TUTTI NEI GUAI TRANNE IL BUGIARDO
Chiusa l’inchiesta, accusati di favoreggiamento l’ex ministro e i generali Del Sette e Saltalamacchia. Russo, amico di Tiziano, di millantato credito
I PM: PAPÀ RENZI HA MENTITO, MA VA ARCHIVIATO RICHIESTE DI PROCESSO IN VISTA PER LOTTI, DEL SETTE, SALTALAMACCHIA, VANNONI E RUSSO
La Procura di Roma ha chiuso le indagini sulla vicenda Consip e ha chiesto l’archiviazione, tra gli altri, per Tiziano Renzi, indagato per traffico di influenze. L’avviso che in genere prelude alla richiesta di rinvio a giudizio è invece indirizzato a Carlo Russo, l’amico di Renzi sr. per il quale l’accusa però è derubricata in millantato credito, all’ex ministro legatissimo a Renzi Luca Lotti per favoreggiamento per aver informato i vertici Consip dell’indagine come riferito dall’ad Luigi Marroni, al generale dei carabinieri ed ex comandante della Legione Toscana Emanuele Saltalamacchia e al manager renziano Filippo Vannoni, anch’essi per favo- reggiamento. Per tutti e tre è stata archiviata l’ipotesi di rivelazione di segreto in quanto la qualità di pubblici ufficiali non c’era o non era rilevante per la conoscenza delle notizie rivelate. Tutti e tre rispondono delle soffiate che consentirono ai vertici della centrale pubblica degli acquisti, nel dicembre 2016, di ripulire gli uffici romani dalle microspie collocate dai carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) che indagavano su delega del pm di Napoli Henry John Woodcock. Della stessa soffiata risponde, per favoreggiamento e rivelazione di segreto, l’allora comandante generale dei carabinieri, generale Tullio Del Sette, che ne avrebbe parlato con l’ex presi- dente di Consip, Luigi Ferrara. Quest’ultimo era stato indagato per false informazioni ai pm ma i pm ora chiedono l’archiviazione. E chiedono l’archiviazione anche per il traffico di influenze illecite ipotizzato a carico di Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano che concorreva al mega appalto Fm4 da Consip da 2,7 miliardi di euro per la gestione degli edifici pubblici in tutta Italia, e il suo collaboratore Italo Bocchino, ex parlamentare di An.
Rischia invece il processo per falso e per rivelazione di segreto il maggiore dei carabinieri Giampaolo Scafarto, all’epoca in forza al Noe che lavorava con la Procura di Napoli: avrebbe manipolato il contenuto di un’informativa ai danni di Tiziano Renzi e rivelato notizie riservate al vicedirettore del Fatto, Marco Lillo.
Traffico d’influenze
I pm chiedono l’archiviazione per il padre dell’ex premier, Romeo e Bocchino