Il Fatto Quotidiano

LE APOCALISSI PERSONALIZ­ZATE DA B. A CALENDA AI LEOPOLDI

- » ANDREA SCANZI

Èormai noto che moriremo tutti. Tale rivelazion­e, invero insita nella natura fallace del genere umano, è divenuta ancor più ineluttabi­le con l’avvento del Salvimaio. Il quale, si sa, ha come unico obiettivo quello di condurci tutti all’Apocalisse. È dunque certo che non solo creperemo, ma lo faremo pure malino, smarriti come un uomo di sinistra alla Leopolda e poveri come un Carrefour vilipeso dai Ferragnez. Giacché ogni cosa è dolore ma il dolore non è mai uguale a se stesso, ci attende non una bensì molteplici Apocalissi.

Apocalisse Moscovici. Questo bell’ometto implume passa il tempo a dar patenti di economia e democrazia. Ne ha ben donde: come ministro delle Finanze ha fatto disastri, portando il deficit della Francia al 3% e conducendo il suo partito all’implosione. Eppure sta sempre lì, non mancando di darci dei “fascisti”, “xenofobi” e adoratori di “piccoli Mussolini”. Sorta di Monti francese che non ce l’ha fatta, attende le elezioni europee di fine maggio come i tacchini attendono negli Stati Uniti il giorno del Ringraziam­ento. Sfortunata­mente per noi, e crediamo pure per lui, Moscovici è molto meno simpatico e assai più molesto dei simpatici gallinacei, benché ne condivida forse l’acume politico.

Apocalisse “Antagonist­a”. Caratteriz­za quegli ambienti della sinistra che si auto-professa “vera”. Ne riconosci gli adepti perché tengono In t er n az i on a le sotto il braccio, come una baguette proletaria, non mancando di incolpare di ogni cosa il barbaro Salvini e il mona Di Maio. Poiché entità superiori, gli “Alternativ­i” di economia si occupano poco: è un argomento troppo prosaico. Sanno però con esattezza che questa Manovra ci condurrà all’abisso della morale. E di ciò sono intimament­e felici, perché in punto di morte non mancherann­o di ricordarci che loro ce lo avevano detto.

Apocalisse Monti-Fornero. Duo diversamen­te comico che ristagna in tivù e ha la ricetta infallibil­e su come uscire da una crisi che ha fattivamen­te contribuit­o ad acuire. Più o meno come avere il figlio malato di tonsillite e scegliere Erode come pediatra.

Apocalisse Renzi. Questa, a ben pensarci, non è una corrente politica ma una recensione inappuntab­ile: “Apocalisse Renzi”. Quindi è inutile aggiungere altro.

Apocalisse Ischia. È quell’apocalisse autoindott­a secondo la quale, in un decreto che dovrebbe parlare dell’emergenza Genova, inserisci un condono tombale a Ischia. E poi, quando ti sgamano, dici che lo hai fatto perché ce n’erano già tre precedenti e tanto valeva velocizzar­e il tutto per agevolare le ricostruzi­oni delle case terremotat­e a Ischia. Più o meno un anno fa, Di Maio disse che si sarebbe iscritto al Pd qualora avesse fatto un condono a Ischia. Eccoci. Niente paura, però: tenendo conto dei concorrent­i al Congresso, Di Maio potrebbe pure vincere. E vederlo alla guida del Pd, picchiando un giorno Orfini e quell’altro Faraone, sarebbe pure divertente.

Apocalisse Patrimonia­le. La Manovra fallirà e il Salvimaio, come Amato decenni fa, entrerà di notte nei nostri conti correnti. Non solo: Toninelli si intrufoler­à nelle nostre case, intendo proprio fisicament­e, e col consueto entusiasmo lucido ci porterà via ogni bene. Poi, prima di andarsene, ci fisserà – con quel suo sguardo concentrat­issimo – per dirci: “Lo faccio per costruire un ponte dove potrete far giocare i vostri figli in autostrada. Un giorno mi ringrazier­ete”. E se ne andrà in dissolvenz­a, quasi come nel finale di un film muto.

Apocalisse Sallusti. In cerca d’autore come una comparsa sbagliata in una trasposizi­one shakesperi­ana, ha speso gli anni migliori della sua vita a dirci che lo spread era una congiura contro il suo Berlusconi. Ora, invece, ha elevato lo spread a personale monolite e pare solo un Juncker meno rubizzo. Solidariet­à.

Apocalisse Berlusconi. Vedi tu com’è la vita: nasci Caimano e finisci Cottarelli.

Apocalisse Gelmini. Usc ita non senza fatica dal tunnel dei neutrini, vuol reinventar­si economista e statista. Lecito. Solo che, nel frattempo, Forza Italia è morta. E l’effetto è un po’ quello che suscitereb­be vedere Bakajoko che si scalda a bordo campo certo di spostare le sorti del mondo, quando però nel frattempo l’arbitro ha già fischiato la fine della partita. Da tre ore.

Apocalisse Calenda. Particolar­mente a suo agio nel ruolo di apocalitti­co in servizio permanente, è solito prospettar­ci un futuro da figli di una troika minore. Lo fa con quel suo bel mix da Barca meno preparato e Renzi meno antipatico, interpreta­to da un Pozzetto che si esprime chissà perché in romanesco. Daje Cale’. Al tema che più preferisce, “Siete tutti ottusi plebei ma io posso salvarvi”, il nostro eroe ha pure dedicato anche un libro. Che sta vendendo più della Bibbia. Non è una battuta: è la prova che questo Paese è smarrito. Tanto smarrito.

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