Che Lucano che fa: scene (in tv) un po’ marziane
Chi può andare in televisione e chi no? Ormai nella nostra Tv passa di tutto, una volta si andava in bagno, adesso si va in studio. Osservando la lucida calma del sindaco di Riace Domenico Lucano, ospite di Fabio Fazio a Che tem
po che fa, veniva da chiederselo. Oggi chiunque urli, aggredisca, scateni la rissa è un perfetto guappo organico alla repubblica dei talk. Invece, Lucano trasmetteva un’immagine opposta: determinata eppure mite, dimessa eppure serena. Soprattutto, concreta. Un uomo d’azione nel regno del vaniloquio: “Non mi piace la parola ‘modello’, sa di schema, a Riace tutto si è svolto nella spontaneità.”
Forse la sua prima colpa è stata proprio agire, se necessario perfino contro le leggi. Ascoltandolo, si capiva sia il respingimento della Lega, che non lo voleva sul servizio pubblico, sia la rabbia di Giorgia Meloni per l’assenza di repliche di Fazio ( lo stesso Fazio di sempre, ma stavolta mosso da un quid di coraggiosa disobbedienza). Se il mezzo è il messaggio, eccome se lo è, la Tv trasmette tipi umani prima delle loro idee, e questa era la prima sorpresa. C’era poi un secondo tema mediatico a rendere l’ospite tanto sgradito: siamo assediati da ser- vizi sull’invasione dei barbari venuti a minacciare il nostro lavoro, le nostre famiglie, le nostre vite, ma il caso Riace capovolge questo teorema. “Se l’integrazione è possibile a Riace, significa che è possibile dappertutto”. Ma dai, vuoi vedere che un mondo migliore è possibile? Più che Lucano, un marziano.