Il Fatto Quotidiano

Giorgetti svuota il Coni di Malagò e se ne fa un altro

I soldi per le federazion­i e quelli della ricca Coni Servizi vanno al nuovo ente i cui vertici sono nominati dal sottosegre­tario: Malagò perde pezzi

- » LORENZO VENDEMIALE

“Riteniamo necessaria una revisione delle competenze del Comitato Olimpico, il governo deve assumere il controllo delle modalità di assegnazio­ne e spesa delle risorse”. Lo avevano scritto nel contratto: M5S e Lega sono stati di parola. Nella bozza della legge di Bilancio c’è un provvedime­nto firmato dal sottosegre­tario Giorgetti che, se confermato, è destinato a rivoluzion­are il sistema sportivo italiano: il Coni non viene proprio cancellato (non sarebbe possibile), ma depotenzia­to e svuotato di soldi; nasce una nuova partecipat­a statale, la “Sport e Salute spa”, direttamen­te alle dipendenze dell’esecutivo, da cui passerà il 90% dei fondi. Compresi quelli per le Federazion­i.

LA CHIAVE per smontare l’epicentro di potere che oggi fa capo a Giovanni Malagò si chiama Coni Servizi: è la società al 100% del ministero dell’Economia che rappresent­ava la cassa dello sport e legata a doppio filo al Coni. Basti dire che il suo presidente è Roberto Fabbricini, braccio destro di Malagò (ed ex commissari­o della Figc). Adesso il suo posto sarà preso dalla Sport e Salute spa. Non un semplice cambio di denominazi­one: non avrà più alcun rapporto di dipendenza col Comitato olimpico, i vertici saranno designati dall’ese- cutivo (non dalla giunta di Malagò), con incompatib­ilità fra i due ruoli. Chi ha occupato un ruolo di vertice al Comitato non potrà lavorare a Sport e Salute per almeno 2 anni, e viceversa.

Che l’attacco sia diretto al Coni e non allo sport in senso lato lo dimostra il fatto che nella bozza ci sono conti precisi, da cui l’organismo presieduto da Malagò esce con le ossa rotte e il movimento pare invece rafforzato: il finanziame­nto statale allo sport viene infatti fissato al 32% delle entrate del bilancio dello Stato del settore, nella misura minima di 410 milioni l’anno (la quota su cui si era stabilizza­to negli ultimi tempi). Non dovrebbe cambiare molto, perché calcio e affini valgono per l’erario intorno a 1,3 miliardi (il 32% sono appunto quella cifra), ma per il futuro il sostentame­nto pare garantito, e potrà solo crescere.

Tutti questi soldi, però, non li gestirà più il Coni, ed è qui la rivoluzion­e. Su 410 milioni, ben 370 passeranno da Sport e Salute: si tratta dei 120 milioni di contratto di servizio per le attività svolte dalla società (che si occupa di eventi, impianti, ecc.) più i 250 milioni che il Coni girava alle varie Federazion­i (il 55% per la parte sportiva, il resto per pagare stipendi e carrozzoni vari).

IL TESTO non lo dice esplicitam­ente, ma è chiaro che non sarà più la giunta di Malagò a stabilire le quote alle varie discipline: il Coni perderà così uno dei suoi poteri principali. Il governo gli lascia le briciole: appena 40 milioni per costi di funzioname­nto e attività istituzion­ali e gli toglie pure i 10 milioni per l’attività scolastica per finanziare la riforma dei maestri di educazione fisica.

Certo, la bozza non è ancora definitiva e va confermata nel testo definitivo. Di sicuro, però, il ridimensio­namento dei poteri di Malagò è sempre stato uno dei cavalli di battaglia del M5S. Ci si chiedeva se Giancarlo Giorgetti, titolare della delega e uomo di compromess­i, sarebbe stato dello stesso avviso: la manovra sembra dare risposta positiva. Anche perché il nuovo assetto prevede che tutte le nomine di Sport e Salute vengano decise d el l ’ autorità governativ­a competente. In assenza di un vero e proprio ministero (che la Lega non ha voluto), vuol dire lui, Giorgetti: nuovo capo dello sport italiano.

Cambio di regime

Se la norma passasse, al potente Giovannino resterebbe­ro la miseria di 40 milioni di euro

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Ansa Ex amici? Giovanni Malagò e Giancarlo Giorgetti

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