Il Fatto Quotidiano

DA QUALE PULPITO VIENE IL “BIPOLARE”

- » MAURIZIO MONTANARI

Forte si è levato da ogni parte il grido di sdegno (fai schifo) a stigmatizz­are l’incommenta­bile uscita di Grillo su autismo e Asperger. Lo sostengo da tempo: l’uso del Manuale diagnostic­o e statistico per colpire l’avversario costituisc­e una degenerazi­one inammissib­ile del dibattito politico. Peccato che i più feroci j’ac c us e p r ov e ng an o oggi dal quartier generale della Leopolda dal quale, solo poco tempo fa, le bordate cliniche partivano come palle incatenate verso gli avversari.

ERANO TEMPI robusti, il declino non era ancora iniziato, da quelle parti passava tanta gente, mica come oggi. Forse a causa delle mazzate elettorali molti renziani oggi soffrono di un amnesia selettiva, immemori del tempo in cui l’innesto del lessico analitico col renzismo forgiò una neolingua che apostrofav­a gli avversari come un corpo unico posseduto da intenti incestuosi. Dapprima fu la volta dei nemici interni, espulsi e tratteggia­ti come mummie intrise di godimento masochista. Fu poi la volta del polo grillino afflitto da una patologia bipolare con un candidato premier che pativa di un bipolarism­o inquietant­e. Il 4 marzo la realtà virtuale della Leopolda venne dissolta dal redde rationem con il quotidiano, quando non torme di nemici malmostosi dediti all’odio, ma la gente comune, riportò il renzismo a contatto con la realtà sbriciolan­done le fondamenta e mostrando tutti i drammatici limiti del suo lessico. Tante e tali erano state le invettive cliniche e non lanciate via Repubblica, che quell’odio alle porte incombente io iniziavo a temerlo davvero. Ho realmente pensato di svegliarmi una mattina e ascoltare via radio i comunicati del comitato di salute pubblica tra un brano di sinfonica e l’altro. Addirittur­a il Paese, a detta di Recalcati, stava per cadere nella mani di “un comico bipolare a sua volta rappresent­ato da un ex-steward del San Paolo di Napoli con evidenti difficoltà di ragionamen­to e lessicali” ( sic). Al di là del fatto che fare lo steward fa parte di quei lavoro umili che un partito di sinistra dovrebbe vedere come valore aggiunto, io non le ricordo le vesti stracciate a difendere le associazio­ni di chi è affetto da disturbi specifici del linguaggio o da bipolarism­o, colpite allora come oggi avviene per quelle che si occupano di autismo. La loro attenzione alle parole di Grillo è dovuta in parte anche alle sconfitte patite, grazie alle quali hanno potuto affinare la loro sensibilit­à ed intuire quanto doloroso sia per chi è affetto da alcune patologie dell’animo e della mente, vedere quelle diagnosi che per molti di essi hanno reso la vita tanto dura da campare, usate come strumento di battaglia. Oggi che la Leopolda è franata, ci si ricorda dei più fragili. Troppo facile. Per scagliare un pamphlet ci vuole coerenza.

DUNQUE, o sei Céline, o è meglio che lasci stare. Prima di lanciare crociate giuste ma tardive contro la malattia usata come argomento politico, è bene che essi prendano atto di quanto il loro linguaggio ne fece uso, e ne traggano insegnamen­to. È bene che acquisisca­no consapevol­ezza di quanto le loro parole, private dell’arsenale clinico, degradino in insulti da osteria. Cialtroni. Senza cervello. Invettive banali, offese a poco prezzo da scapoli contro ammogliati il venerdì sera. Vuoi mettere il nazional popolare “incompeten­ti” con il “ritorno spettrale del berlusconi­smo”? Bene fanno dunque a criticare Grillo, quel linguaggio è sbagliato, fuori luogo. Lo hanno capito a tal punto che da tempo hanno abiurato l’uso della diagnosi. Senza il frasario freudiano gli avversari sono oggi liberati da pruderie adolescenz­iali, dall’odio, affrancati da pulsioni masochiste. Sono solo c ialt roni , ma concedono a tutti la possibilit­à di parlare dalle reti nazionali. Anche allo psicoanali­sta le cui parole vennero da molti utilizzate per stigmatizz­arli.

GRILLO E L’AUTISMO

Se ne sono dimenticat­i, ma un tempo le accuse più feroci venivano dal quartier generale della Leopolda Nel silenzio generale

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