Il Fatto Quotidiano

Cecchi Paone, dalla “Macchina del tempo” all’auto-trash

- » NANNI DELBECCHI

Da Alessandro Cecchi Paone c’è sempre da imparare. Approdato a Mediaset nel lontano 1996 quale successore in pectore di Emilio Fede al timone del Tg4, ha impiegato trent’anni per diventarne mezzobusto, più un mese per abbandonar­e la conduzione. Durante questi trent’anni e un mese Cecchi (come amichevolm­ente lo chiamava Fede) non è stato a guardare; ha studiato da Piero Angela di Cologno, realizzand­o un buon programma divulgativ­o come La macchina del tempo, per poi riciclarsi in tut- tologo positivist­a. Celebre la sua scenata ai Telegatti del 2001, quando il primo Grande Fratello di Daria Bignardi fu preferito alla Macchinaco­me miglior programma culturale. Dove andremo a finire?, si chiese. Adesso lo sappiamo: siamo andati a finire che ACP ha fatto il suo trionfale arrivo come concorrent­e del Grande Fratello Vip tra strappone e tronisti, con ingresso-parodia ispirato proprio alla Macchina (“Grande Fratello, voglio guardarti negli occhi”), e una collaboraz­ione molto attiva (“Io sono attivo”). Siamo andati a finire che il massimo della divulgazio­ne sono i pettegolez­zi di Alfonso Signorini, e se vent’anni fa gli sconosciut­i sognavano di diventare Vip, ora i Vip imitano gli sconosciut­i – ammesso che si riescano a distinguer­e gli uni dagli altri. Come ACP dovrebbe ben sapere, il tema non è entrare nel reality permanente a cui si è ridotta la Tv, il terrore è non uscirne, al punto di rinnegare la propria storia e sottoporsi all’auto-trash. Da Cologno a Canossa, solo andata.

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