sì, ma più di tutto vuoi fare perdere la Torre. Qui un fantino, per una singola vittoria, può intascare 200 mila euro e più. Qui quando c’è il Palio cambia la viabilità in città e l’ordine pubblico diventa un concetto elastico. Qui se sei un turista e ti vedono fare una foto a un cavallo ferito puoi finire al macello, al posto del cavallo. Qui gli animalisti che sbraitano a migliaia sul web, in città non si sono avvicinati mezza volta, perché sanno bene che toccare il palio a un senese è come toccare la Boschi a Renzi. E alla fine tengono all’incolumità dei cavalli ma un po’ più alla loro. Qui se succede qualcosa a un cavallo, attorno all’accaduto si crea una cortina di ferro che manco attorno alla questione dei Rohingya. Sabato per dire, prima della brutta notizia, sulle sorti del cavallo Raol giravano le ipotesi più svariate: è vivo, è morto, è morto e risorto, è il piatto del giorno all’osteria del centro, è stato scritturat­o per uno spaghetti western che girano a Poggibonsi, se l’è comprato Putin per la prossima foto in sella a petto nudo, gli sono spuntate su due ali ed è volato via verso la Val d’Orcia come Pegaso. Poi la verità è venuta fuori, nei quartieri di tante contrade c’era un silenzio spettrale. Sui siti sono rimbalzate le immagini del cavallo ferito, la polemica ha ricomincia­to a galoppare veloce, come i cavalli a un passo dal traguardo, dopo la curva del Casato.

Il Palio – e su questo non ho alcun dubbio – nessuno lo fermerà. Perché è uno spettacolo suggestivo e sovrumano, in cui a ogni galoppo ci si sente nel 1600. E anche un po’ parte di qualcosa. Di folle, forse, e di spietato, come la storia. “Siete attenti all’orrore di un attimo e non a un amore che dura da secoli. Condannate­ci pure a morte, ma sappiate che moriremo a cavallo”. Lo ha scritto ieri un’allevatric­e senese. Folle, appassiona­ta, infervorat­a. Come il Palio. Come i senesi.

L’allevatric­e senese “Siete attenti all’orrore di un attimo e non a un amore che dura da secoli”

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Ansa La tragica caduta Sabato il Palio straordina­rio per i 100 anni della 1° guerra mondiale

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