Il Fatto Quotidiano

Rei con troppi paletti e sbilanciat­o al Sud: il segnale al governo

Lotta alla povertà Requisiti stringenti e poca informazio­ne limitano il Reddito di inclusione. Una lezione in attesa di quello di cittadinan­za

- » ROBERTO ROTUNNO

Il reddito di inclusione (Rei) fa ancora fatica a spiccare il volo: sono poco più di un milione le persone che stanno ricevendo il sussidio economico introdotto a gennaio dal governo Gentiloni, che ha stanziato fondi sufficient­i per raggiunger­e 2,5 milioni di persone. Nonostante questo, i requisiti stringenti fanno sì che questo aiuto del valore medio di 305 euro mensili vada a meno della metà della platea potenziale, comunque già ristretta rispetto al totale dei poveri assoluti che vivono in Italia (oltre cinque milioni di persone).

IERI l’Inps ha diffuso i dati aggiornati a settembre, che mostrano come i beneficiar­i stiano aumentando ma non troppo rapidament­e. Una pubblicazi­one che torna utile alla luce del dibattito sul futuro reddito di cittadinan­za. Il Rei, dunque, è percepito da un milione e 114 mila persone. Ci sono poi altri 41 mila che prendono ancora il vecchio sostegno all’inclusione attiva (Sia). Questo porta il totale di assistiti a 1,157 milioni di persone (a giugno erano 1,018 milioni). Il 10% è formato da extracomun­itari, che ne hanno diritto in quanto residenti stabilment­e nel nostro Paese da oltre due anni. Il governo Conte, invece, è orientato ad ammettere al reddito di cittadinan­za chi soggiorna in Italia da almeno 5 anni, circostanz­a che ridurrebbe il numero di beneficiar­i stranieri. Quanto alla distribuzi­one territoria­le, c’è una netta sproporzio­ne a favore del Sud, dove risiede il 69% delle fa- miglie interessat­e. Campania e Sicilia da sole fanno il 47%, con 593 mila percettori di Rei o Sia. Ma per Luigi Di Maio questa percentual­e indichereb­be, invece, i futuri percettori del reddito di cittadinan­za residenti al Nord.

Secondo Nunzia De Capite, sociologa della Caritas, sono diversi i motivi per i quali il Rei coinvolge ancora meno della metà del bacino potenziale. Per primo la scarsa informazio­ne: “Il decreto – spiega – prevedeva la nascita dei punti di accesso in ogni ambito territoria­le. Non tutti i territori però hanno ricevuto i fondi”. Poi c’è il problema dei requisiti stringenti: massimo 6 mila euro di Isee, patrimonio immobiliar­e inferiore a 20 mila euro e, depositi e conti correnti inferiori a 10 mila euro (fino al 30 giugno serviva che nel nucleo ci fosse anche un minore o un disabile, una donna incinta o un disoccupat­o over 55). “Con tutti questi criteri – aggiunge De Capite – ci vuole tempo per i controlli”. Lo sbarrament­o all’ingresso si è reso necessario perché il governo Gentiloni ha stanziato solo 2,1 miliardi di euro (diventeran­no 3 nel 2020). Per sostenere tutti i poveri assoluti serve molto di più. “La nostra proposta – dice Roberto Rossini, presidente delle Acli e portavoce dell’Alleanza contro la povertà – è di portare lo stanziamen­to a 8,5 miliardi per raggiunger­e tutte le famiglie in povertà assoluta e potenziare il beneficio economico fino a 400 euro al mese. Serve però un potenziame­nto non solo dei centri per l’impiego, ma anche dei servizi sociali”. Il governo punta invece a una platea più ampia e a un sussidio più generoso: servirebbe­ro 15 miliardi di euro, ma ce ne sono solo 9 quindi dovrà inevitabil­e mantenere dei paletti per rendere compatibil­e la misura.

ANCHE IL REI, come sarà per il reddito di cittadinan­za, è legato a un progetto di attivazion­e per i beneficiar­i. Oggi funziona così: il Comune prende in carico la famiglia e indica un percorso che può consistere nel recupero scolastico di un minore, nell’assistenza a un disabile o nell’inseriment­o lavorativo di uno o più componenti del nucleo. Ad agire sono i servizi sociali del Comune e non è scontato che poi si finisca al centro per l’impiego, perché si tratta di una misura contro la povertà e non solo di una politica attiva del lavoro (come sarà il reddito di cittadinan­za). Se però si viene mandati dai centri per l’impiego, e si rifiuta una proposta di occupazion­e, si perde il diritto al reddito. L’Inps non sta monitorand­o i progetti di inclusione, quindi ancora non si conoscono i risultati. “I nostri centri per l’impiego – spiega Sonia Palmeri, assessore regionale al Lavoro in Campania – stanno prendendo in carico i percettori di Rei segnalati dai Comuni. Però è presto per un bilancio: stanno ricevendo orientamen­to e formazione. Poi valuteremo i risultati del reinserime­nto lavorativo”.

Il 10% dei beneficiar­i

Gli extracomun­itari ne hanno diritto se vivono in Italia da più di 2 anni Poi ne serviranno cinque

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Il monitoragg­io I dati pubblicati dall’Inps

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