Scioperi Saranno disagi per i cittadini, ma diritti (sacrosanti) per i lavoratori
Mi chiedo: se questo governo cade, a cosa andremo incontro? Cosa c’è oltre il governo gialloverde? All’inizio credevo che il secondo forno, al di là delle chiacchiere arroganti di Matteo Renzi, fosse possibile perché l’ex premier si è circondato di servi viscidi e fedeli, ma solamente fino a quando avrebbero avuto un tornaconto personale, cosa che gli poteva essere garantita anche da qualcun altro. Ciò non è avvenuto. Nel pezzo di Antonio Padellaro del 20 ottobre scopro del panico che prende alla gola alcuni dirigenti del Partito democratico quando si parla della possibilità di un nuovo governo, magari con loro dentro, e capisco che quel “no” di Matteo Renzi al M5S forse non è stato il colpo gobbo di un tiratore solitario, ma qualcosa di fin troppo condivisibile per una classe dirigente dem che alle elezioni prende i voti promettendo il conflitto d’interessi e poi fa il governo con Berlusconi. Quindi mi trovo di fronte l’unica possibilità: nuove elezioni che, a detta di tutti, regaleranno il Paese alla destra salviniana e berlusconiana senza un contropotere che possa fermarli. Io a questa possibilità non credo. Non sono rappresentato da nessun partito in Parlamento, perciò ogni volta che vado a votare, non potendo votare il mio partito, cerco di scegliere ciò che è meglio per tutti. Ho notato che questo atteggiamento è sempre più diffuso, ci sono milioni di persone che non vogliono sentir parlare ogni giorno di politica, che magari al sondaggista chiudono il telefono in faccia e perciò non vengono considerate nelle rilevazioni; ma che in campagna elettorale stanno attente, s’informano da molte fonti e il giorno delle elezioni scelgono con coscienza esattamente come faccio io. Queste persone, unite a tutti quei milioni di elettori di sinistra che si sono stancati di un Pd e che voterebbero M5S col naso turato piuttosto che regalare il Paese a Salvini, potrebbero essere più del fantomatico 40% delle destre. Io credo di aver superato il limite di ANCORA UN VENERDÌ nero per me, che vivo nel quartiere Africano di Roma, accompagno i figli a scuola in Piazza Bologna, lavoro a Prati. Scioperi come quello di domani (oggi, ndr) finiscono per danneggiare solo noi fruitori rassegnati del trasporto pubblico della Capitale. Mi chiedo: perché ancora un’agitazione di questa portata e perché ancora nel fine settimana? Ieri, come se non bastasse, sono rimasta bloccata per più di un’ora in attesa che il black-out della Metro B venisse riparato. Costa fatica essere una mamma e una lavoratrice romana. CARA GIADA, lo sciopero di oggi è di diverse categorie minori, ma comunque radicate in molti settori nevralgici: Usi, Cub, Sgb e Sial Cobas. E come siamo abituati a verificare, tra coloro che incroceranno le braccia ci saranno i lavoratori delle aziende dei trasporti locali. A Milano si va dalle 8:45 alle 15 e poi dalle 18 fino al termine del servizio. Il trasporto a Roma, invece, sarà garantito e regolare fino alle 8:30 e dalle 17 alle 20. I disagi saranno anche per lo sciopero che inizierà alla mezzanotte del 26 per terminare dopo 24 ore, ma coinvolgerà solo il personale degli aeroporti di Milano, sia Malpensa che Linate, e di Bologna. L’agitazione coinvolgerà anche le sigle sindacali dei settori scuola, università e ricerca: Cub, Sgb, Si Cobas, Usi – Ait, Slai Cobas, Sisa e l’organizzazione sindacale Cub Sur. Nel settore sanitario, invece, lo sciopero è stato indetto da Cub, Sgb, Si Cobas e Usi-Ait. Comespesso capita, molti lavoratori e lavoratrici si troveranno a dover “pagare” il dazio di questa situazione e va ovviamente ricordato che questo disagio fa parte del meccanismo: si sciopera per creare un disservizio in modo da ribadire le proprie ragioni. Ele ragioni sono quelle di sempre: condizioni di lavoro, entità della retribuzione, sopportazione con questo governo, per quanto non mi sia per niente pentito di aver votato i grillini e – visto lo sfascio democratico – lo rifarei, e sono stanco di vivere col Maalox sul comodino. Da questo momento in avanti sono un fan della caduta di questo governo e di un ritorno alle urne. La cancellazione dal Parlamento non può che fare bene al Pd, un governo monocolore è l’unica scelta sensata allo stato delle cose, dove i mercati sono più interessati alla stabilità di un ese- diritti sindacali, in questo caso anche una protesta più generale nei confronti del governo. Ci si chiede se basta la garanzia del diritto di sciopero sancita nella Costituzione per accettare i disagi. A volte si vorrebbe rispondere di no, soprattutto da quando la crisi del sindacato produce una continua parcellizzazione di sigle ognuna legittimata a proclamare lo sciopero. E soprattutto quando lo stesso sciopero sembra più un fatto rituale e autoproclamatorio che uno strumento al servizio di una rivendicazione precisa. Il problema credo si ponga a questo livello. Ma dal punto di vista regolamentare, limitare ulteriormente questo diritto, che è stato già ampiamente ridotto, credo che sarebbe sbagliato. cutivo che del suo colore. Spero di non sbagliarmi, ma di Salvini mi sono davvero stancato, e non perché è fascista, ma perché è solo un chiacchierone, caciarone e inconcludente berlusconiano.
Libertà vuol dire scegliere anche quando e come morire
La Consulta non ha sentenziato nel processo Cappato, invitando il Parlamento a legiferare con provvedimenti appropriati. Si ripropo- ne il tema etico del fine vita e l’autodeterminazione della persona. Essere liberi significa avere il diritto di scegliere pure come morire. Purtroppo, causa una legislazione carente in materia perché condizionata pesantemente da interferenze vaticane, ciò non è possibile. Aleggia un colto integralismo benpensante che con il suo lamento moralista vorrebbe costringere il resto del mondo a subire concetti che non gli appartengono. La Corte d’assise di Milano ha inviato La replica dell’Inps, pubblicata l’11 ottobre, riguardante la “r e t ri b uzione accessoria” riservata ai propri funzionari rivela una profonda stortura concettuale. Nel momento in cui in ambito privato può essere lecito incentivare sotto svariate forme la produttività, mai dovrebbe esserlo in aziende pubbliche che si interfacciano con il cittadino su aspetti sociali. I quali potrebbero subire una discrezionalità decisionale labile e fuorviata, oppure anche solo inconsciamente inquinata, ma sempre grave nei suoi effetti. Il miglior incentivo possibile dovrebbe essere il know-how dirigenziale organizzativo, finalizzato ad ottimizzare lavoro e rendimento delle risorse umane disponibili. Viceversa, vorrebbe dire che tali dirigenti non sono all’altezza di ruolo e stipendio. Per migliorare il servizio, non andrebbe quindi “accessoriata” la busta paga dei dipendenti, ma diminuita quella dei dirigenti. Meglio ancora, andrebbero sostituiti con altri più capaci. Infine, la contraddizione di Inps nel rivendicare con sdegno che “trattasi di incentivo collettivo ad essere più efficienti e scrupolosi” e “che è lesiva l’insinuazione per cui a fronte di questi incentivi si indurrebbe a non rispettare il codice deontologico”. Quando in realtà, a ledere la professionalità e la serietà dei funzionari è esattamente il concetto stesso di vedersi “incentivare” ed esortare ad essere seri e professionali.
Uranio impoverito, terribili conseguenze ovunque
Hanno cercato un nome tranquillizzante per l’uranio, gli hanno aggiunto “impoverito”! Come va nei Paesi dove l’ha portato il vento come Puglia, Grecia e Bulgaria?