VITA DA GIORNALISTA: 40 ANNI DI QUERELE
Caro direttore, ho letto il tuo articolo di martedì sulla condanna ricevuta dal Fa tto per diffamazione ai danni di Tiziano Renzi, per cui il giudice ha disposto un risarcimento di 95 mila euro. “Cambiamo mestiere”, recitava il titolo: che a ben guardare è la sola opzione praticabile per chi ha scelto di fare il giornalista non da servo dei potenti. La verità è che il nostro è un mestiere finito: per colpa nostra, prima di tutto.
IO HO FATT Oper più di 40 anni il giornalista sportivo. Nel 1983, al Giorno, in coppia con Claudio Pea, denunciai lo scandalo della partita truccata Genoa- Inter 2-3: ne nacquero due inchieste, una penale a Genova del magistrato Fucigna sul Totonero (soldi scommessi sulla partita anche da tesserati) e una sportiva, affidata all’inquirente federale Ferrari-Ciboldi, che portò Inter e Genoa a processo: l’ordinamento sportivo s’inventò per l’ occasione l’ assoluzione per insufficienza di prove( non contemplato fino a dallorada i regolamenti) e non mandò in Bi due club. L’Italia era appena diventata campione del mondo in Spagna, il Palazzo non poteva permettersi un nuovo scandalo- scommesse. Al di là dell’ insabbiamento, pratica a bi- tuale nel mondo del calcio, la cosa che a quel tempo mi colpì (ero un cronista di 28 anni) fu l’alzata di scudi del mondo del giornalismo nei confronti miei e di Pea. Fummo fatti oggetto di una violentissima campagna denigratoria durata cento giorni, l’ex presidente dell’Ussi (Unione Stampa Sportiva) Enrico Crespi ci attaccò sistematicamente su La Notte, Gianni Brera su Repubblica scrisse che eravamo due terroni che odiavano Milano, e quindi l’Inter, perché ci costringeva a lavorare (per la cronaca, Pea è nato a Mestre e io a Piacenza), l’inquirente federale ci informò che la prima firma sportiva del Giorno, il nostro stesso giornale, era andato all’Inter per rendersi disponibile a far rientrare il caso: fu testimone oculare della profferta, era in sede per interrogare Fraizzoli, Beltrami e Mazzola.
Era esploso uno scandalo ma la pietra dello scandalo eravamo diventati noi, due cronisti che non erano rimasti con le mani in mano dopo aver visto i giocatori dell’Inter, in campo, fare il vuoto attorno a Bagni che aveva segnato il gol del 3-2 che faceva saltare accordi e scommesse (non lo abbracciò nessuno e negli spogliatoi sotto la doccia scoppiò una mega rissa) e dopo aver sentito il direttore sportivo del Genoa, Vitali, dire a fine partita: “I giocatori dell’Inter sono delle merde: non si fanno queste cose a 5 minuti dalla fine”. Ho scritto un libro su quella partita e sul marcio che nascondeva: in assoluto, la parte peggiore fu quella recitata dai giornalisti.
Non più tardi di qualche giorno fa, venerdì 19, ero a Cremona, in tribunale, per una causa di diffamazione intentatami dall’ex arbitro Dondarini per un pezzo scritto quando lavoravo a Mediaset negli anni di Calciopoli e seguenti. Dondarini mi aveva già querelato (causa archiviata) per un articolo scritto sul mio blog personale, blog che fui costretto a chiudere per la pioggia di querele per diffamazione, tutte orchestrate da un’unica longa manus, che mi perseguitò per anni. Per dirne una: il generale Italo Pappa, capo dell’Ufficio Inchieste della Federcalcio e compare di Moggi, mi chiese 250 mila euro di risarcimento e non fu piacevole andare a dormire, negli anni in cui la causa era in corso, al pensiero che un giudice potesse magari dargli ragione (per fortuna perse la causa e fu condannato a pagare le spese).
SONO STATO querelato per diffamazione anche da Massimo De Santis, Tiziano Pieri, Antonio Conte, Mark Iuliano, Marco Borriello, solo per stare ai nomi più noti; mia moglie e mio figlio hanno vissuto in uno stato di comprensibile e continua preoccupazione, ho speso soldi per gli avvocati che mi hanno difeso nelle cause che non riguardavano né Mediaset né il Fatto Quotidiano, ho chiuso i miei trent’anni a Mediaset messo in un angolo dopo che Andrea Agnelli, un’estate, chiese il mio licenziamento a Claudio Brachino (restai al mio posto, ma venne di colpo chiusa la trasmissione che curavo da 5 anni, La Tribù del Calcio) e vuoi sapere la ciliegina sulla torta? Due giornalisti toscani, tifosi juventini, la primavera scorsa mi hanno denunciato all’Ordine dei Giornalisti (motivo: diffamerei la Juventus) e il Collegio di Disciplina ha discusso il mio caso nella sua ultima riunione.
Dovevo andare con un avvocato, non mi sono presentato. Al momento sono in attesa di sentenza. Sono in pensione da quasi 3 anni, ma mi domando che mestiere abbia mai scelto di fare.